Intervista – Gloria Turrini & Mecco Guidi

Gloria Turrini e Mecco Guidi, due nomi che fanno parte della scena musicale nazionale oramai da tempo, e che negli anni hanno collaborato con numerosi nomi di punta del panorama internazionale. Se doveste indicarci l’esperienza più emozionante che avete vissuto, quale scegliereste?

Glo: Sicuramente i concerti negli Stati Uniti, in particolare a Clarksdale, Mississippi e a New Orleans. Li è dove sono le radici di tutta la musica che ascoltiamo tutt’oggi. In particolare cantare per Cassandra Wilson a Jackson è stato davvero unico. Lei è una vera perla rara.

Mec: Sinceramente non saprei, dal 1994 ad oggi sono veramente tante!

L’esperienza che avete alle spalle in qualche modo vi da la possibilità di tracciare un percorso preciso tra passato e presente, con uno sguardo al futuro. Che direzione ha preso, secondo voi, la musica negli ultimi anni e dov’è diretto, oggi, il jazz? Cos’è cambiato e cosa secondo voi è rimasto (nel bene e nel male) uguale a quando avete comunicato?

Glo: Io mi sono affacciata al jazz molto tardi, ho sempre ascoltato di più il blues di Bessie Smith è quello più “moderno” di Etta James. Per quanto riguarda la “direzione futura del jazz” posso dirti quale mi piacerebbe che si “ritrovasse”, cioè l’entertainment, il gioco, il divertimento, la voglia di star bene, di intrattenere, che sono poi le ragioni che hanno dato vita al jazz a inizio ‘900.

Mec: Bella e difficile domanda! Molti musicisti professionisti se lo stanno chiedendo, me compreso. La musica negli ultimi anni é percepita ed utilizzata in modo completamente diverso. Anche il jazz da quando é insegnato al conservatorio ha modificato la sua vera essenza. Un rapporto autentico e appagante nella musica é per me il LIVE! Non ci sono finzioni!

“G and The Doctor” è la vostra nuova fatica, dopo “Damn blues” nel 2017. Se si volesse, anche qui, tracciare un confronto fra le parti, quali sono le linee di continuità fra le due esperienze discografiche? Di certo, avete mantenuto un’attenzione particolare alle collaborazioni con altri musicisti…

Glo: Negli ultimi due dischi (cinque, in totale ndr) sicuramente ci siamo avvicinati sempre più al mondo che, ad oggi, sento più mio. Sento di essere maturata molto nel corso degli anni, sia vocalmente che nella scrittura, cosa che Mecco mi ha sempre spronato a fare. In “Damn blues” del 2017 abbiamo collaborato con sacco di amici musicisti, tutte persone che in qualche modo, hanno segnato inostri percorsi musicali. Mentre, per “G and The Doctor” siamo stati il più fedeli possibile a quello che siamo dal vivo. Infatti Ci sono alcuni brani in duo e alcuni in trio con l’aggiunta di Andrea Guerrini alla tromba. L’unica collaborazione esterna, se così si può dire, è quella con i Lovesick Duo con i quali, negli ultimi anni, si è creato un bel rapporto di amicizia stima. Poi con loro due diventiamo una band completa!

Mec: Questo disco é il frutto di un percorso che finalmente porta Gloria alla sua vera natura!E la verità paga sempre.É lei che ha il peso superiore nella scrittura dei brani per via delle melodie, testi e in alcuni casi dell’armonia. Il mio compito in questo caso é stato quello di capire e “vestire” il tutto con un pianoforte e finalizzare l’audio. L’ingresso di Andrea Guerrini alla tromba ha aggiunto tantissimo ai brani! 

Undici tracce capaci di collegare presente e passato; esiste qualche contatto, secondo voi, tra i ruggenti anno Venti e i nostri Venti del III millennio?

Glo: Più che ai “roaring 20’s“, famosi per l’espansione economica e la nascita del jazz, credo esista un collegamento con la grande depressione del ‘29. Dopo questa pandemia che ci ha in qualche modo fatto toccare il fondo ora c’è bisogno di rinascere e, se necessario, far ripartire il contrabbando, magari buona musica è di voglia di star bene.

Mec: Non saprei, noto però con piacere che ci sono anche giovani appassionati del genere.S pesso accompagniamo serate organizzate da vari gruppi di ballerini swing. Fortunatamente oltre alla musica imposta dal sistema e dai network c’è sempre più spazio per le nicchie di appassionati di musica “più colta”.

Tra l’altro, in “G and the Doctor” sembra volersi rivolgere ad un recupero di sonorità se vogliamo ancora più originarie: pochi fronzoli per raccontare, nei nove brani inediti del disco, un presente “blues” che sappia gaurdare indietro con consapevolezza, recuperando i tratti più “roots” del genere. Possiamo dire che il vostro nuovo lavoro, a suo modo, abbia segnato un “ritorno alle radici”? E se sì, perché?

Glo: Certo, possiamo dirlo! E, per quanto mi riguarda, il perché è semplice: non si può guardare al futuro se non si conoscono le radici.

Mec: Certo, il disco é molto minimale sia nella tecnica di ripresa che nella formazione. Lo difinirei molto autentico, il computer é utilizzato solo come registratore!

Tra i brani, compare anche un omaggio a Dinah Washington; perché proprio questo brano, e come è andata la collaborazione con i Lovesick Duo?

Mec: Con i Lovesick c’è un rapporto di stima e affetto da diversi anni. La prima session insieme é avvenuta in un loro programma online che facevano a Bologna. Da quel momento sono capitate varie occasioni per suonare insieme nello stesso palco fino ad approdare a questa cover contenuta nel disco.

Glo: Volevo aver la possibilità di duettare con Paolo e così sono andata a cercare qualche duetto uomo/donna. Quando mi è capitato tra le mani questo brano sapevo di aver trovato la cover giusta! 

Speriamo a questo punto di poterci godere presto un vostro concerto live. Ci sono date in vista, per questa strana estate pandemica?

Glo: L’estate di sta riempiendo anche se lentamente. Comunque ecco qualche appuntamento: 30/6 Vivifortezza (Siena), 1/7 San Marino Cafe (Casalborsetti, Ra), 17/7 Padova, 22/7 Bravo Caffe (Bologna), 29/7 Torino, 30/7 Brescia, 31/7 Como. Per essere aggiornati vi consiglio di seguirci sui social!

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