Intervista – Chiara Effe

“Via Giardini” è il nuovo disco di Chiara Effe, che abbiamo avuto modo di raccontarvi anche sulle nostre colonne: ecco perché non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione di fare qualche domanda direttamente all’artista. Per prima cosa, “Via Giardini” segue “Via Aquilone”, il tuo primo disco nel 2014: da dove deriva tale assonanza nei titoli? C’è un disegno preciso, dietro la scelta dei nomi che hai dato ai tuoi due album?

Assolutamente si. In via Aquilone ho vissuto mentre scrivevo il disco precedente, mentre Via Giardini è la via in cui sono cresciuta, quella in cui vive la mia famiglia, in cui torno alla fine di tutte le mie migrazioni.

Raccontaci un po’ il tuo percorso: nonostante tu abbia pubblicato “soltanto” due dischi, il tuo è un progetto che è attivo già da diverso tempo e che non smette di dare segno di maturità. Da dove parte, la storia di Chiara Effe?

Comincia dal mio innamoramento per il mondo delle parole. Nella musica ci sono nata e cresciuta grazie ai miei genitori, ma la rivoluzione è stata capire quanto mi facessero impazzire le parole, la loro sistemazione, il loro suono, la loro scansione ritmica a volte difficilissima in italiano.

Hai vinto diversi premi di musica d’autore in questi anni: quanto credi siano utili queste vetrine, e in che modo hanno contribuito alla crescita del tuo progetto?

I premi mi hanno permesso di fare tantissimi concerti, perché quando le persone a cui chiedi di suonare leggono “vincitrice di…”, la porta ti si apre quasi in automatico e non ti chiedono quanta gente porti o mandami qualcosa da sentire. E’più semplice fare il cantautore, o almeno così mi è sembrato.

“Via Giardini” incornicia un percorso fatto di ricerca personale che si avverte attraverso le canzoni dell’album: quanto è stato “terapeutico” per te scrivere questi brani? In alcuni di questi, sembri davvero tirar fuori confessioni profonde…

Tutto vero.

Scrivere canzoni per me equivale a“sistemare”, mettere in ordine, dare voce a ciò che resta chiuso o nascosto e fatica a mostrarsi.

La scrittura è ciò attorno a cui ruota la tua vita: come nasce una tua canzone, e quali credi che siano gli elementi fondamentali che spingono l’ispirazione? 

Io scrivo di continuo. Tutti i giorni. In ogni momento che non è mai specifico.

Ritengo che l’ispirazione non sia una luce che scende dal cielo e ti illumina quando vuole lei. Avrò sempre qualcosa da scrivere e una poesia intorno a me da catturare.

Bisogna allenare lo spirito e quindi lo sguardo a vederci bene, perché la bellezza, anche nei momenti peggiori, è li.

Il rapporto con le tue città si sente molto distintamente per tutto il disco: cosa rappresentano per te Cagliari e Torino? C’è un rapporto di sabauda continuità o piuttosto sono le differenze ad emergere?

Diciamo che Cagliari è mia madre e Torino il mio amore, quello con cui sposarsi e fare figli. Sicuramente esiste un legame tra le due città che si sono influenzate vicendevolmente, e lo scopro mano a mano che passa il tempo.

Oggi la canzone d’autore vive un momento di empasse che dischi come il tuo aiutano ad interrompere: credi che esista ancora spazio per una canzone che richiede tempi d’ascolto e di comprensione più lunghi, meno digeriti, nell’era della liquidità istituzionalizzata?

Non sono negativa, cedo che esista un posto per tutto e tutti. Bisogna essere pazienti e capire che la canzone d’autore non va di moda e piace a piccole dosi perché spesso non troppo leggera come lo è invece il pop, o a volte neppure troppo orecchiabile come lo è l’indie.

Insomma, non gioca in attacco e sarà sempre meno famosa e visibile di chi sta in punta.

Salutiamoci con un consiglio musicale: tre artisti cantautori emergenti che dobbiamo scoprire a tutti i costi!

Ne ho soltanto uno e non credo neppure sia emergente nonostante la giovanissima età. E’ Thasup, mi ha letteralmente sbalordito la sua ricerca di suono sia nelle basi che nei testi e nella loro pronuncia. Non lasciatevi ingannare dal primo ascolto. Mettetevi i testi davanti agli occhi e state a sentire la maniera di esprimersi che vuole. E’ un musicista eccezionale.

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