Interview: We Are Waves
Cave è il quarto disco dei We Are Waves, uscito lo scorso novembre 2022. L’album è nato durante la pandemia, ed è figlio di quel periodo. Lo si percepisce nel suo mood esasperato, nelle sonorità così scure e profonde. Cave rappresenta una naturale evoluzione del sound della band, arricchito ma non snaturato nella sua continua ricerca di equilibrio tra l’intensità della musica e la fragilità dei testi. Abbiamo contattato la band per saperne di più. Buona lettura!
Ciao ragazzi! Bentornarti! Allora, Cave esce dopo quattro anni di distanza da Hold. Nel mentre, c’è stata un’emergenza sanitaria, il lockdown, l’isolamento doverso, forzato. Eventi imprevisti ed imprevedibili. Raccontateci la genesi e l’evoluzione di questo disco, come e in che modo è figlio di quel periodo.
Ciao, grazie! Sono cambiate molte cose dai tempi di Hold, sia nel mondo che nelle nostre vite. Cave è il sequel di una sorta di “disco fantasma” che avevamo in programma per il 2019 ma che poi, per vari motivi, abbiamo abbandonato. Solo durante la pausa forzata del lockdown abbiamo ripreso a lavorare a quelle demo, scremandole e creandone di nuove. La line-up nel frattempo era cambiata, era entrato Marco (Di Brino, bassista) e si è portato dietro tutto il suo mondo Sonic Youth, virando un po’ la scrittura. I primi pezzi li abbiamo scritti solo io e lui con una drum machine. Mi ricordo che in uno dei pochissimi live del 2020 non avevamo abbastanza pezzi preparati e li abbiamo portati così, super grezzi, io e lui in mezzo al set “normale”. È stato molto strano per noi che iper-curiamo l’aspetto live, ma anche molto bello.
Disillusione ed esasperazione sembrano essere i sentimenti dominanti del disco. Voi stessi avete dichiarato che Cave ” è cavernoso e ruvido come nessun altro disco dei We Are Waves”. La mia sensazione è che si possa parlare di un concept album: tutte le canzoni, pur dotate di una propria anima, se prese singolarmente, sembrano acquisire un significato “più alto” e far parte di un unico disegno, considerate nel loro insieme. Cosa ne pensate?
È così. Non siamo grandi amanti dei concept album dichiarati, ma ogni nostro disco ha un fil rouge molto preciso, che segna l’atmosfera del disco. CAVE è nato dall’esplorazione del concetto di salute mentale e da un percorso di psicoterapia che ho intrapreso durante fine 2019/inizio 2020. I brani possono essere visti come singole “stanze” di questa caverna, che prendono in considerazione un aspetto preciso. Da “EMDR” (una delle tecniche utilizzate per trattare traumi e stress psicologici, che hanno usato su di me) a “Sapiosexual” che affronta il tema del “mentalismo” nel sesso, a “Cave” o “Koriolis” che parlano di gestione della rabbia, a “Soy Boy” e la sua condanna al concetto di mascolinità tossica…e così via. Una sorta di caleidoscopio di tutti gli antri che ho illuminato grazie alla terapia in questi ultimi 3 anni.
Rispetto al vostro disco precedente ho notato più cupezza, nei testi e nei suoni. Cosa vi ha spinti verso questa strada?
La vita. È venuto molto naturale, siamo molto istintivi sull’aspetto musicale. Questo è quello che sentiamo in questo periodo, quello che avevamo bisogno di comunicare.
Il pezzo che rappresenta meglio questo nuovo disco.
Amo pensare a CAVE come un pezzo unico. Forse se dovessi proprio sceglierne uno direi “Sapiosexual”; lì musicalmente c’è proprio tutto, condensato in 3 minuti.
Tre aggettivi per descrivere Cave.
Ruvido, istintivo, catartico.
Ci sono state influenze musicali particolari durante la composizione e realizzazione di questo disco?
Credo che in generale abbiamo un po’ superato la fase delle influenze. Ascoltiamo ovviamente tantissima musica, che ci ispira in continuazione. Ma cerchiamo di esprimere semplicemente noi stessi e il nostro mondo quando registriamo e produciamo i nostri dischi.
Rispetto ai vostri esordi è cambiato qualcosa? Voi siete cambiati? Il vostro pubblico?
È cambiato tutto. Noi, il nostro pubblico, il music business, le mode e le tendenze musicali. I WAW sono oramai un progetto decennale, come tale risentono dei cambi di età e dell’esperienza accumulata da ognuno di noi. Sicuramente quello che ci interessa ora è essere il più possibile autentici e connessi con chi ci segue e si identifica nei nostri brani. Con molta gente sta diventando un rapporto di fratellanza, è qualcosa di prezioso.
Avete fatto tanti concerti, in Italia e all’estero. Ed il tour continua. Come sta andando?
Benissimo. La cosa più incredibile è vedere la partecipazione della gente, e del fatto che nonostante si parli di un progetto “di nicchia” le date siano in media piene di persone, spesso nuove, che sono incuriosite o si sono affezionate alla band negli anni. È forse la cosa più bella, che compensa l’enorme sbattimento di suonare in condizioni spesso ai limiti del precario e in città un po’ lontane dai “grossi giri” musicali, qualsiasi cosa questo voglia dire.
Progetti futuri: singolo, video, concerti, collaborazioni?
Mentre ci facevi questa domanda stavamo lavorando al primo video clip di “Cave”, che nel frattempo è uscito (https://youtu.be/D_w-P595gAY). Poi una serie di concerti estivi e una piccola festa nella nostra Torino, a Spazio 211 il 16 Settembre, per festeggiare la 250esima data della band. Poi vedremo cosa ci verrà in mente.
Grazie ragazzi, in bocca al lupo!
Grazie a voi, a presto!