Interview – The Black Veils
Dealing with demons (Atmosphere Records, 2017) è il secondo disco dei Black Veils. Lo avevamo recensito poco tempo fa, e abbiamo pensato di approfondire meglio questo nuovo lavoro. Li abbiamo contattati per mail: ecco cosa ci dicono Gregor e Mario. Buona lettura!
Dealing with demons esce a due anni di distanza dal vostro debutto con Blossom. Cosa è successo nel mentre? E’ stato un disco “facile” o sofferto?
Mario: Esiste un disco facile? DwD è stato ideato e realizzato a partire dalle nostre più recondite sofferenze, ma, tutto sommato, ne siamo usciti tutti e tre vivi e non vinti.
Gregor: Nella realizzazione di Blossom siamo stati vieppiù impegnati a scoprire cosa fossimo in grado di fare nella composizione, sperimentando le soluzioni al tempo più adatte per cercare un suono che ci rappresentasse al meglio. Per DWD è stato diverso: tutto è scaturito più immediato, spontaneo, diretto, assecondato dai nostri istinti e, sì, se vogliamo metterci un pizzico di pathos in più, anche dal momento non proprio sereno che stavamo vivendo tutti e tre. Credo che questo si percepisca inevitabilmente nell’ascolto: non credo che l’autenticità sia sempre un punto di merito in ambito musicale, anzi, ma in questo caso un elevato grado di emotività ha sicuramente permesso ai brani di scorrere liberi, anche nostro malgrado. È stato bello non averne il completo controllo.
In questo disco i Black Veils sembrano più maturi: le soluzioni ritimiche adottate, il suono della chitarra così mutevole, la voce di Gregor ( Prinsengracht è assurda!) … una scelta consapevole? Avevate le idee chiare su quello che volevate realizzare?
Mario: Le idee erano chiarissime già prima di entrare in studio. Eravamo consci del suono desiderato grazie a una intensa fase di pre-produzione, quindi direi che siamo arrivati a mettere il punto a questo disco con maggiore consapevolezza rispetto al primo.
Gregor: Sì, le idee sono state chiare sin da subito, quando abbiamo cominciato a comporre nuovo materiale. L’esperienza di Blossom e i concerti che abbiamo fatto per promuoverlo hanno rappresentato un’ottima scuola: ci hanno permesso di conoscerci meglio e di lasciarci andare molto di più. Nella realizzazione di DWD siamo rimasti sorpresi nello scoprire che bastavano una manciata di minuti per creare un nuovo brano, anche e soprattutto perché i nostri intenti e il nostro modo di scrivere viaggiavano meravigliosamente all’unisono. Prinsengracht è stata la nostra ultima creatura: appena entrati in studio ci siamo accorti che l’album scorreva in maniera davvero veloce e serrata, così abbiamo provato a buttare giù qualcosa di diverso che fosse coerente con tutto il resto e altrettanto spontaneo. Forse è il brano in cui ci siamo sbottonati di più. Il punto è che la realizzazione dell’intero album è stata fondata sul tacito accordo di ritoccare il meno possibile tutto. La pre-produzione ci ha tenuto parecchio impegnati e ci ha aiutati sicuramente a snellire il lavoro in studio, ma non siamo mai venuti meno a questo principio.
La canzone più rappresentativa del disco, quella che lo riassume interamente.
Mario: La title track è il manifesto del disco, ma il concetto, l’idea, il leitmotiv si dispiega su tutte le tracce.
Gregor: Direi che nel caso di DWD ogni traccia sia legata all’altra, indissolubilmente. Va letto, ascoltato e immaginato esattamente come un concept: traccia dopo traccia forma un vero e proprio percorso. Se dovessi sceglierne il manifesto, però, direi che la title-track ne riassume efficacemente lo spirito.
Tre aggettivi per descrivere Dealing with demons.
Mario: Violento, Romantico, Introspettivo.
Gregor: Passionale, impietoso, severo.
Il disco è uscito all’inizio di quest’anno e nel corso dei mesi sono piovute decine e decine di recensioni, tutte positive. Ve lo aspettavate?
Mario: Più che altro credo che lo sperassimo. DwD è nato come un disco che non sarebbe dovuto piacere per forza, ma avrebbe dovuto in primis esorcizzarci. Probabilmente sono successe entrambe le cose.
Gregor: No, personalmente non me l’aspettavo. DWD è la prova che fa sempre bene tenere le aspettative un po’ basse.
Che mi dite invece dei live? Come è stato il riscontro del pubblico? E chi è il pubblico dei BV?
Mario: Il live è la fase rituale della nostra continua esorcizzazione. Ci mettiamo energia e passione, che paiono arrivare a chi è dall’altra parte del palco. In Italia e in Europa abbiamo avuto degli ottimi riscontri e ne siamo entusiasti.
Gregor: Realizzare un disco, tra il lavoro di pre-produzione e quello in studio, è un processo bellissimo ma anche parecchio alienante: è sul palco che interpretiamo meglio i nostri brani, con tutto il sudore e le lavatrici che ne conseguono. Non saprei definire il pubblico dei BV: penso che la nostra musica possa piacere soprattutto ai bambini, agli anziani, ai bambini anziani, ai gatti e alle cimici da letto.
Quali sono i vostri progetti futuri? State già lavorando ad altro?
Mario: Nell’immediato futuro riprenderemo il nostro tour. Siamo già a lavoro su nuovi brani e a breve ci sarà una notizia che riguarda un upgrade alla nostra line-up. Tenete d’occhio i nostri canali social!
Gregor: Ci stiamo preparando per l’attività dal vivo e stiamo ri-arrangiando il nostro repertorio. Non smettiamo mai di scrivere qualcosa di nuovo.
Come dicevo prima, il suono dei BV sembra più maturo. Pensate di proseguire in questa sperimentazione o credete di aver trovato la vostra formula definitiva?
Mario: Se esistesse una qualsivoglia formula definitiva la nostra fine sarebbe già segnata, pertanto continueremo a sperimentare, a evolverci e ad approdare su nuovi territori sonori.
Gregor: La nostra formula è irrimediabilmente destinata a cambiare, esattamente come cambiamo noi. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando? Quale nuovo pedale comprerà Mario? Non vogliamo davvero saperlo.
Grazie ragazzi! In bocca al lupo!
BV: Grazie a te!