Interview: Telemagenta

Con due soli singoli e una buona capacità di declinare in forma pop argomenti importanti sul modo di essere delle persone e sulle sue conseguenze, i Telemagenta hanno attirato la nostra attenzione e abbiamo voluto rivolgere loro qualche domanda.

A quanto pare siete ai primi passi come band, su Spotify ci sono solo due canzoni, per cui mi sembra giusto chiedervi come siete nati e se qualcuno di voi aveva fatto altre esperienze musicali prima.

Siamo nati un po’ di anni fa, più di quanto ci piaccia ammettere, con lo scopo di provare a fare qualcosa di nuovo per tutti quanti. Alcuni di noi avevano esperienze passate i gruppi, chi più rock, chi più indie-alternative, ma l’idea era mettere in moto un progetto in cui tirare fuori una scrittura migliore e più adatta a un pubblico “pop”.

Scrivere cose semplici è in assoluto la cosa più difficile da fare e non siamo che al primo gradino di una scala lunghissima.

Mi coinvolge molto l’idea che sta alla base della canzone perché anche io da giovane mi sono sentito preso in questo sentire di dover dare il massimo ma allo stesso tempo non riuscire a uscire dalla spirale di noia, quindi vi chiedo quanto di personalmente vissuto c’è in quello che raccontate e se siamo di fronte al classico caso in cui si canta con leggerezza di qualcosa per esorcizzarlo e cercare di ridurne il più possibile gli effetti negativi.

Direi che è assolutamente biografica. Lo scheletro della canzone è nato in una domenica qualunque in cui ci siamo trovati in saletta a parlare ed è venuto fuori questo sentimento comune di “pesantezza” dell’avere sempre qualcosa che si deve fare o che nei sogni vorremmo fare, ma che comporta uno sforzo emotivo che il più delle volte nessuno di noi è in grado di fare. Sicuramente cerchiamo di esorcizzare questo sentimento negativo, che è vero, è presente, ma non siamo ancora finiti in una spirale di autodistruzione totale (per quello aspettiamo la fama), tuttavia non siamo sempre così filosofici, anzi, fortunatamente il 90% delle nostre conversazioni sono puramente goliardiche o scambi di meme. Non avendo ancora scritto canzoni sui meme, continuiamo a usare il nostro vissuto e i nostri pensieri.

Trovo il vostro suono molto adatto alla sopra citata leggerezza presente nello scheletro delle vostre canzoni (melodie, timbro vocale, testi) per cui vi chiedo com’è stato il lavoro coi produttori.

Intanto grazie delle belle parole, poi possiamo con certezza dire che il lavoro con i produttori è stato meraviglioso. Abbiamo avuto la fortuna di legarci a un duo che lavora nel settore da trent’anni e creare con loro un rapporto umano basato soprattutto sull’umiltà e reciprocità di intenti. Mauro Tondini e Enrico La Falce sono due big che normalmente non ci avrebbero filato di striscio, invece siamo stati per loro l’occasione di uscire dalla quotidianità di lavori grossi ma super impostati a livello progettuale per intavolare invece insieme un rapporto amichevole di confronto e sperimentazione che facesse crescere noi e divertire loro.

Mi piace il vostro uso di Facebook, con contenuti che sicuramente si distinguono, si dice tanto che dia poche possibilità per promuoversi bene, però voi quantomeno lo state sfruttando in modo piuttosto creativo.

Ci riteniamo fortunatamente molto creativi, alcuni di noi lavorano anche in questo settore ed è una fortuna perché abbiamo la possibilità di creare più contenuti del normale. Il nostro gruppo “mememagenta” è una miniera d’oro di meme e contenuti da lacrime dalle risate, e alcuni poi vedono la luce sulle nostre pagine social. Poi in realtà noi usiamo più Instagram, che è la piattaforma che usiamo di più anche personalmente, Facebook ne fa da “accessorio” necessario e i contenuti sono comunque più o meno gli stessi.

Sicuramente ai nostri amici facciamo un sacco ridere, il problema sarà più far capire al resto del mondo che non siamo una pagina di meme ma un gruppo musicale!

Quali sono i prossimi passi previsti, sia per quanto riguarda l’uscita di nuove canzoni, che per un’eventuale preparazione di un live quando si potrà tornare a farli?

È un periodo particolare, abbiamo già qualcosa di pronto ma i tempi attuali ci mettono i bastoni tra le ruote.

I live ci mancano, nel senso che non li abbiamo mai fatti, siamo un progetto unicamente virtuale ed è una cosa che ci pesa molto. L’idea a questo punto è arrivare pronti per quando si potranno fare, contando che era il motivo principale per cui ci siamo messi insieme come gruppo, il far ballare la gente. Vorremmo fare dei live spettacolari con la gente in piedi, non seduta.

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