Interview: Serena Altavilla
Cantante attiva ormai da più di quindici anni, Serena Altavilla ha fatto parte di Solki, La Band del Brasiliano, Blue Willa, Baby Blue e Mariposa oltre che collaborare con tantissime realtà tra i quali Calibro 35, Tundra Orbit e Il Complesso di Tadà.
E’ da poco uscito il suo primo lavoro solista, frutto di brani scritti negli anni e ora, grazie alla produzione di Marco Giudici( Anny Other, Halfalib…) e a Patrizio Gioffredi sono riusciti a vedere la luce.
Nella nostra intervista (via zoom visti i tempi) ci ha raccontato la nascita e le scelte che hanno portato alla costruzione dei dieci brani di Morsa e come affrontare i live che verranno (e di St.Vincent, ma poco).
Grazie a Clarissa d’Avena (Red & Blue) per l’opportunità.
IR: I brani che poi sono finiti in Morsa erano stati composti in diversi periodi, una volta che hai deciso di registrarli, ricantarli e riarrangiarli: come li hai ritrovati?
SA: c’erano delle costanti ma diverse cose erano ‘mobili’. Certe decisioni, che poi rimangono su un disco, di fermare la musica che rimane statica è una cosa che mi ha sempre pesato, da sempre, ma è anche il bello, perché una volta fissata diventa una sorta di punto di ripartenza. Tra i pezzi c’erano delle costanti, come fossero delle corde, delle monocorde gigantesche insieme a dei synth che ho cercato di assecondare. Così come certi colori e certe immagini che mi arrivavano e dei cori, cori di sirene, ammalianti e di oblio.
Questi elementi erano quello che avevo nella mia testa.
IR: quindi sei arrivata da Marco Giudici (produttore dell’album ndi) con i demo solo piano e voce e cosa è rimasto di questa impostazione iniziale. Lui e gli altri musicisti li hanno stravolti o sono stati rispettosi?
SA: il percorso è stato interessantissimo. Marco è stato rispettosissimo dell’intenzione originale, ma ci ha messo molto anche del suo lavoro a livello di scrittura. Non ha aggiunto pezzi, bridge o spostato i ritornelli, ha agito solo sui demo, partendo da questi ha ricamato, questa è proprio la magia. Si è proprio appoggiato sopra senza snaturarli. Ma anche rispettando tutte le collaborazioni che ci sono state, pensa che sono intervenuti dieci musicisti diversi più lui, che hanno suonato singolarmente in studio a Milano ma mai insieme. Marco una volta raccolti tutti questi contributi che ha guidato che tirato fuori davanti i miei occhi.
IR: è stata quindi una collaborazione molto stretta
SA: sì proprio fianco a fianco, ho imparato molto, Marco ha un orecchio eccezionale e molte idee: cambiava dei rivolti, li arricchiva, li impoveriva: è stato incredibile.
IR: puoi pensare, tra un po’, di far uscire i provini solo piano e voce
SA: sì mi piacerebbe (ridiamo ndi) oltretutto il pianista è un amico jazzista.
IR: sarebbe un’operazione stile St. Vincent con Masseduction!
SA: veramente!
IR: i musicisti coinvolti nelle registrazioni li conoscevi già tutti?
SA: la maggior parte sì, negli anni come sai ho collaborato con tanti di loro, altri no come Alessandro Cau (baterista) o Adele Altro (Any Other) li ho conosciuti tramite Marco. Ogni brano, anche fantasticando, volevamo avere le persone giuste, ci dicevamo: “qui ci vorrebbe il contrabbasso, chi potremmo chiamare?” o “qui che batterista andrebbe bene?”.
IR: quindi la scelta di musicisti diversi, ma che suonano lo stesso strumento come Alessandro Cau e Fabio Rondanini, in modo molto diverso, è stata fatta così.
SA: sì esatto, a seconda del brano cercavamo chi potesse dare il migliore contributo.
IR: ho visto che dei Calibro 35 manca solo Max Martellotta (ridiamo ndi)
SA: sembra veramente fatto apposta, ma no giuro! Max è un buon amico! È che non ci sono praticamente chitarre! E’ stato casuale lo giuro! (ride ndi)
IR: forse l’unica è di Adele.
SA: sì è proprio l’unica in Rasente e per mettercela abbiamo riflettuto un bel po’, non ce la sentivamo, tipo ‘corde’ ma non di chitarra.
IR: Epidermide è stato il primo singolo ed è stato fatto anche il videoclip, che ruolo hai avuto nel realizzare quest’ultimo?
SA: il regista del video è Patrizio Gioffredi che ha anche composto i testi dell’album, ed essendo già ‘dentro’ il pezzo, ne avevamo parlato molto di come svilupparlo visivamente. Poi lui ha tirato fuori quest’idea e non ho potuto che essere d’accordo.
IR: la scelta del brano come singolo è stata dettata dal fatto che fosse il più rappresentativo del suono e della direzione dell’album? Per presentarsi io avrei scelto Distrarsi, più fruibile e orecchiabile.
SA: sì certo è stata una scelta pensatissima. Epidermide ha un ruolo molto importante nel disco e nella mia vita, mi ha svuotato e mi ha dato molta fiducia. Ogni volta che lo provavo e lo cantavo mi ha sempre trasmesso molto e devo proprio tanto a questa canzone e quindi sì lo confesso: ho provato a sabotarne l’uscita a favore di un’orecchiabilità ma non aveva senso. Distrarsi però sarà il secondo singolo, non è che disdegno l’orecchiabilità e poi è uno dei pochi pezzi usciti dalla chitarra (ridiamo ndi).
IR: ci sono brani che non avete incluso?
SA: dei brani sono arrivati dopo, ma qui non hanno trovato sia spazio sia non aveva senso includerli, appartengono ad altro, questo l’ho capito subito.
IR: Bacio sotto il ginocchio mi ricorda molto Cristina Donà
SA: uh s’ lei l’adoro, è un bellissimo complimento e lo prendo tutto.
IR: per quanto riguarda i progetti in cui sei stata coinvolta, li consideri chiusi e passati o sono porte ancora aperte?
SA: no guarda per me si va avanti nella vita e basta, sono progetti chiusi e belli da guardare, sono stati importanti, ma si va avanti.
IR: anche i Mariposa?
SA: ah no i Mariposa stanno succedendo, poi con loro è un grandissimo folle amore, liberissimo e la sento diversamente anche quando ne parlo lo faccio diversamente dagli altri (ridiamo ndi).
IR: stai pensando a come potranno essere i live estivi? Ci saranno due batteristi, dieci strumentisti? (ridiamo ndi)
SA: il disco è stato fatto in autoproduzione, per fortuna, ma lo dico veramente, ho trovato un’etichetta alla fine, la Black Candy che se l’è accollato e ti assicuro che non è scontato. I live ci saranno, ma vuoi per il periodo legato al COVID che economici non potrà essere portato in giro come è stato suonato e questo mi stuzzica molto. Ricollegandoci a quello che si diceva all’inizio i brani continuano ad evolvere, il disco li rende immobili per un attimo ma poi si trasformano all’esigenza.
Nei live saremo in due, io e un musicista di Livorno, Matteo Lenzi (percussioni, vibrafoni…) che ha suonato nel disco. Stiamo preparando i brani per essere eseguiti da noi soli, poi spero che qualche amico di tanto in tanto ci raggiungerà sul palco.
IR: immagino ci saranno delle basi, campionamenti…
SA: è tutto in costruzione, ieri abbiamo fatto delle prove bellissime e cerchiamo di creare con quello che abbiamo e ti assicuro che è veramente stimolante.
IR: ok grazie e speriamo di vederci dal vivo presto!
SA: grazie a te!