Interview – Sarah Stride

Esce martedì 1 marzo 2022 per Record Y Luna raccolta, il singolo che segna il ritorno di Sarah Stride (che si legge “stride”, come il verbo stridere). Un nuovo nuovo inizio che la cantautrice sembra dedicare a chi ha molte cicatrici e che ancora riesce a trovare la bellezza anche in un momento difficile. Dopo la pubblicazione dell’ultimo album Prima che gli assassini, e ormai a proprio agio tra parole taglienti, atmosfere subacquee e movenze elettroniche, Sarah Stride si riconferma uno dei nomi più interessanti della scena underground. 

Come sempre, abbiamo deciso di farle qualche domanda.

– Quali sono le tue influenze musicali? Qualcosa che davvero non ci aspetteremmo? 

Sono sempre stata molto chiamata dalle ambientazioni scure, new wave, trip hop, alternative rock, un certo synth pop inglese, il post punk… ma ho sempre avuto ascolti molto diversificati, dalla musica mediorientale, alla classica, al grande amore per immensi cantautori italiani come De Andrè, Fossati, che rimangono per me sempre molto attuali. In questo momento, oltre che compositori e pianisti che mi stanno molto entusiasmando come Armand Amar, Tigran Hamasyan, Max Richter, sto ripercorrendo con mio figlio, gli ascolti che reputo fondamentali per il suo imprinting musicale, quindi David Bowie, Maria Callas, Tortoise, David Silvyan, Nic Cave ecc..

L’intera discografia dello zecchino d’oro versioni originali!

– Ti avevamo lasciato nel 2018. Che cos’è successo nel frattempo? 

Sai che mi fa quasi paura rispondere a questa domanda! Questi quattro sono stati talmente densi da sembrare almeno venti… ho attraversato momenti molto difficili legati alla salute dei miei cari (fortunatamente risolti), di quegli schiaffi in faccia che arrivano a bruciapelo, ti stordiscono ma ti ricentrano e riformulano le priorità della tua vita. Pensavo di non volere figli e invece ho un bambino di un anno e mezzo, il che, come puoi immaginare, chiede un riposizionamento e una presenza a sé stessi e agli altri che mi ha completamente travolta. Di conseguenza anche la mia creatività è molto cambiata, ho decisamente meno tempo per cazzeggiare per cui nel momento in cui posso dedicarmi alla scrittura e allo studio sono molto più a fuoco, molto più dritta e le paranoie solite arrivano sempre ma se ne vanno un po’ più in fretta.

Nel 2020 ho pubblicato un album di Remix e ora sto lavorando alla scrittura del mio prossimo album solista ma ho già un album pronto con un’altra formazione, diversi progetti con il teatro e colonne sonore per il cinema e la pubblicità.

– Il periodo del Covid ha influito sulla tua ispirazione? E in che modo?

Devo confessarti che per me il periodo del lockdown è stato un momento molto produttivo. Essendo sempre stata molto poco attratta dalla vita sociale, non ho affatto sentito la chiusura come un confinamento o una gabbia ma come una grande opportunità. Il periodo del Covid, soprattutto nelle sue prime ondate, ha sicuramente influito sulla mia creatività per gli eventi che lo hanno accompagnato, come ti dicevo sopra. Scuramente, il bombardamento mediatico, la necessità di dire per forza qualche cosa su temi di cui non si è a conoscenza ha ribadito ancora una volta la mia necessità di dedicarmi alla cura dell’interiorità (cosa che faccio nel mio modo di scrivere musica e testi) e di rimanere fuori da posizioni semplicistiche o semplicemente di moda.

– Come nasce il tuo rapporto con la neo-nata Record Y?

Frank Martino, fondatore dell’etichetta, è diventato chitarrista del mio progetto con il disco Prima che gli Assassini. Una grande stima reciproca oltre che una comunione di intenti rara ha benedetto questo sodalizio da subito!

– Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e non ti ho fatto? Qualche invece la risposta?

Non mi hai chiesto se ho delle manie. 

Si, ne ho tantissime. 

Per farti un esempio, quando mangio un mandarino devo spruzzarmi la buccia in un occhio per tre volte.

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