Interview – Rosso Marte

Esce domenica 11 settembre 2022 il singolo di debutto dei Rosso Marte, un nuovo progetto che si affaccia sulla scena indipendente in attesa di un disco in uscita ad ottobre. Ecco un brano dal titolo “Godi e persevera”  che si presenza come una canzone di rinascita, un grido di rabbia e sana disperazione, che ha fame e voglia di riscatto. Il brano è scritto in romanesco, una scelta linguistica intesa come sincera espressione della cultura e delle emozioni più profonde della band. Il coro di sottofondo dona al pezzo un’atmosfera western.

E noi li abbiamo intervistati.

1. Quali sono le vostre influenze musicali? C’è qualcosa che, ascoltandovi, davvero non ci aspetteremmo mai?

A parte i capi saldi dal Rock dagli anni cinquanta fino ad oggi, passando per il Blues, il Rock psichedelico, l’Hard Rock anni sessanta/settanta, il Funky, il Punk, il Grunge, il Folk, lo Stoner, il cantautorato italiano e americano, amiamo diversi generi insomma. Passando a quello che forse non vi aspettate ascoltandoci potrebbe essere la musica popolare anti- ca, il Flamenco, la musica Balcanica e quella Africana, fino alla musica classica, da Sho- stakovich a Brahms, condito da una discreta dose di Doom e Trash Metal.

2. Leggiamo che siete nati nel 2019, appena prima della quarantena. Come avete pas- sato lo stop forzato del 2020 e del 2021? Avete già avuto modo di esibirvi dal vivo come Rosso Marte?

Ci siamo conosciuti appunto 4 anni fa e il 2019 è stato l’anno in cui abbiamo cominciato a mettere su i primi brani in sala prove, durante i lockdown abbiamo cominciato a lavorare a distanza, praticamente ci mandavamo i progetti delle canzoni via mail, era un lavoro certosino per cui quando siamo rientrati in sala prove i brani funzionavano alla grande, come se li suonassimo da sempre. Quando abbiamo accumulato un bel repertorio siamo partiti con i concerti. Visto che abbiamo collaudato a lungo questo processo, è diventato un metodo di lavoro che utilizziamo tuttora.

Dal 2021 abbiamo fatto diversi concerti e trovato la nostra dimensione live, costruendo una scaletta che ad oggi consideriamo pronta per il primo tour che ci spetta nel prossimo autunno/inverno.

3. La scena rock italiana, che un tempo fioriva tra Marlene, Verdena e Ministri, ora sembra aver lasciato spazio all’urban. È davvero così? Siete attenti alle nuove uscite musicali?

Il Rock Italiano ha sempre avuto difficoltà ad emergere, ma quello che abbiamo è di otti- ma qualità. Nelle epoche si susseguono sempre vari generi che rappresentano i linguaggi delle generazioni, oggi l’Urban o la trap e l’Indie pochi anni prima, sono espressione di una grande fetta generazionale ma non sono certo gli unici linguaggi sulle scene. Sì, sia- mo attenti alle nuove uscite, la musica è la nostra linfa vitale e naturalmente ne siamo af- famati e ne cerchiamo molta da divorare, tra gli artisti Italiani più giovani apprezziamo “Tutti Fenomeni”, “Lucio Corsi”, “Davide Ambrogio”.

4. Cosa potete anticiparci di “Ciao Freud”, il vostro primo EP?

Sono cinque esortazioni o parabole che dir si voglia, raccontano un viaggio nella psiche, affrontando i propri demoni interiori per accettare se stessi e il mondo che ci circonda, trovandoci la propria dimensione. Se il riferimento alla psicanalisi classica Fruediana, che su alcuni aspetti è anche legata a concetti maschilisti di epoche passate, si tratti di salu- tare per abbandonarla o per accoglierla è un’incognita, l’interpretazione spetta solo all’a- scoltatore. Di sicuro va affrontata e ci sembrava il modo migliore per partire. Sono brani estremamente diretti ma allo stesso tempo onirici e psichedelici.

5. Quale domanda avrei assolutamente dovuto farvi e invece non vi ho fatto? Quale invece la relativa risposta?

Cos’è per voi la musica? La risposta è: non è intrattenimento, è arte che non può essere intesa come qualcosa di superiore o intoccabile ma legata all’etimologia di “Artigianato”, qualcosa fatto da esseri umani per un utilizzo, una cura dell’anima tangibile, un concetto spiegato bene in molti studi. Si sta perdendo il vero senso dell’arte, viviamo un ritorno al- l’arte borghese inutile e sacra dei secoli passati, mentre dopo il covid si evince ancor di più che nei concerti, alle mostre, a teatro la gente ha bisogno di arte vera, popolare, di protesta, per curare la propria anima. È sicuramente con questo spirito che i Rosso Marte si prefiggono di fare musica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *