Interview – Roberto Quassolo
“Acoustic Curtain” è il viaggio sonoro di Roberto Quassolo. Il cantastorie ha deciso di tornare alla base della canzone proponendo dieci brani in chiave acustica. Un rock avvolgente ed emozionante che tocca fin da subito le corde giuste per arrivare al cuore dell’ascoltatore. Nonostante siano tutte in acustico possiamo ritrovare dei brani con ritmi frizzanti ed intriganti come “Liar”, “Empty Mirror” e “Sea Sirens”.
Non mancano certo canzoni più dolci e intime come “Time is A Healer” e “Flying In The Wind”.
E’ uscito da pochissimo Acoustic Curtain, qual è il fil rouge che lega tutti i brani tra loro?
Innanzitutto permettimi di ringraziarti per lo spazio e l’attenzione dedicatomi.
Quando decisi di realizzare un disco completamente acustico riprendendo canzoni scritte anni fa ero consapevole che questa mia scelta avrebbe potuto essere oggetto di critiche. In realtà sono solito fidarmi di ciò che sento, e quello che sentivo era il bisogno di tornare alla natura originaria delle composizioni, qualcosa che suonasse intimo e per certi versi familiare, emozionante. Mi sono così immaginato come ad un falò in compagnia di vecchi amici ed ho cercato di ricreare quel tipo di atmosfera. Chiaramente non è stato facile selezionare i brani da inserire nel disco, ma a prevalere fortunatamente sono sempre le emozioni del momento, il che ha reso tutto più facile ed il filo rosso ha finito con l’intrecciare passato presente e futuro. Ma cos’è quindi il filo rosso? È ciò che amo chiamare passione emotività, vita
Sono tanti i brani interessanti, ma in particolare ha attirato la mia attenzione “Time is a Healer”. Mi racconteresti la storia dietro la sua creazione?
Mi fa piacere che “Time is a Healer” abbia catturato la tua attenzione. In effetti è un brano a cui credo ci si possa affezionare facilmente, soprattutto se, nel corso della vita sei entrato in contatto con la sofferenza derivante da una perdita di una persona cara. Nella fattispecie il brano fu scritto in occasione di un lutto che colpì un amico, la cosa non mi lasciò indifferente e sentì la necessità di portare le emozioni che stavo provando in musica. Pochi mesi fa è mancata mia madre, e ho desiderato fortemente inserire questo brano in Acustic curtain, un omaggio a chi scelse di donarmi la vita.
Qual è il brano che è nato con più difficoltà e quello che è venuto in maniera spontanea?
Il processo creativo è sempre un’incognita. Ogni brano nasce spontaneamente, tuttavia può darsi che nel corso della composizione prenda percorsi diversi da quelli inizialmente previsti, a quel punto non rimane che mettersi al servizio della musica e delle emozioni dhe si generano in quel momento, la cosa renderà gli eventuali sviluppi decisamnete interessanti. La vera difficoltà sta nel lasciarsi di volta in volta sorprendere.
In questi tempi frenetici pubblicare un disco in acustico è andare controcorrente, come mai questa scelta?
Presentare oggi un album acustico può per certi versi sembrare una vera e propria follia lo riconosco, tuttavia ho sempre amato andare controcorrente, a maggior ragione quando la scelta avviene sulla base di una forte componente emotiva che ti spinge a credere che ciò che stai realizzando sia una cosa entusiasmante. Ancora una volta ho ascoltato le mie sensazioni, e mi sono reso conto che nel corso della mia carriera artistica c’erano brani ai cui per vari motivi mi sentivo particolarmente legato, canzoni che mi avevano accompagnato nel corso degli anni e nei confronti delle quali mi sentivo in qualche misura in debito, nonostante sia stato io stesso a dar loro vita.
E così ti accorgi che le emozioni che queste ti muovono conservano la stessa intensità dei giorni passati e si accende il desiderio di riproporle spogliate delle loro vesti abituali, per dar loro ed in parte anche a te stesso un’ulteriore opportunità, ripercorrendo il percorso della creazione delle stesse a ritroso fino a quel momento in cui gli accordi incontrano melodia e parole.
Quali sono le difficoltà maggiori che incontri come musicista emergente?
Il rischio è quello di ripetere quello che la maggior parte degli artisti sostiene da tempo ovvero, non ci sono locali e spazi in cui potersi esibire, condizione il più delle volte irrispettose per chi ha deciso di fare della musica la propria fonte di vita etc…Tuttavia pur condividendo questi temi le maggiori difficoltà per quanto mi riguarda le ho nel concepire il cambiamento che ha interessato il modo di fruire musica da parte degli ascoltatori che inevitabilmente sta influenzando anche le modalità degli artisti di proporla. Sono in pochi quelli che decidono di realizzare un album, e spesso si investe su di un unico singolo senza nemmeno dar seguito ad un vero e proprio progetto, l’importante è essere sul mercato non importa cosa vendi, e credo che ciò finisca con impoverire l’offerta, ma soprattutto la volontà da parte di molti artisiti di raccontarsi e quindi di farsi conoscere in maniera autentica.
Chi ha influenzato la tua musica?
Credo nel corso della mia esistenza di essermi lasciato contaminare da tutto ciò che mi emozionasse. Ricordo i grandi classici del rock e della musica italiana che ascoltavo in macchina con i miei genitori, ed in segutio gruppi e band che entrarono prepotentemente nella mia adolescenza Guns‘n’Roses, Bon Jovi piuttosto che interpreti come Springsteen ed altri. Oggi mi ritovo ad ascoltare interessato i percorsi artisitici del compianto Chris Cornell, Eddie Vedder, Miles Kennedy. Insomma lasciate che la musica venga a me…
Quali sono i prossimi progetti?
Allo stato attuale vorrei godermi questo momento e l’uscita di Acousitc curtain concentrandomi sulla promozione che credo il disco meriti. Comunque ci sono già in cantiere un nuovo progetto in italiano sulla scia del “Il Fabbricabìnuvole” e nuove collaborazione davvero interssanti. Non mancherà l’attività live.
Vi ringrazio a presto!