Interview: Radio Days

Lo aspettavamo con impazienza questo nuovo album dei Radio Days e avevamo ragione. Ancora una volta si dimostrano imbattibili come “dispensatori di rock’n’roll”, quello più vero, sincero, genuino, capace di guardare al passato con rispetto e più di un omaggio, ma senza dimenticarsi che siamo nel 2016. Il power-pop dei Radio Days sa trovare sempre la melodia vincente, il ritornello che ti ritrovi a canticchiare in qualsiasi situazione e sopratutto ti fa innamorare della musica, quella con la M maiuscola: niente trucchi, niente furbate da studio, niente iperproduzioni che cambiano le carte in tavolta, no, qui sono i classici elementi basso, chitarra, batteria e voce a dire ancora la loro, come nella migliore tradizione, e non sbagliano.

Non inventano niente i milanesi, ma è la cura degli ingredienti che fa la differenza, ve lo assicuriamo! Non vedete l’ora di mettere le mani sul nuovo disco? Bravi! Beh, un consiglio ve lo diamo noi. Il 23 aprile fate un giro allo Spazio Ligera, a Milano, per la presentazione di questo Back In The Day dal vivo (aprono la serata gli ottimi The Red Roosters) e quello che ora potete ascoltare sul vostro computer, beh, finalmente sarà disponibile in vinile e in cd. Per farvi venire l’acquolina in bocca abbiamo anche pensato di scambiare due chiacchiere con i ragazzi al completo…

Ciao ragazzi, come state? Da dove mi rispondete?
Ciao! Tutto bene, siamo quasi in partenza per il nuovo tour, quindi siamo tutti abbastanza presi coi preparativi, oltre che col lavoro, ovviamente. Io (Bare) e Paco ti rispondiamo da Voghera, mentre Dario ti risponde da Milano.

Nuovo album ormai in arrivo: vi è suonato un po’ strano registrare il tutto senza Omar?
Per la verità no, dato che il lavoro per arrivare alla registrazione di Back in the Day è cominciato proprio quando Omar e noi ci siamo separati. É un disco totalmente concepito dall’attuale formazione, e l’abbiamo realizzato con l’intento di suonarlo in tre. Omar è stato un membro fondamentale della band e abbiamo vissuto esperienze indimenticabili insieme, sia a livello personale che di gruppo. Come Radio Days però, abbiamo deciso di voltare pagina subito e di accettare la sfida di provare a fare le cose che abbiamo sempre fatto con un chitarrista in meno. Cambiare ha dato una spinta positiva al gruppo e non vediamo l’ora di cominciare a suonare dal vivo con questa formazione.

Classico approccio per voi nell’avvicinarsi ai lavori per il disco o questa volta avete cambiato un po’ la vostra routine?
Assolutamente, con Back in the Day abbiamo provato un sacco di cose nuove! Per la prima volta abbiamo registrato tutto in diretta, facendo in pratica un live in studio, al quale abbiamo aggiunto dopo soltanto le voci e qualche altra sovra incisione. Volevamo che i pezzi mantenessero quell’approccio, magari un po’ più sporco ma sicuramente più vivo, che hanno i pezzi quando li suoniamo tutti insieme. Credo che il suono in generale del disco ne abbia beneficiato. In più ci siamo divertiti a smanettare con effetti e pedalini vari; per la prima volta in un nostro disco c’è il basso distorto ad esempio. Marco Matti – il nostro fonico, coproduttore e proprietario del Casemate Studio dove abbiamo fatto tutto – ci ha dato una grossa mano a sperimentare qualche soluzione nuova: ci siamo fidati di lui al 100% perché conosce la band da anni e siamo assolutamente entusiasti della sua parte di lavoro nella realizzazione di Back in the Day.

Parliamo di questo Back in The Days: non prendermi per pazzo, ma giuro che a volte mi sembra di trovarmi di fronte a dei Kiss che se la spassano con i Teenage Fanclub in cantina a coverizzare i Byrds. Ruvidezza e melodia. Sono questi i due cardini intorno a cui gira il nuovo album mi pare, che ne pensate?
Direi che hai assolutamente ragione, ruvidezza e melodia due concetti fondamentali attorno ai quali abbiamo cercato di far girare le nostre canzoni da sempre. E sicuramente le band che hai citato hanno una grande influenza, sia a livello di suono che di struttura e stile, nel modo di concepire e suonare le nostre canzoni. I Teenage Fanclub in particolare, sono uno di quei 4/5 gruppi che abbiamo preso come punto di riferimento per tutto il periodo di realizzazione di Back in The Day.

Why dont you love me anymore: passano gli anni ma i Beatles restano sempre nel cuore dei Radio Days, sbaglio? Pensa che Smash This Party mi fa invece venire in mente gli Weezer! Com’è nato questo brano?
I Beatles rimarranno sempre sul podio delle migliori band della storia per noi, e cerchiamo di prendere spunto da loro ogni volta che possiamo. Anche i Weezer, dal loro esordio e almeno fino al Green Album, sono stati un gruppo che ci ha segnato enormemente, anche se mi sorprende che tu ne senta l’influenza proprio in quel pezzo, dato che per noi l’ispirazione per Smash This Party era più garage e frat rock! Detto questo però, credo che Back in the Day sia il disco più personale che abbiamo mai realizzato, quello in cui siamo riusciti a esprimere nella maniera migliore tutti i nostri ascolti e il nostro potenziale come musicisti. Credo che sia, nonostante gli evidenti riferimenti stilistici, il disco più Radio Days di tutti quelli che abbiamo mai fatto.

Power pop, almeno nel vostro caso, non vuol dire solo avere chitarre grintose e melodie appiccicose, ma anche attenzione ai particolari, penso a quell’organetto pazzesco in Rock and Roll Night: è in quelle piccole cose li che una partita si vince, no?
Mi riferivo proprio a questo nella risposta precedente! Rimanendo in tre abbiamo dovuto mettere in discussione molte delle prassi che abbiamo acquisito negli anni. Per volontà, ma anche per necessità, abbiamo provato cose nuove praticamente in ogni canzone che compone il disco. Quell’organo in particolare, che è tutto esclusivo merito del grande Gabriele Bernardi de I Rudi, ha davvero rivoltato come un calzino il pezzo, valorizzando enormemente una canzone che francamente all’inizio non ci convinceva moltissimo. Direi che questa capacità di cambiare idea e di mettere in discussione le certezze che avevamo prima di cominciare a lavorare su Back in The Day sia la caratteristica principale del disco e della band in questo momento.

Voi già suonate tantissimo anche all’estero, spesso la Spagna vi chiama e voi rispondete presente. In ambito rock’n’roll sto vedendo anche l’ottimo riscontro internazionale dei Giuda. Che possa arrivare il momento in cui tutti si accorgeranno che “Italian do it better”?
Sarebbe bellissimo poter affermare “Italians do it better” per quanto riguarda il rock and roll, ma mi sembra di poter dire senza timore di spararla troppo grossa che il nostro genere non stia benissimo in Italia. Ci sono un bel po’ di band davvero valide, ma mi sembra – almeno per il momento – che nessuna sia attualmente nelle condizioni di ripetere il successo che stanno avendo i Giuda. L’attenzione per le band italiane all’estero c’è e ci sarà sempre in alcune nicchie di genere (come succede a noi ad esempio), ma la verità è che band rock and roll “di successo” in Italia non se ne vedono all’orizzonte purtroppo. D’altronde, a parte qualche straordinaria eccezione come ad esempio i Red Roosters, sempre meno gruppi giovani decidono di buttarsi sul rock and roll, preferendo generi che hanno un riscontro di pubblico molto maggiore.

Il titolo ha un significato particolare? C’è una punta di nostalgia?
Un po’ di nostalgia è sempre alla base di quello che facciamo, guarda il nostro nome! Detto questo, credo che il significato di Back in The Day sia più che altro da intendere come il ritorno a un metodo di lavoro e di intendere le cose con il quale siamo cresciuti musicalmente e come persone. Back in The Day è pensato per essere ascoltato su vinile per esempio, con i pezzi disposti secondo un ordine stabilito da noi, con un lato A e un lato B. I suoni sono più aggressivi del solito, proprio come era alle origini del gruppo. D’altronde quelli che sono rimasti nei Radio Days sono gli stessi che li hanno formati ormai 13 anni fa. Tutto infatti è nato quando siamo rimasti in tre e ci siamo guardati in faccia per decidere che fare del nostro futuro. Volevamo fare un disco il più figo possibile per poi portarlo in giro e suonare, riportando la musica al centro del discorso e fregandocene un po’ di tutto il resto: siamo stanchi di tutti i poser che si vedono in giro! Back in the Day è quindi più che altro un augurio a riscoprire la vera passione, quella che – nel nostro caso – ci ha spinti a formare un band per suonare ovunque e il più possibile.

La mia non vuole essere una domanda sciocca, anzi. Ma quanto è importante un certo tipo di look per i Radio Days? Mi spiego. Anni fa il cantante dei Gene, gruppo pop inglese anni ’90 molto “smithsiano”, disse che lui non riusciva proprio a immaginarsi su di un palco a cantare i suoi brani in jeans e t-shirt, ma sentiva che doveva essere comunque elegante on stage. Io ammiro Dario, che è vedo sempre impeccabilmente in camicia. Sentite anche voi che, comunque, un certo look è richiesto dai vostri pezzi?
Direi che qualunque scelta, sia quella di suonare coi jeans strappati che quella di mettersi un costoso completo fatto a mano, sia una scelta stilistica che ha per forza di cose qualcosa a che vedere con la musica, il movimento culturale cui si appartiene o il periodo storico in cui si è immersi. Quindi si, un’importanza sicuramente ce l’ha, e nessuno di noi ormai si sentirebbe a suo agio a suonare col chiodo o un cappello da baseball. Tutti noi siamo maniaci di Ramones e Clash per esempio, ma che senso avrebbe per la musica che facciamo un’immagine punk? Troviamo che, anche filologicamente se vuoi, abbia maggior senso prendere ispirazione per la nostra immagine dai gruppi anni 60 e mod, ma tenendo conto che, con buona pace di tutti, siamo nel 2016. D’altronde abbiamo anche deciso di abbandonare quella che per anni è stata la nostra divisa (pantaloni, camicia e cravattino neri). Ormai suoniamo più o meno vestiti come andiamo in giro tutti i giorni: siamo quello che siamo e non abbiamo nulla da dimostrare col nostro aspetto.

C’è un brano o dei suoni in particolare che, risentendo il disco finito, vi hanno decisamente sorpreso per il risultato finale?
Detto che il disco suona proprio come volevamo, ci sono un po’ di chicche che forse non è facilissimo notare e altre cose più macroscopiche ma del tutto nuove per i Radio Days: l’hammond in Rock’n’Roll Night per la marcia in più che ha dato al pezzo, la biscuit box guitar che suona Dario nell’assolo di You Won’t Fool me Twice, l’andamento reggae di Your Words o l’accavallarsi cacofonico di voci sul finale di Betta. Quelle voci in particolare hanno una storia carina: abbiamo chiesto a varie persone che parlano lingue incomprensibili agli occidentali (vietnamita, farsi, bambara, pular, arabo e altre lingue locali africane), di leggere nella loro madrelingua la frase “Betta, are you feeling better?”, che è poi la domanda che viene più volte ripetuta nella canzone. Ne viene fuori una babele di parole incomprensibili che centra in pieno il senso di tutta la canzone, secondo me. Avremmo dovute registrarne anche di più!

Il disco ufficialmente quando uscirà? Avete in previsione qualche stampa particolare? Poi sotto con il tour immagino…
Il disco è già disponibile per il download digitale sul nostro Bandcamp (https://radiodays.bandcamp.com), le copie fisiche invece del vinile e del cd saranno in vendita a partire dal 23 aprile, quando presenteremo ufficialmente il disco con un concerto al Ligera di Milano, insieme ai nostri amici Red Roosters. Mettendosi in contatto con noi sia su Facebook (www.facebook.com/radiodayspowerpop) che su Bandcamp si può acquistare tutto il nostro merch. La maniera più semplice e più consigliata però, è quella di fare un salto a un nostro concerto, bersi una birretta con noi e dare un’occhiata al banchetto. Lì trovate tutto quanto, oltre a noi in carne e ossa. Dopo il release party, come già detto, suoneremo per un paio di settimane in Spagna, dopodiché cominceremo coi concerti in Italia. Seguiteci su Facebook e sarete aggiornatissimi sulle nostre prossime mosse!

Ragazzi, grazie ancora, con che pezzo potremmo chiuedere la nostra chiacchierata?
Out of the Shade, che è il pezzo centrale del disco e quello cui ruota attorno tutto Back in the Day. Buon ascolto e grazie!

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