Interview: Papik
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Nerio Poggi, fondatore o, meglio ancora, coordinatore di Papik un immenso collettivo che il 4 dicembre pubblicato il nuovo album dal titolo Sounds For The Open Roads vol. 2. La formula di pubblicazione è la medesima del lavoro precedente e includeun album doppio con un CD dedicato a sound più Jazz (Jazz Lane) e l’altro al sound che attinge più da lSoul (Soul Lane). L’album è composto da 26 brani dei quali 15 sono cover di altrettanti brani popolarie i restanti sono brani originali composti da Nerio Poggi insieme ai suoi collaboratori.
Ne abbiamo parlato direttamente lui, ed ecco cosa ci ha raccontato.
Un disco di brani che si adattano a un viaggio in vespa, come suggerisce la copertina, in un momento in cui siamo per lo più chiusi in casa. Come mai?
Il viaggio non deve essere per forza inteso come fisico. Anche sul divano si può viaggiare, la mente apre spazi immensi. E poi è una speranza per il futuro
Che cos’è Papik? Si può dire che sia un collettivo?
Assolutamente. E’ un gruppo di musicisti, più tanti altri che ruotano attorno di volta in volta. Io fungo quasi da organizzatore. Non è facile confluire tante energie diverse in un unico progetto
Ci descrivi una giornata-tipo in studio con te?
Non ho giornate tipo, ed è meglio cosi. Si entra senza sapere per forza cosa ne uscirà. Molte volte è proprio l’ imponderabile a dare degli input decisivi per la riuscita dei brani
Come sarà il tuo primo live, non appena si potrà tornare a suonare?
Lo immagino simile a quello fatto dopo il lockdown di primavera. Con molta voglia di farlo ma essendo un po spaesati.
Da dove arriva il nome Papik?
Da un film italiano degli anni 70 che si chiamava “ombre Bianche” con Anthony Queen. Storia di una famiglia di eschimesi con un bambino piccolo di nome Papik. Mi madre vide della somiglianza e cominciò a darmi questo nomignolo. Al momento di scegliere un nome d’arte lo abbiamo trovato perfetto.
Cosa stai ascoltando in questo periodo? Qualcosa che non ci aspetteremmo?
Ascoltato poco in quanto preso a finire l’album, comunque i miei gusti sono sempre gli stessi, sono un vintage. Soul funk jazz italian cantautorale, non certo di recente uscita.
La domanda che non ti ho fatto ma che avrei assolutamente dovuto?
Mah forse “quanto e’ faticoso il lavoro del produttore?” e la risposta sarebbe stata una frase di Gandhi credo. “Fa il lavoro che ti piace e non lavorerai un giorno nella vita.”