Interview: Olympia Mare

Con la quantità in continuo aumento di uscite discografiche e l’estrema facilità di poterle ascoltare tutte, è sempre più difficile che l’appassionato si lasci incantare da un disco e continui a provare il bisogno di ascoltarlo anche dopo diversi passaggi. Ogni tanto, però, ancora succede, e a me sta capitando con il debutto delle Olympia Mare, ovvero il progetto in italiano della Vale e la Valli delle In.Versione Clotinsky. Così, mi è venuto naturale pensare a curiosità e spunti di riflessione da mandare alla Vale, che mi ha prontamente risposto.

Il disco, come dite voi stesse, “nasce dalla volontà di aggrapparsi alla parte più amorevole, colorata e luminosa della vita”. Immagino che anche l’utilizzo della lingua italiana sia da ricondurre a questa volontà. Per quanto riguarda la scrittura delle canzoni, immagino che la Vale si occupi delle melodie e la Valli della parte ritmica. Di solito, inizia sempre una di voi due e l’altra si lascia ispirare, oppure l’ispirazione può venire da una o dall’altra a seconda dei casi, o magari le idee nascono insieme?

Con i dischi Clotinsky il confine tra cosa nasce prima, se ritmo o melodia, non è così definito, la Valli ed io, ci influenziamo a vicenda, continuamente. Per Olympia Mare, invece, io mi sono occupata della melodia e la Valli della parte ritmica. Sono nate prima tutte le parti chitarra e voce, e solo in un secondo momento le sue batterie. Queste sono canzoni scritte in isolamento, nel silenzio della campagna in cui vivo, cercando di lasciarmi trasportare da sensazioni di benessere, pensieri di equilibrio con la natura e di contatto con le persone amate.

Normalmente non faccio questa domanda, ma trovo che la vostra proposta abbia diverse cose che la distinguono da tutto ciò che gira in Italia, o almeno da quello in cui mi imbatto io, quindi mi viene normale chiedervi che musica ascoltate e con quale siete cresciute e magari se vi sembra che qualcosa in particolare vi abbia ispirate per questo disco.

È una osservazione che ci onora tanto… Anything è un omaggio “a modo nostro” a “Anything” di Adrianne Lenker. Nel 2020 il suo disco ci ha accompagnato, ha riempito le nostre giornate silenziose, e ringraziarla è nulla a confronto del benessere che ci ha fatto vivere e ci fa vivere, nonostante tutto. Quello che io posso cogliere attraverso la sua libertà sicuramente ispira la mia mente, al di là della musica. Sono cresciuta negli anni ’90 ascoltando Carmen Consoli, Elisa, Nicolò Fabi, Nirvana. Poi nel tempo Cure, Arcade Fire, Sufjan Stevens, Beirut, Big Thief per citarne alcuni…

Uno degli aspetti che apprezzo di più nel disco è la scelta di quando andare a tutta forza con gli strumenti e quando, invece, abbassare i toni. Sono scelte che vengono naturali quando la canzone è scritta, oppure ci sono stati dei cambiamenti? Magari avete provato a fare “Germogli” a tutta, oppure “Galassie” in veste delicata, o magari invece questo aspetto lo avete inquadrato subito e non ci sono stati ripensamenti.

Grazie anche per questo apprezzamento… è vero, a volte le canzoni si trasformano, si spogliano o si stratificano; in questo disco le abbiamo più o meno da subito vissute per come le senti ora. Che poi in realtà è una caratteristica anche dei dischi Clotinsky… chissà che non salti fuori in futuro una versione “a tutta” di Germogli!!!

Mi piace anche il fatto, o almeno la mia sensazione, che le seconde voci arrivino sempre quando è giusto che arrivino, ad esempio alla fine di “Chessò” quando cantate “e comunque oggi c’è un sole splendido, me l’hai scritto tu”, lì proprio la seconda voce ci voleva e in effetti c’è e, da ascoltatore, è una bella sensazione. Anche qui vi chiedo se c’è stato più uno studio o se anche voi vi siete fatte trascinare dalle sensazioni.

Ci siamo fatte trascinare dalle sensazioni anche per le voci, tutto in maniera piuttosto naturale. Sì, sentivamo che mancava qualcosa in alcune parti cantate, e così in Anything, Galassie, Chessò, abbiamo aggiunto le seconde voci di Adele e della Valli per stratificare, per dare enfasi, o Potresti essere e Vetrine quella di Jacopo.

Si è parlato molto del ruolo di Adele, sia come produttrice, che come musicista che dal punto di vista della connessione umana, e anche il contributo di Juju e di Jacopo è stato messo bene in evidenza. Credo che, invece, i dischi come In.versione Clotinsky siano visti più come fatti solo da voi due, per cui vi chiedo una conferma che effettivamente questo come Olympia Mare sia il vostro lavoro più collaborativo di sempre e, se sì, se questa modalità potrà influenzare anche ciò che farete in futuro.

Sì te lo confermiamo, prima di Adele non avevamo mai collaborato con nessuno. Sicuramente questa esperienza è stata unica rispetto al nostro passato, in futuro chissà, sicuramente aver lavorato con lei ha arricchito il nostro viverci le canzoni.

Adoro i testi di questo disco, e in particolare ho notato due finezze. La prima è in “Ampli” quando si dice “mi vuoi sentir più forte” che ha una doppia valenza per me bellissima, nel senso che può voler dire “vuoi avere la sensazione che io sia più forte” ma anche “vuoi ascoltare la mia musica a un volume più alto”. La seconda è la parola “realità” in “Galassie”, che non sono nemmeno sicuro che sia nel vocabolario della lingua italiana, ma che messa lì in quel modo fa capire al meglio cosa si intende dire. Non so se volete approfondire e se anche voi avete dei passaggi preferiti nei vostri testi.

È così tanto prezioso quello che ci stai scrivendo… grazie davvero di cuore. “Realità” è il titolo di una canzone contenuta in Frisbee (disco In.Cl 2018), è da cercare lì il segreto di questa parola eheh. In ogni disco fatto ci sono rimandi ai dischi precedenti, Vetrine è un po’ la Nice to meet you 2.0. Con queste canzoni ho cercato di aprirmi un po’ di più, elaborare stati d’animo e sentimenti che a volte ho voluto reprimere o seppellire… e come cantiamo nella ghost track andare avanti forte senza vergogna.

Come ultima domanda, vi chiedo cosa dobbiamo aspettarci dai live. Sappiamo che siete in tre, con Erica al basso e synth, ma ditemi di più.

Dopo aver registrato il disco ci siamo chieste per tanto tempo come portarlo in giro, visti molti strumenti presenti nelle tracce. Abbiamo optato per mantenere con noi le linee di basso fatte da Adele che abbiamo amato dal primo istante. Così eccoci qua, in tre, è tutto nuovo per noi, sono vestiti nuovi da indossare e chissà come cambieranno poi, ce li vogliamo godere!

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