Interview – Niagara

A poche ore dall’esibizione dei torinesi Niagara sul palco dell’Indie pride, abbiamo voluto incontrare Davide e Gabriele per una bella ed interessante chiacchierata. Abbiamo discusso del ruolo sociale della musica, della scena indie italiana, fino ad arrivare al nuovo recentissimo disco Hyperocean…

Oggi vi esibirete in occasione dell’Indie pride, un evento particolare. La domanda è scontata e banale: credete che la musica possa avere un ruolo sociale, che possa essere uno strumento di sensibilizzazione delle coscienze?

Davide: Sicuramente per noi la musica ha un grosso valore umano e sociale nel senso la musica aiuta ad essere libero; aiuta a togliere i condizionamenti sociali che viviamo tutti i giorni. In questo senso credo la musica abbia a che fare con lndie pride. A noi interessa la musica perchè ti fa ragionare su certe cose e ti porta ad essere libero. La libertà è importante sotto qualsiasi punto di vista: sessuale, di gusti, di preferenze sessuali. Si tratta di essere quello che sei, di trovare te stesso, libertà vuol dire tante cose.

 

Indie pride ospita artisti indipendenti italiani. Cosa pensate della scena indipendente italiana attuale?

Gabriele: è abbastanza varia in realtà. Ci sono sicuramente tante realtà. Adesso non so neanche più indie cosa significhi perchè c’è tutta una fetta di indie che si sta avvicinando al nazionalpopolare e che quindi mi piace un po’ di meno. Tuttavia, c’è tutta una scena, una piccola parte, come quella presenta stasera, che invece cerca di proporre qualcosa di personale, che magari si affaccia anche di più ad una idea di indie più interazionale e meno legato alle radici culturali del proprio paese.

Davide: quindi “più intie che indie”!

Gabriele: “intie” che senso?

Davide: “intie”: internazionale!

Gabriele: Credo che il nazionalpopolare in Italia sia una dei problemi della scarsa libertà teorica e pratica del nostro paese.

Davide: si parlare di indie è un po’ strano. Non so se esiste, se è esistito veramente, o era un modo per arrivare ad un mainstream. Alla fine noi conosciamo tanti musicisti che fanno “musica che sentono”: quello è essere indipendenti! Quindi esistono, ci sono.

Gabriele: poi è un po’ un controsenso ‘’la scena indipendente’’, l’indipendenza dovrebbe essere un cosa…

 

Dici che è un ossimoro?

 

Gabriele: sì, sì, è un po’ un ossimoro!

 

A proposito del ruolo sociale della musica, Don’t take it personality era un concept sul contrasto sul rapporto tra natura e tecnologia, Hyperocean, vostro ultimo disco, è un concept sull’acqua. Vi chiedo che rapporto avete rispetto alla tematica ambiente? Vi sentite portatori di un messaggio sociale rispetto a questa tematica?

Gabriele: forse non è proprio volontario. Noi ci siamo concentrati sull’elemento e poi quello che è venuto fuori da questo viaggio, che abbiamo fatto in questo pianeta che è completamente ricoperto d’acqua, ci ha fatto pensare a posteriori che avrebbe potuto avere un valore ideologico rispetto alla problematica ambientale, però, in realtà, non lo abbiamo fatto con quell’intento. Sicuramente il pianeta di cui noi parliamo è un pianeta che è stata ricoperto d’acqua completamente dopo un’onda anomala e può far ragionare su quanto sono effimere tutte le sovrastrutture che creiamo, e che da un momento all’altro possiamo non esistere più. Però non ci concentriamo sul discorso ‘’salviamo l’ambiente’’, perchè tanto sappiamo che sarà la natura che si libererà di noi in due secondi quando ci vedrà come una forte minaccia.

Davide: ci interessa più la consapevolezza umana. Hyperocean è un pianeta vergine, ma noi non auguriamo che questo pianete esista, che ci spazzi via, non abbiamo voglia di catastrofe; ma diciamo che l’essere umano non fa del suo meglio per rispettare sè stesso e quello che ha intorno.

 

Nel vostro ultimo disco, Hyperocean, l’acqua è dunque un elemento fondamentale, e forse lo è sempre stato riflettendo sul vostro nome. Addirittura in questo lavoro, l’acqua diventa anche uno strumento musicale, considerato che avete effettuato registrazioni subacquee con idrofoni. Perché questa passione/ossessione per l’acqua?

Gabriele: forse arriva un po’ dal nome stesso. Niagara nasce come un side project e idealmente dopo il primo disco, che non è mai uscito, avevamo in testa di fare questo disco solo utilizzando acqua. In certo senso siamo arrivati adesso a riprendere quella idea, anche se non abbiamo utilizzato solo registrazioni subacquee o solo l’acqua. Anche con i synth abbiamo cercato di ricreare quell’ambiente sonoro.

Davide: siamo un po’ ossessionati effettivamente

Gabriele: Si. Lui fa 5 docce al giorno!

Davide: io vorrei avere una tuta intera d’acqua che mi massaggi tutto il giorno.

Gabriele: peccato che ce l’abbiano tolta oggi! (ride)

Davide: No, oggi non ne abbiamo voglia! (ride)

 

Hyperocean rispetto ai lavori precedenti presenta sonorità più cupe. C’è stata questa evoluzione? Se sì, perché? E’ possibile che stia nascendo un lato oscuro dei Niagara, che porterà ad evoluzioni ancora più scure nei prossimi lavori?

Gabriele: c’è sempre stato, l’abbiamo un attimo lasciato andare, l’abbiamo liberato perché è la nostra tendenza. Forse abbiamo fatto un processo inverso: non abbiamo subito lasciato andare la nostra parte più oscura.

Davide: Abbiamo paura del nostro lato oscuro.

Gabriele: all’inizio abbiamo fatto un po’ un muro cercando di ricercare sonorità più aperte però, in realtà, la cosa bella è che è cupa però al contempo dà molto senso di libertà, quindi, ogni tanto è epica. Credo che questo connubio tra oscuro (quindi viscerale) e apertura sonora ti dia quell’effetto di epicità.

Davide: abbiamo anche una vena leggera, dipende dal periodo. Magari adesso ci stiamo buttando sui visual… Una volta Niagara era un side project; facevamo tante cose sperimentali, quindi, Niagara una vola era il momento in cui fare cose più organizzate. Adesso non abbiamo più quel progetto sperimentale, quindi, è tornato il gioco Niagara che per noi più oscuro.

 

Quindi ci sarà un evoluzione nei prossimi lavori?

Gabriele: sicuramente

Davide: non è detto!

Gabriele: ma sì, tanto quello che diciamo alla fine non si avvera…(ride).

 

Che impressioni avete rispetto a questa serata? Cosa vi aspettate?

Davide: lo spazio è bellissimo ed il fatto di essere in un contesto di arte contemporanea ci piace molto, così come che ci sia il festival, il cinema. Siamo passati ieri sera e ci è piaciuto,

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