Interview – Millepiani

In occasione dell’uscita del suo ultimo disco, abbiamo fatto qualche domanda ad una nostra vecchia conoscenza: Millepiani.

Millepiani, è un piacere ritrovarti con un disco. Da quanto aspettavi questo momento?

Il piacere è mio! Innanzitutto vi ringrazio per l’invito a questa intervista! 

Da quanto aspettavo questo momento? Direi da ere geologiche. Quando giungo al termine della produzione di un disco, e finalmente è pronto per vedere la luce, mi pervade una frenesia da pubblicazione, un’irrefrenabile voglia di vederlo prendere vita e camminare con le proprie gambe. È come mettere un punto e a capo nel proprio cammino: con la pubblicazione di ogni album, si chiude un capitolo e se ne apre uno nuovo, una dimensione inedita da esplorare.

Ogni disco per me è come un viaggio, un’esplorazione dell’anima e dell’universo. Vederlo finalmente completato e pronto per incontrare il mondo è sempre un’emozione, un momento di creazione che porta con sé infinite possibilità. È l’inizio di un nuovo ciclo, un’opportunità per rinascere e scoprire nuovi orizzonti, sia per me come artista, sia per chi ascolterà queste tracce.

Quindi sì, ho aspettato questo momento con un’attesa che sembra dilatarsi all’infinito, come se ogni secondo fosse un’era geologica. Ma ora che il momento è arrivato, sento che un nuovo mondo sta per aprirsi davanti a me, e non vedo l’ora di esplorarlo insieme a voi.

“Un mondo nuovo” è un lavoro denso, che a suo modo racconta con sincerità un percorso personale che può essere anche collettivo. Quanto è stato “terapeutico” per te scrivere le canzoni di questo tuo secondo disco (d’esordio)? E per lenire quali dolori?

Il tema generale del nuovo album è il rapporto tra l’individuo (l’Uomo) e la Natura (il Cosmo). La Natura non è solo la contemplazione intima della bellezza ma anche la sua manifestazione catastrofica e distruttiva. E’ un disco che ci pone di fronte alle forze primordiali del Cosmo, ma anche all’alienazione dell’Uomo contemporaneo, che vive immerso nella sua tecnologia sempre più astratta e dissociante. Sentivo molto forte l’esigenza di esprimere queste tematiche, in questo senso la scrittura è stata molto terapeutica, Anche perché la guarigione è indicata nel disco stesso: la ricerca della via da percorrere per ritrovare se stessi, attraverso la fusione e lo smarrimento, le relazioni con l’altro, attraverso la deriva che ci porta a perderci nel mistero dell’Universo e della Vita, a contemplarlo.

Raccontaci i brani: in ognuno, c’è un po’ di te (e delle tue numerose sfumature musicali) ma ce n’è uno al quale ti senti particolarmente legato?

Quello a cui sono particolarmente legato è il brano d’apertura: “Un bagno di stelle” perché raccoglie, sintetizza e introduce tutto il concept del disco: l’essere umano e il suo rapporto dialettico e ambivalente con la Natura. Il suono che si sente nell’intro del brano è poi ripreso nella traccia noise finale “Gea” dove si svela come un mantra del pianeta e chiude circolarmente tutto il disco. Tra la la prima e l’ultima traccia un viaggio attraverso l’Io e la Natura verso “un mondo nuovo”, una rinascita dell’Io liberato e della sua percezione e fruizione del mondo che appunto viene totalmente rinnovato.

Tra tutti, ci ha colpito la scelta di approcciare ogni brano attraverso una diversa chiave di lettura musicale, che mantiene tuttavia intatta e coerente la firma della tua penna. E’ una nostra impressione o davvero ogni brano è un viaggio a sé?

Sì, in effetti il disco potrebbe benissimo essere visto come una collezione di singoli (a parte Gea, la traccia noise finale). Ogni pezzo vive in modo a sè stante e completo e solo in relazione agli altri dà un senso al concept del disco. Il concept è però unitario nel suo essere un viaggio ciclico e circolare, come molte manifestazioni in Natura, infatti inizia e finisce nello stesso modo, con lo stesso suono misterioso e ancestrale e con il verso “adesso siamo qui, soli e liberi” che sintetizza per me la condizione umana di base: l’hic et nunc, la solitudine dell’Io e il suo libero arbitrio.

Certamente un disco del genere, che fa della sperimentazione musicale una delle sue principali chiavi di lettura, merita due parole spese sui tuoi collaboratori… con chi hai lavorato a “Un mondo nuovo”?

Una squadra collaudata che mi produce fin da mio esordio come solista, quella de La Clinica Dischi. Leonardo Lombardi, il direttore artistico, ha proprio il tipo di approccio che ho sempre cercato in un produttore: propositivo, creativo, moderno, mai banale e la sua più grande qualità come produttore e musicista secondo me è mettere la sua creatività e competenza al servizio del progetto senza mai snaturare l’originalità dell’autore ma anzi, esaltandola. I suoi consigli sono sempre puntuali e efficaci e ormai mi fido di lui  e della sua grande sensibilità. L’altro produttore che ha suonato e prodotto il disco è Marco Barbieri, giovane cantautore spezzino con un gran gusto musicale e dalla chitarra elettrica affilata come una spada. I suoi assolo nel disco hanno contribuito tantissimo al sound di “Un mondo nuovo” e nella ricerca delle sonorità giuste è stato davvero molto raffinato ed elegante. 

Millepiani, grazie per il tuo tempo, e in bocca al lupo! Quando potremo ascoltarti dal vivo?

Grazie mille a voi! Quest’estate porterò in giro le canzoni di “Un mondo nuovo” in diverse situazioni: dai piccoli locali, dove sarò solo con la mia acustica, oppure in duo con l’elettrica di Diego Colletta, a piazze più grandi, dove mi sosterrà la band nella classica formazione batteria-basso-chitarra elettrica-voce.  

Inoltre ho in programma un live davvero speciale in un luogo iconico di Milano che ha molto a che fare con l’arte contemporanea e una famosa scultura di Maurizio Cattelan! E’ una sorpresa, seguite i miei profili social e prossimamente ne saprete di più!

Grazie ancora a te e a tutta la redazione di Indieroccia per questa intervista! E’ stato un piacere, a presto!

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