Interview: Maria Antonietta

Abbiamo parlato con Letizia aka Maria Antonietta in occasione dello showcase di presentazione del nuovo album “Sassi” presso il Gattò di Milano. Ci ha raccontato delle sue nuove case (quella vera e quella discografica), di come sono nate le nuove canzoni e dei Wailers.

Dall’ultima volta che ti ho intervistata sono passati due anni: cosa hai fatto nel frattempo?

A parte aver suonato molto ho cambiato città e sono andata a vivere con il mio fidanzato a Senigallia. E’ un posto molto tranquillo dove ho scritto le canzoni di “Sassi”. Lì le ho anche registrate con l’aiuto di Giovanni (Imparato dei Chewingum ndr) e suo fratello Marco. L’album l’abbiamo partorito in famiglia 🙂 .

Come mai hai scelto il titolo ‘Sassi’?

E’ una citazione dell’ecclesiaste che è un libro dell’antico testamento che cito nel secondo brano del disco “Bracci” dove dico “c’è un tempo per lanciare i sassi e un tempo per raccoglierli” e visto che ho passato tutta la vita a lanciare sassi e ad aggredire gli altri per difendermi, ora credo sia arrivato il momento di raccoglierli e riflettere sulle cose che ho fatto e di costruirne altre. Dovevo cercare di smettere di lanciarli e creare qualcosa di vero, positivo e bello. Alla fine dopo quello che ho passato me lo merito .

Immaginavo ad un significato più ampio: oltre per essere lanciati possono essere un ostacolo o un fastidio.

Certo poi il titolo ognuno può interpretarlo a modo suo ma la ragione è data dalla citazione.

E’ stato semplice registrare l’album?

In realtà lavorando con delle persone che conosci così bene ti puoi permettere di essere esigente. Se si è molto in sintonia si sa benissimo dove si vuole arrivare e non si ha paura degli sforzi da fare per ottenerlo. Il disco lo abbiamo registrato due volte. La prima registrazione non ci aveva soddisfatto, non ci convinceva, mancava qualcosa. A questo punto abbiamo deciso di risuonarlo tutto. E’ stato faticoso ma appagante, poi il mixaggio è stato fatto da un amico, Marco Caldera, come lo siamo di Andrea Vescovi che ha registrato. E’ stato un processo un molto lungo fatto con la consapevolezza che ci servita tempo curare gli arrangiamenti e i suoni.

I brani sono stati tutti composti per ‘Sassi’ o qualcuno l’hai recuperato dal disco precedente?

Come ti dicevo prima li ho composti tutti in questi due anni, sono nuovi nuovi.

Nella scorsa intervista mi avevi detto che il nuovo disco sarebbe stato “tutto amore e gentilezza”, non mi sembra sia così.

E’ vero. In realtà non è un disco molto allegro anche se ci sono alcuni spiragli di luce che parlano del futuro, della felicità e della possibilità della comprensione. Tutte cose che prima non c’erano. Ritengo che nel complesso sia molto meno funebre del precedente.

Anche questa volta i brani sono frutto di esperienze personali?

Sì tutto è molto autobiografico.

C’è qualche brano che ti ha dato più difficoltà di altri?

Sì, uno dei miei preferiti: “Giardino Comunale”. Ci ha fatto penare perché non riuscivamo a calibrare bene l’arrangiamento. I brani nascono chitarra e voce quindi quando devi arrangiarli è come dargli una nuova veste e una nuova condizione e devi stare attento a non snaturarli ed ad arricchirli e non a togliere quello che c’è già. Su quel brano è stato molto complicato trovare la veste adatta: ci abbiamo lavorato per mesi. Paradossalmente poi è uno dei brani che mi soddisfa di più. E’ strambo ma sono felice di quello che alla fine ne è uscito.

Tutti i riferimenti religiosi che usi da dove arrivano?

Mi piace molto la storia della chiesa e delle religioni, quindi leggo, studio e ricerco. Mi posso definire credente, non è una mera fascinazione dell’argomento.

Parlami del passaggio di etichetta (dalla Picicca a La Tempesta).

La Tempesta ha un modo di lavorare diverso dall’etichetta precedente anche se in questo disco sono stata assolutamente autonoma e tutto è stato fatto nella totale fiducia. Fino a disco finito i ‘ragazzi’ non hanno sentito quasi nulla e mi ha stupito molto, mi aspettavo più pressioni da parte loro.

Pensavi fossero almeno curiosi di sentire qualcosa prima della fine delle registrazioni?

Pensavo che visto che dovevano pubblicare il disco mi volessero dare pareri o consigli che sarebbero comunque stati legittimi, invece hanno avuto un approccio di totale fiducia e libertà. Non che dove stessi prima non ci fossero libertà e fiducia, però era diverso. Quando ho deciso di fare questo disco, per quello che avevo in testa, avevo la necessità di avere alle spalle un’etichetta come La Tempesta che in questo momento sento più in sintonia con il mio gusto.

E a parte i tre milioni di dollari che ti avranno dato…

Ehhh magari! (ridiamo ndr) Ti assicuro che sono povera come prima!

Avete usato degli strumenti particolari oltre ai classici Chitarra, Basso e Batteria?

Sì c’è parecchio piano che io non suono, lo fa Marco. Non lo avevo mai inserito nei miei brani ed è uno strumento che mi piace molto. Poi abbiamo usato l’arpa elettronica (!!!) in un paio di brani, ha un
suono molto bello. Avere la possibilità di registrare con delle persone che sanno suonare tutto mi ha dato la possibilità di sperimentare nuove soluzioni.

Visto il successo dell’album precedente ti sei sentita in qualche modo sotto pressione?

Sai, ci pensi, ti chiedi come verrà recepito, ma poi vai per la tua strada anzi poi ho fatto completamente quello che volevo.

Ricordo che per l’album precedente avevi iniziato con il suonare live i brani in modo molto fedele al disco, per poi passare ad un live molto più tirato. Sei riuscita a continuare in studio questa evoluzione?

Questo disco è abbastanza diverso dal precedente e anche live avrà dei momenti ‘tirati’ e grezzi e altri in cui emergeranno altri elementi. Dal vivo avremo l’organo …

e l’arpa elettronica…

(ridiamo ndr) Si sì anche quella. Io spero di essere migliorata a suonare la chitarra, ad usare la voce e sarà molto più vario. La parte chitarra e voce acustica ci dovrà essere per forza essendo io partita da lì. Poi ci sarà la parte più ‘ignorante’, chitarrosa e figurati che faremo anche un brano arrangiato in maniera reggae.

Reggae?

R. Sì è la mia passione attuale, ormai ascolto solo i Wailers, solo quelli!

Verranno in tour gli stessi che hanno registrato l’album?

Ci saranno Giovanni (Imparato ndr) che ha registrato l’album, che suonerà l’organo e farà la doppia chitarra. Ci sarà il batterista dei Ronin(Matteo Sideri ndr) e al basso ci sarà il bassista (Carta ndr) dei Chewingum.

Anche se non ci abiti più: perché Pesaro sforna così tanti ottimi gruppi indie?

R. Penso sia perché c’è molto senso di rivalsa rispetto al resto dell’impero. Perché proprio Pesaro e non altre città … forse può essere che aiuti il fatto che ci siano molte sale prove. Avere la possibilità di provare le proprie cose ti fa crescere. Al di là delle parole se poi non hai lo spazio per mettere in pratica come puoi evolvere? E questa è una cosa molto bella di Pesaro.

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