Interview: Maria Antonietta

Maria Antonietta

Abbiamo sentito Maria Antonietta (aka Letizia Cesarini) in occasione della partenza del tour che la vede presentare il suo primo libro (Sette ragazze imperdonabili) in modo molto originale. Ci ha svelato un po’ di retroscena di questa nuova versione di se stessa.

IR: Ciao Letizia come è stato ritornare su un palco?

MA: Ricominciare è sempre bello poi è un periodo molto positivo, avevo un po’ di preoccupazioni ma è andata bene.

IR: Ora dove ti trovi?

MA: Ora sono a casa per qualche giorno poi ripartiamo con il tour.

IR: Queste serate sono figlie dei reading che avevi fatto nella pausa tra Sassi e Deluderti?

MA: Quei reading sono stati importanti perché da un lato mi hanno fatto prendere coscienza del debito che avevo nei confronti di quelle figure di cui leggevo le poesie. È stato il punto zero che mi ha spinto a scrivere un libro in cui loro fossero le protagoniste e come dico sempre questo libro lo vedo come un libro di devozione. Dall’altro lato quelle serate mi hanno fatto rendere conto quanto mi piacesse quella dimensione della lettura e come cercare di contaminare la poesia con uno spettacolo musicale.

Vedevo che le persone erano molto curiose e recepivano questa cosa anche in modo sorprendente. Non era semplice mantenere l’attenzione a parole, anche non semplici e lineari, ma ci riuscivo. Ora trovandomi queste poesie e questo testi scritti da me, ho pensato che si potesse ripetere l’esperimento.

IR: utilizzando un nuovo mezzo comunicativo rispetto al passato non hai pensato di disorientare il tuo pubblico?

MA: Di solito non mi preoccupo di questo aspetto, cerco di sviluppare la mia ricerca per me stessa, poi se questo incontra il gusto delle persone ne sono ben felice: è questo quello che si dovrebbe fare quando si cerca di fare arte. Sono sempre stata appassionata di poesia e letteratura e per me non era una cosa nuova o estranea, anzi tutto questo è venuto prima della musica: è stata una sorta di ritorno alle origini.

IR: Trovare una casa editrice è stata difficile?

MA: In realtà è stata la casa editrice che mi dato lo slancio per organizzare il materiale e non c’è voluto molto a convincermi (ridiamo ndi) era un sogno nel cassetto passare dall’altra parte della barricata. Quello che mi aveva sempre frenato è che scrivere un libro è un continuo rivedere l’opera e io sono molto severa con me stessa ma alla proposta della Rizzoli mi sono detta che era destino che lo dovessi fare e ho avuto lo slancio per organizzare il materiale che per una parte c’era già.

IR: Pensi che il primo passo prima o poi l’avresti fatto?

MA: Non è che lo escludo ma credo che nella vita c’è già un ordine già prestabilito e un certo numero di snodi che spesso devi solo assecondare come un’onda, sì lo so sono fatalista ma si vede che doveva accadere.

Urbino – Maggio 2019

IR: Come si svolgono le serate?

MA: Questi spettacoli si svolgono con delle letture dal libro per cui abbiamo scritto delle musiche originali pensate proprio per questo e poi dei brani del mio repertorio riarrangiati per far da ponte tra le letture. Alla fine risulta un percorso attraverso temi, narrazioni e immagini del libro ma anche dei miei lavori. Con me sul palco c’è Daniele Rossi che suonava già con me e mi ha aiutato a creare le musiche. È un polistrumentista e suona il violoncello, la chitarra, il banjo e tanto altro per costruire il mondo sonoro intorno alle poesie e alle canzoni.

IR: Hai definito il libro un “libro d’ore laico”

MA: Da appassionata di storia della chiesa medioevale ho capito che il libro che stavo scrivendo poteva avvicinarsi al libro di devozione medioevale per eccellenza che era il libro d’ore un libro di preghiera, in cui la giornata era scandita secondo le ore liturgiche abbinando i vari momenti ad un salmo o ad una preghiera in modo che il fedele potesse portarsi dietro una parola che lo illuminava e lo guidasse. Così nel mio libro ogni “ora” è introdotta da un verso o una citazione delle “ragazze” imperdonabili nella speranza che quelle parole che hanno spesso illuminato la mia di giornata illuminino anche quella del lettore.

IR: I live li cerchi di tenere in ambienti che permettano un maggiore raccoglimento?

MA: Le serate sono state pensate per essere uno spettacolo d’ascolto, certo non meno fisico di un normale live ma necessitano di un contesto che non è certo quello di in club o di un festival. La soglia di attenzione è più alta di un concerto “classico”. La prima data di Urbino è stata fatta in un teatro che trovo sia la dimensione giusta.

IR: Tra le ragazze imperdonabili hai messo Giovanna d’Arco e Silvia Plath per cui, nelle tue prime canzoni in inglese, avevi già scritto dei brani, pensi abbiano ancora tanto da dirti e insegnarti?

MA: In realtà sono le mie maestre e un maestro non si abbandona mai e anzi hanno ancora molto da dirmi. In generale la scelta di queste sette è stata lineare e per me tutte ancora vere e presenti.

IR: La percezione che avevi di loro è cambiata negli anni e ricerchi sempre le stesse sicurezze?

MA: Il senso di diventare grandi è vedere le cose sotto un diverso punto di vista, è come leggere Delitto e Castigo a quattordici anni e poi a trenta: il libro è lo stesso ma ti trasmetterà cose diverse, vuoi per la sensibilità diversa e perché sei cambiato, lo senti diverso, lo stesso per i “maestri”: hai sempre qualcosa di nuovo da imparare. Per me sono questo, non passano mai quello che ti dicono, è sempre vivo. Poi nei maestri non cerco le risposte ma le domande e queste donne se ne sono fatte tante ed è per questo che le ho sempre stimate così tanto.

IR: Tra le sette ci sono un paio di nomi che non avevo mai sentito nominare e informandomi ho trovato che erano delle figure importantissime della poesia italiana del 900, parlo di Antonia Pozzi e Cristina Campo. Tu come ci sei arrivata?

MA: Le ho scoperte seguendo la mia curiosità, leggendo vari scritti di quel periodo mi sono imbattuta in loro e ne sono rimasta affascinata ed inserendole nel libro lo scopo era anche quello di farle conoscere a chi non sapeva chi fossero.

IR: Come me!

MA: (ridiamo ndi) purtroppo sono due figure molto sottovalutate della poesia italiana e non le conoscono in molti.

IR: una figura che mi aspettavo ci fosse era Maria Antonietta.

MA: Le ho dedicato tutta la mia carriera e non aveva senso metterla anche se poteva starci tra le sette per la vita che ha avuto, soprattutto per l’imperdonabilità! Lei riassume il senso a tutto quello che faccio e se vuoi quello che sono. La puoi vedere come nume tutelare dell’operazione.

IR: Ho visto che hai delle date fino settembre, poi tornerai agli show in maniera classica?

MA: Per ora farò queste date poi in autunno inoltrato capirò che cosa fare, se ho brani nuovi validi su cui lavorare oppure fermarmi un attimo, alla fine è un anno e mezzo che tra disco e libro sono in tour e ora non ci voglio pensare! (ridiamo ndi)

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