Interview – La Preghiera di Jonah
In occasione dell’uscita del loro disco d’esordio, abbiamo fatto qualche domanda a La Preghiera di Jonah, progetto cantautorale dallo stampo electro-pop che anche qui su Indieroccia abbiamo già avuto modo di raccontarvi, tempo fa, all’epoca della pubblicazione di uno dei loro primi singoli, “Respiro”, realizzato in collaborazione con Edda.
Oggi, “E così sia” guida le redini di quest’intervista, utile a scendere in profondità nella poetica e nell’approccio esistenziale del gruppo capitanato da Antonio Venditti.
A distanza di due anni dal vostro debutto, pubblicate finalmente un album di cui avremo modo di parlare certamente qui, sulle nostre colonne. Quali sensazioni si celano dietro la composizione di “E così sia”, il vostro album d’esordio.
Paura, rabbia, stress, ansia, divertimento…è un disco che non ha fronzoli, e vuole raccontare solo la verità.
Rispetto alle tempistiche di oggi, in cui tutto va veloce se non di fretta, voi vi siete presi il vostro tempo per partorire un disco che affronta tematiche numerose, sempre con uno sguardo piuttosto caustico e drammatico sul reale. Vi sentite ancora animate dalle medesime convinzioni di allora, oppure sentite essere diversi dai primi passi compiuti insieme?
Sicuramente ci siamo evoluti. Siamo cambiati, anche i mobili lo fanno. Ma non abbiamo perso sicuramente il nostro stile.
Nel corso degli ultimi anni, una manciata di singoli che hanno permesso all’ascoltatore di aprire uno spioncino sul vostro modo di intendere la musica. Quali sono le colonne portanti della vostra poetica, e quale brano racconta in modo più efficace degli altri la vostra idea di “musica”?
Domanda difficile ma bella…colonne portanti della nostra poetica, è cercare di evitare fronzoli, abbellimenti ed essere sinceri.
Tra l’altro, il disco ha avuto una gestazione complessa, passata da più mani… vi va di raccontarci come avete lavorato alla produzione del tutto?
Abbiamo inizialmente fatto un lavoro di prepod/prod con Luigi Salvio (DSSZ Records) per “Come l’ultima volta” e “Respiro”, successivamente abbiamo continuato il lavoro con La Clinica Dischi (Leonardo Lombardi e Marco Barbieri) e siamo molto soddisfatti del lavoro concluso.
Ci colpiscono, poi, le copertine dei singoli e del disco: sembra quasi che voi abbiate voluto mantenere un assetto preciso, un concept capace di collegare fra loro le diverse uscite… quali sono i significati che si celano dietro le scelte fotografiche di copertina? Esiste, insomma, un filo rosso?
Ricordate il primo singolo “Come l’ultima volta”? Nella copertina del singolo si vede una mano che entra in una rosa, poi ci siamo un attimo staccati dalla “fisicità/materia” perché i singoli lo chiedevano, e dopo giri immensi siamo ritornati su quell’assetto. Quindi non potevano non concludere questo percorso in modo diverso, e su “E così sia” ci sono due mani mature, e si possono contare 8 dita, come i pezzi che compongono l’album.
Ma perché, tra i tanti profeti, proprio Jonah?
La figura del profeta Giona, per me è una delle più affascinanti. Ha dovuto combattere con se stesso affrontando un lungo viaggio sia interiore che fisico, e alla fine ha saputo mettere un punto alla situazione, e quindi alla fine di questa lettura io mi sentivo quella preghiera che Giona disperato fa a Dio, e quindi quale nome migliore.