Interview – Kolè

Esce il venerdì 23 aprile 2021 Your Mouth, singolo di debutto di Kolè.  Un esordio che ci trasporta nel mondo onirico dell’atipica cantautrice romana classe 1993, che si lascia influenzare da Radiohead e Portishead, Moltheni e Afterhours, ma anche da Quantic Soul Orchestra e Fela Kuti. Un mix unico che ci porta nel territorio inesplorato all’interno di un esperimento sussurrato ed elegantissimo tra trip hop, funk e nu soul. 

Your Mouth è il primo capitolo di un EP di 5 pezzi di prossima uscita.

Ecco cosa ci ha raccontato.

Chi è Kolé e chi è Claudia Rossi e chi ha la meglio quando litigano?

Come spesso accade nel panorama artistico ho vissuto il paradosso di dover trovare uno pseudonimo, un nome d’arte nel quale riconoscermi pur rimanendo io la stessa persona identificata dal nome depositato all’anagrafe. Di fatto non c’è mai un antagonismo netto fra l’espressione creativa e la sua versione più ordinaria, le due dimensioni interagiscono e si alternano, fisiologicamente.

Kolé è principalmente uno strumento di elaborazione creativa dei propri vissuti, di certi contenuti che se adeguatamente “metabolizzati” possono davvero far evolvere i propri punti di vista. In questo progetto musicale sono riuscita a sublimare molte esperienze, più o meno positive, che ho conosciuto nelle mie vesti ordinarie, come Claudia

Perchè Your mouth è un ottimo biglietto da visita per conoscerti per la prima volta?

Your mouth è un singolo che ho composto un paio di anni fa, nel 2019, in un periodo dove avvertivo una forte esigenza espressiva che volevo concretizzare senza farmi troppe domande sullo schema in cui farla confluire. È un pezzo molto semplice dai toni shoegaze dove emerge una certa purezza nel modo di vivere e sentire le cose, è una specie di poesia d’amore profondamente sentita ma al contempo leggera. Parla di un amore finito, breve ma avvertito in profondità. Penso sia un buon biglietto da visita proprio perché è un pezzo sincero e “poco filtrato”, per certi versi ingenuo, ma diretto.

Come proseguirà il tuo percorso musicale? E cosa c’era prima di Kolé?

Prima di Kolé ho fatto numerose esperienze musicali, a partire dall’adolescenza. Per il momento spero di poter vedere crescere questo progetto, di vederlo evolversi e trasformarsi fondendo le diverse influenze che lo animano, quella del trip hop e del funky (che per il momento emergeranno distinte nell’EP) dando vita ad un’interessante commistione di generi.

Quali sono le tue influenze musicali? Qualcosa che non ci aspetteremmo?

In adolescenza, per l’ascolto massiccio, ho ereditato le influenze di Radiohead, Portishead, ma anche Bjork, Jeff Buckley, Elliott smith e Aphex twin; per il panorama italiano sono stati rilevanti Moltheni, Afterhours, Verdena e Cristina Donà.

Negli anni dell’università la mia attenzione e il mio interesse sono stati assorbiti dallo studio del canto jazz (in particolare Anita O’day, Billie Holiday, Chet Baker, Esperanza Spalding), sino ad approdare al soul e al nu soul (con particolare riferimento a Erykah Badu, Hiatus Kaiyote, D’angelo, Quantic Soul Orchestra).

Di inaspettato c’è sicuramente il gusto per le armonizzazioni vocali che ho appreso dallo studio della musica bizantina antica e del canto gregoriano (le riproduzioni musicali dei componimenti di Ildegarda di Bingen ed altre ad opera di Marcel Pérès sicuramente sono di rilievo in questo senso)

Qual è la domanda che avrei dovuto farti e che non ti ho fatto?

Se c’è davvero il bisogno a parer mio di un progetto simile nel panorama musicale contemporaneo italiano, e in caso quale sarebbe il suo contributo; poi soprattutto a quale pubblico è indirizzato, dato che la lingua è l’inglese e in Italia non si conosce molto.

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