Interview – Kenai

Esce venerdì 30 settembre 2022 per Disordine Dischi e in distribuzione Believe “Calzini Bucati”, il nuovo singolo di Kenai, moniker di Salvatore Sellitti. Si tratta del primo brano scritto a quattro mani dallo stesso Kenai, classe 2003, e il produttore e autore Paci Ciotola: si è creata l’atmosfera ideale per un pezzo indie-pop. Il brano racconta di una storia d’amore dalla quale Kenai è stato travolto e stravolto, soprattutto a seguito della fine della relazione avvenuta d’estate. Il testo racconta per metafore tutte le sensazioni, spesso contrastanti, che si provano dopo una brusca rottura, quali possono essere la rabbia o la gelosia, ma anche nostalgia e rimpianto accompagnate però sempre dall’amore. La canzone tocca anche tematiche delicate come i DCA, raccontando attraverso numerosi richiami testuali, l’attaccamento al cibo del ragazzo, il quale sembra avere tra i suoi pensieri soltanto la “bambola Mariachi” ed il frigo da svuotare.

Questo brano rappresenta per Kenai un punto di arrivo per quanto riguarda le sue consapevolezze ed i DCA, e vuole rappresentare altresì un punto di partenza per coloro che non vedono la luce alla fine del tunnel affinché possano trovare il coraggio di cambiare se stessi e le persone circostanti.

Noi non potevamo resistere, e gli abbiamo fatto qualche domanda.

– Quali sono le tue influenze musicali, c’è qualcosa che non ci aspetteremmo proprio mai? 

Beh, non so quanto possa essere inaspettato, ma la musica che mi ha formato di più è quella anni ’70-’80, dunque Michael Jackson, Hall & Oates, i Bee Gees… Secondo me alcuni artisti dovrebbero far parte del bagaglio musicale di tutti, soprattutto di chi fa musica, un po’ come Maradona per i calciatori, lo conoscono e lo ammirano tutti. E poi penso che una delle sfide della musica sia quella di migliorarsi continuamente, quale modo migliore se non imparare dai migliori?

– Quando nasce il tuo singolo “Calzini bucati”? Cosa volevi comunicare? 

“Calzini bucati” nasce a gennaio, all’inizio della mia collaborazione con Paci Ciotola. Lo reputo un pezzo molto importante, ho premuto affinché fosse il primo ad uscire perché sento che mi rappresenta a pieno, che racchiuda la mia essenza. Avevo esigenza in quel periodo di scacciare via il ricordo di una persona che mi aveva fatto stare male, ne ho parlato con Paci e la canzone è semplicemente uscita da sé, quasi come se stesse aspettando con ansia che si creasse la situazione giusta per mostrarsi; nel creare il clima giusto per far nascere musica, Paci è sicuramente un maestro, il merito è quindi in grandissima parte suo.

– Come mai ti è tanto caro il tema dei DCA? 

Penso che sia un argomento ancora troppo di nicchia. In passato ho conosciuto delle persone che soffrivano di DCA e la cosa che mi ha colpito di più è stato il fatto che soffrissero in silenzio, quasi come se avessero paura di parlarne perché preoccupati di non essere capiti. Se ne parla troppo poco ed io, nel mio piccolo, ho deciso di dare spazio a quest’argomento perché penso che da qualche parte si debba iniziare, e chissà che possa aiutare qualcuno con le mie parole.

– Quali sono gli aspetti e le cose di cui ti devi occupare da cantautore e che non avevi considerato?

Bellissima domanda questa. La cosa di cui non vorrei assolutamente occuparmi è la mia immagine, mi spiego meglio. Mi rendo sempre più conto guardandomi intorno, di quanto sia importante l’apparenza e l’apparire, spesso viene prima dell’arte stessa. È sicuramente giusto che l’artista sia anche riconoscibile e livello di immagine, ma mi dispiace che spesso si sacrifichi la qualità dell’opera per preferire il modo in cui ci si presenta al pubblico, lo trovo triste.

– Quale domanda avrei assolutamente dovuto farti e invece non ti ho fatto? Quale invece la risposta?

In realtà le domande che mi hai posto sono state molto stimolanti e assolutamente non banali, ti ringrazio molto. Mi prendo piuttosto questo spazio per invitare i lettori a fare una domanda agli altri, la domanda è “come stai?”. Il mio taccuino, quello su cui scrivo i pezzi per intenderci, è sempre stato il mio interlocutore, colui che immaginavo mi facesse questa domanda, ed io rispondevo annotando emozioni e componendo musica. Ci sono però persone che hanno bisogno di sentirsi chiedere come stiano e chiedo a tutti voi di interessarvi a loro, in fondo poi, non vi costa nulla e fa anche bene all’anima.

Grazie mille ad Indie Roccia e a tutti i lettori!

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