Interview: Gionata
27 anni, un nuovo singolo dal titolo Male Che Vada, un storia di chi si intreccia con una persona piena di sorprese, follie, e nottate di giri che finiscono quando si va a dormire all’alba. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con uno dei cantautori più promettenti della scena (e decisamente, anche con uno dei più malinconici). Buona lettura!

Presenti il tuo progetto a chi ti sta conoscendo per la prima volta con questa intervista?
Sono Gionata, un cantautore 27enne di Lucca trasferitosi a Milano. Ex Violacida, adesso sono alle prese con il mio primo disco da solista, composto da canzoni autobiografiche in italiano che parlano di amori, serate e amici, in uscita ad autunno 2019 per Phonarchia Dischi e anticipato dai singoli Frigorifero, Oceano e Male Che Vada.
Male Che Vada è un brano autobiografico? Hai conosciuto qualcuno con sui poteva succedere di tutto e che poi hai dovuto lasciare andare?
È un brano autobiografico e penso che molte persone possano rispecchiarcisi. Sì, ho conosciuto una persona con cui poteva succedere di tutto e proprio per questo ho dovuto lasciarla andare.
Quali sono quei film di cui tutti parlano?
Quelli generazionali, che parlano dei nostri interessi; in realtà quando ho scritto Male Che Vada stavo pensando a Stranger Things, la serie tv di Netflix.
Il sound di Male Che Vada è estivo, retrò, anni Ottanta, italo-disco (aggiungi e togli a tuo piacimento quello che più preferisci), ma il testo è decisamente triste. Si può ballare e scatenarsi su note tristi?
Il testo, anche se è triste, è reale: le cose belle possono finire prima o poi, ma non è detto che non ce ne siano altre. È la vita, fatta di momenti belli ma anche dolorosi, e dobbiamo accettare entrambi, altrimenti sarebbe come vivere una vita a metà. Quindi sì, possiamo ballare anche su cose tristi. Sul sound mi sono ispirato a Feel Good Inc. dei Gorillaz, poi da lì ho spaziato altri suoni in corso d’opera.
Qual è la tua formazione musicale? Qualcosa che non ci aspetteremmo?
Il primo disco che ho comprato è stato Cowboys from hell dei Pantera; nasco dal metal, poi mi sono spostato sul grunge (Nirvana, Pixies, Alice in Chains, Pearl Jam, Soundgardne…); la tappa successiva è stata la psichedelia di Syd Barrett e il pop dei Beatles. Tutt’ora non precludo nessun genere, anche se preferisco una musica fatta da chitarre, sintetizzatori psichedelici e melodie orecchiabili (Tame Impala, MGMT, Gorillaz, Mac DeMarco…)
Come sei entrato in contatto con Jesse Germanò? Aneddoti dallo studio?
Ho conosciuto Jesse tramite Francesco Aprili (batterista di Giorgio Poi, Germanò, Le Canarie…), che ha collaborato nel disco suonando la batteria. L’esperienza in studio è una cosa che mi porterò sempre dietro con me, mi ha cresciuto sia a livello umano che musicale.
Nel disco c’è una canzone notturna, che richiedeva un ambiente particolare per estrapolare la sua “anima”: abbiamo spento tutte le luci e mi sono ritrovato a cantare in una stanza buia di fronte a un microfono da 4000€. Un’altra volta siamo andati a mangiare un piatto di carbonara per pranzo: è stato un errore perché, tornati in studio, ci siamo addormentati e abbiamo perso 2 ore di lavoro; però ne è valsa la pena. Anche per Frigorifero, il mio primo singolo, c’è un aneddoto simpatico: stavamo riascoltando la canzone per capire cosa inserire e, pazzeggiando, mi viene fuori quel “Top!” nella prima strofa; ci ha fatto talmente ridere che poi l’abbiamo inserito veramente.
Questa domanda è interessante perché ci sono molti altri aneddoti che mi piace raccontare, magari ne riparleremo un’altra volta.
Cosa c’è nel futuro di Gionata?
Ad autunno uscirà il mio disco e cercheremo di portarlo ovunque. Sto già scrivendo nuove canzoni e mi piacerebbe tornare in studio il prima possibile; sogno anche di scrivere canzoni per altri interpreti, o collaborare con altri artisti italiani, vedremo cosa succederà.
La domanda che non ti ho fatto ma che avrei dovuto?
Anche se non sembra sono un po’ nerd, mi piacciono i videogiochi. Sono cresciuto con Pokemon Rosso per GameBoy Color e Final Fantasy per Play Station. Ho anche la play4 ma l’ho lasciata in Toscana altrimenti non riuscirei a scrivere più canzoni.