Interview: Eugenio In Via Di Gioia
Tutti Su Per Terra è il titolo del secondo album degli Eugenio in Via Di Gioia, i quali dopo l’esordio del 2014 sono ritornati con questo fantastico capolavoro. Il disco conferma pienamente lo stile della band, la loro firma è infatti contraddistinta ancora una volta dall’abilità di trattare certe tematiche attraverso un’ironia, se così si può dire, pirandelliana, rubando una risata laddove in realtà c’è poco da ridere, ma molto su cui riflettere. Eugenio, la voce del gruppo e mano dei testi, ha cercato in qualche modo di essere il più realista possibile, pronunciando, laddove fosse necessario, crude verità, ma al tempo stesso lasciando un barlume di speranza. E’ stata una bella chiacchierata in cui non si è parlato solo di musica, ma anche di uomini, natura, mondo e dunque di vita. Perché alla fine fare musica è anche questo.
Tutti Su Per Terra è il vostro nuovo ultimo lavoro, lo definirei (azzardando) il manifesto della contraddizione umana contemporanea, giusto?
Il nostro intento è trattare temi attuali capovolgendo i punti di vista, procedendo per autocontraddizioni e stimolando una risata amara nell’ascoltatore. Un po’ come guardassimo al mondo degli adulti dagli occhi di un bambino.
Cosa ti ha portato a narrare di questo mondo completamente capovolto che poi non è altro che la realtà in cui ci troviamo?
Forse un po’ l’università che ho frequentato (Design e comunicazione visiva) che spesso concentrava l’attenzione sulla sostenibilità ambientale, un po’ i comportamenti delle persone intorno a me, un altro po’ i miei problemi personali. Infatti poi “stringi stringi” le canzoni trattano tre macro temi principali: io, gli altri, il mondo.
In tutte le vostre canzoni è presente questa sorta di denuncia o semplice fotografia della realtà. Ma riuscite a dare una soluzione a questo progresso/regresso dell’uomo contemporaneo?
La soluzione, sembra retorico dirlo, ma è da cercare dentro la propria quotidianità, non tanto lontano da noi. Nei piccoli gesti verso le altre persone, dai nostri cari ad ogni singolo sconosciuto. Ultimamente sto iniziando a mal sopportare l’ironia (che io stesso ho sempre usato e che ormai spopola sui social network), perché spesso rischia di rimanere in superficie senza far smuovere le coscienze o peggio ancora rendendole ciniche e del tutto indifferenti. Vorrei essere più radicale e diretto nell’affrontare i miei pensieri, un po’ come penso di essere stato in questo disco. Insomma è difficile da capire.
Passando alle canzoni: Obiezione è la mia preferita in assoluto dell’album: “sono orfano delle critiche di Kant”, l’uomo è ormai amorale guidato da un grillo parlante che non sa più cosa sia la coscienza e tanto meno una morale?
Speriamo di no! Questa canzone è nata tra me e il mio cervello, spero di averlo risolto e di aver sputato tutto con questa canzone. A volte è più complesso risolvere i problemi con sé stessi che con gli altri, questo perché con gli altri si può nascondere qualcosa, con se stessi no. E finché si è bambini ci sono i nostri genitori a dirci cosa è giusto e cosa è sbagliato, quando si diventa adulti non c’è più nessuno che controlla che vengano rispettate le regole, quindi è più difficile non cadere nella tentazione di barare.
In Silenzio invece? L’inquinamento acustico si risolve con l’alienazione?
Se ti guardi intorno e poi sul palmo della mano, capisci che la risposta, ahimè, è sì. Lo scenario descritto in questa canzone è di un mondo parallelo, distopico e poco verosimile eppure tanto vicino al nostro atteggiamento da essere facilmente condivisibile. La canzone è nata durante una strimpellata in centro andata per le lunghe e finita alle 2 di notte con pochissimo rumore di fondo e la mia voce fortissima sotto i portici del centro. La gente che passava dalla via era spaventata, ma lì la canzone amplificava tutta la sua forza.
Chiodo Fisso l’ho interpretata come un “odi et amo” tra uomo e natura o c’è qualcosa di diverso o in più che puoi dirmi?
Posso dirti che ognuno ha dato una propria interpretazione a questa canzone e secondo me è giusto così. La mia personale visione riguarda il rapporto tra uomo e natura, rapporto malato in cui sia il corpo ospitante che il parassita alla fine muoiono.
Selezione Naturale la trovo assolutamente severa e drammatica, è una canzone importante. Cosa significa per voi, per te che l’hai scritta?
Questa canzone è uno sfogo, un tema così delicato troppo spesso viene affrontato dagli adulti in modo superficiale. L’educazione non è insegnare ad essere, ma ad esserlo.
Sempre in Selezione Naturale troviamo un interessante featuring con Willie il Peyote, com’è stato collaborare con lui?
Strano. Io (Eugenio) non sono molto incline ai feautiring , sono sempre abbastanza restio, così Paolo Di Gioia ha provato a “fregarmi” e un giorno invitò Willie ad una nostra sessione di prove. Io me lo trovai in garage e dopo avergli fatto sentire tutto il nostro nuovo disco gli cantai Selezione Naturale. Gli piacque molto tutto l’album e visto che all’epoca mancava giusto una strofa a Selezione Naturale, si propose di scriverla lui. Io conoscendo la mia diffidenza gli dissi di non offendersi se, qualora non mi fosse piaciuta, gli avessi detto di no però scrisse dei versi strepitosi e dovetti ricredermi.
Punta dell’Iceberg la definisco come un vero e proprio oracolo apocalittico. Non c’è quindi scampo dal pessimismo o siete solo realisti nella vostra visione della vita?
Non so cosa farò tra due anni della mia vita, figuriamoci se so cosa succederà fra trentasei anni al mondo. Potrei dire che vorrei diventare un cantante, avere una famiglia, dei figli e guardarci un film sul divano, però non basta un’idea. Dietro a questa immagine splendida ci sono i pianti dei bambini, le ore di studio, i compromessi, le litigate, anni di sacrifici ecc. sicuramente la consapevolezza delle proprie scelte e la perseveranza nel raggiungere gli obiettivi sono passaggi fondamentali. Così la salvaguardia dell’ambiente, la scelta dei prodotti locali, il consumo critico, la raccolta differenziata sono solo punti di partenza che vanno accompagnati da un grande sforzo e dalla capacità di rinuncia.
Che tipo di messaggio volete che percepisca il pubblico?
Un messaggio di speranza e un atteggiamento propositivo al cambiamento. A chi si lamenta di quello che non funziona, ho da sempre preferito chi propone alternative.
Il tour estivo come prosegue? E la gente è sempre più coinvolta?
Alla grande, siamo felicissimi e da un lato anche sorpresi. Siamo convinti che continuando a lavorare sodo i risultati arriveranno, quindi non smettiamo di darci da fare.