Interview – Dino Flange

Disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 14 giugno 2024 il nuovo singolo di Dino Flange dal titolo “Andare via”. La canzone si apre con un organo nostalgico e solenne, si struttura poi attraverso strofe e ritornelli decisi, rivelatori. Il ritmo e le sezioni sono ripetute e ricorrenti, i sintetizzatori sembrano canzonare il testo, con note malinconiche, un po’ tristi e un po’ ironiche.

Abbiamo intervistato l’artista per saperne di più:

Come nasce la figura artistica di Dino Flange e cosa contraddistingue la sua musica?

Nasce per unire passato e futuro, i suoni che mi piacciono, le emozioni che vivo.

La musica è nostalgica, un po’ psichedelica, ci sono fuzz, sintetizzatori, delay che vengono dal passato, ma non è un revival. Voglio dire qualcosa valido oggi per guardare avanti.

Ci sono degli artisti, italiani o internazionali, che ti hanno influenzato in particolar modo?

Molti, ovviamente tutta la scuola Beatles, Syd Barrett, i Byrds, i Nirvana come attitudine, Giorgio Moroder per l’eleganza, i Tame Impala di Currents, Lana del Rey per la delicatezza. Lucio Battisti sicuramente. Anche Mort Garson con il suo Plantasia, spettacolare. I Verdena soprattutto di Waw, i Brian Jonestown Massacre, qualche disco dei King Gizzard…  è difficile radunarli tutti, sono veramente tantissimi…

Raccontaci “Andare via”: come nasce e come è stata la sua lavorazione?

Nasce con degli accordi di organo, inizialmente una vecchia tastiera Casio che poi ho sostituito con un suono di organo della DX7.

Il testo poi è uscito in modo spontaneo seguito dalla linea di synth che fa da controcanto.

La batteria è stata registrata in un teatro circa un anno fa, una bella situazione.

Poi la canzone ha cambiato diverse forme fino a questa che è quella che più mi convince, per ora.

Cosa ne pensi della scena musicale italiana e come pensi di poterla arricchire?

Penso che purtroppo vi sia solo una scena mainstream commerciale molto boostata e molto povera di contenuti, dove i talent fanno da trampolino per dei poveri ragazzini in cerca di fama. Per l’altra musica c’è pochissimo spazio, sia pubblicitario che finanziamenti. Penso che l’arte abbia bisogno di tempo, di maturazione, di ricerca, di contenuti emotivi, oltre a far ballare può anche dire qualcosa che pone delle domande e apre nuovi orizzonti, musica pop compresa.

A quando un disco?

Ci sto lavorando, ho già molti molti pezzi e li sto mixando.

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