Interview: Bobo Rondelli
Ho intervistato Bobo Rondelli in occasione dell’uscita di Come i Carnevali, il nuovo lavoro che riporta alle atmosfere del bellissimo Per amor del cielo, poco prima dell’inizio del tour che lo vedrà impegnato per qualche tempo. Come al solito è stato un piacere e un divertimento parlare con lui.
1. Partiamo da Emanuel Carnevali. Ti chiedo subito se conosci Emidio Clementi e i Massimo Volume che intorno alla sua storia hanno fondato una carriera.
R. No io per niente, ho solo composto una canzone partendo da una sua frase presa addirittura da Wikipedia : “e semino parole da un buco della tasca”. Poi comunque ho letto Il primo dio, ma non ho mai pensato di voler musicare Carnevali. Con Rodari era stato più facile, era una filastrocca quindi più vicina ad essere una canzone ed era bastato metterci la musica sopra, con Carnevali non riuscirei.
L’ho fatto con lo scopo di diffondere una cosa bella del mondo: nessuno lo conosce e citandolo spero di incuriosire qualcuno. L’ho trovato molto vivo e moderno.
2. Quindi l’incontro con lui è stato casuale …
R. Del tutto casuale, addirittura un furto. A casa di un amico avevo visto questo libro (la biografia ndr) abbandonato. Leggendo sul retro ho letto: ‘poeta toscano’, incuriosito mi sono detto: “adesso me lo prendo” e l’ho portato via senza dir nulla. Comunque poi gliel’ho detto che l’avevo preso! (ridiamo ndr). La cosa buffa è che lo stesso Carnevali rubava i libri a casa di amici e conoscenti ma per poi rivenderli e comprarsi il cibo.
3. Il cinema lo metti un po’ dappertutto in questo lavoro, sia per i personaggi che per le citazioni, dal conte Mascetti a Dino Risi.
R. Sì mi capita e più che mettere il cinema, mi ritrovo a raccontare delle storie che poi sono simili ai film che ho visto. C’è la canzone che assomiglia a La voglia matta di Luciano Salce che è un po’ una Lolita all’italiana, dove Tognazzi s’innamora di una diciassettenne, oppure sempre Tognazzi, ne’ Educazione sentimentale, che è un episodio de’ I mostri di Dino Risi, andava in giro nel mondo a far mascalzonate.
4. In Autorizza papà descrivi un rapporto non esattamente ‘classico’ tra te e tuo figlio. Sei molto complice con tuo figlio.
R. A me basta avere un po’ d’affetto, cosa vuoi dire ad un figlio al giorno d’oggi ne sa già più di me (ridiamo ndi), ti rimane far vedere quanto sei più scemo di lui. La vera saggezza è quella di continuare ad essere scemo, nel senso che vorrei trasmettergli che la vita va presa non troppo sul serio. Alla fine ridere e giocare insieme sono anche modi per evitare le guerre. Per due razze diverse ridere e scherzano insieme è un modo per conoscersi come lo è anche abbracciandosi e prendendosi in giro.
5. Un rapporto ben differente che hai avuto con tuo padre.
R. Mio padre ha vissuto la guerra da ragazzo, la sua visione della vita era ben altra. Ha avuto esperienze scioccanti, era sulla linea gotica, sai a Marzabotto, questo l’ha molto indurito. Quando vivi certi eventi e poi ti vengono a dire che l’uomo è una bestia e c’è poco da scherzare. Mio padre fosse una brava persona, ma se io mi facevo male gli ricordavo la paura della morte che ha dovuto subire. Era un altro modo di vedere la vita, un’altra generazione.
6. Piero Ciampi: lo vedi più come un riferimento o è un altro ‘Emanuel Carnevali’?
R. La seconda che hai detto(ridiamo ndr). Lo considero più un artista che mi piace e visto che piace, mi sono messo a farlo anch’io (ridiamo ndr). E’ una canzone da portare allo spettatore perché sono senza una lira per citarlo quando in Il Merlo (canta ndr) : “merlo cantami una canzone da portare all’editore” e io la cambio dicendo : “Piero prestami una canzone …”. A parte gli scherzi sono belle canzoni ma prima di poterle interpretare ci vuole un percorso almeno simile: io ho due figli, son separato e ne ho viste nella mia vita… alla fine mi viene facile cantare le sue canzoni. Ora io sono anche più vecchio, lui è morto a 47 anni.
7. Di lui mi piace molto “il vino”.
R. Ah certo è uno dei più begli inni al vino. Disperazione e alcol. Disperazione che significa senza speranze, vedi l’intelligenza dell’uomo Ciampi nell’usare le parole.
8. Nei testi di “Come i carnevali” c’è molta disillusione, cosa che prima non era mai uscita.
R. Sì più che altro questo senso di inutilità. Io penso che se tutti sentissimo di avere questo senso di inutilità si potrebbe fare qualcosa di buono. Bisogna spogliarsi del proprio “io su io qui io là” per riuscirci. Quando dico che mi trovo con Ciampi e Carnevali è come essere ad una cena con loro, non è che vuole essere la cerchia dei poeti, che poi il poeta è colui che fa non è colui che scrive. Il grande poeta del disco è il maestro Rosmitz che diede la vita per accompagnare i bambini nei campi di concentramento pur potendosi salvare. Lo scoprii grazie ad un documentario di RAI storia, è stato un grande pedagogo e anche grande poeta, non dico santo perché sono parole che non mi piacciono.
9. Certo una figura da invidiare, nel senso buono del termine.
R. Sì certo nella canzone dico che vorrei avere la sua forza, il coraggio, un po’ come anche i partigiani. La forza può venire dalla comunità e quello che vedo che siamo sempre più soli, sembriamo avere tutto con la tecnologia e invece è solo un modo per isolarci sempre di più. E il cercare di isolarsi è un segno di viltà. Il problema sono le nuove generazioni che già vengono bombardati ferocemente, sembrano avere tutto ma in realtà non hanno nulla. Guarda l’umorismo, un film di Stanlio e Ollio li percepiscono come una cosa vecchia e quindi non interessante e interessa di più la comicità cinica e alle volte, fammelo dire, cinica e nazista. Io lo vedo con i miei figli e sta a me far vedere dove sta il giusto. Ho un amico down, Andrea, e quando usciamo insieme porto anche loro e così gli apro la mente. Un down ha dei superpoteri, punta sempre ad essere al centro della comunità. L’ultimo video (Cielo e terra) l’ho fatto con lui. Mi insegna a ridere e a saper vivere, è un continuo scambio di energie.
10. Che differenze ci sono con ‘Per amor del cielo’?
R. Per amor del cielo è stato una preghiera sull’amore ci ho messo quello adolescenziale e quello tra immigrati, in questo sono più simile al satiro che porto sempre dal vivo. Prendi ad esempio Autorizza papà è la storia di un padre satiro, come anche Ugo’s dilemma dove chiedo se valga la pena stare al guinzaglio e la museruola al cazzo (!!!) quando stai con un donna sola o preferisci andare in osteria a bere e cantare, passando il tempo a divertirsi. Questo è il dilemma di tutti gli uomini.
11. E’ stato come te lo aspettavi lavorare con Francesco Bianconi (dei Baustelle ndr)? Vi siete trovati o ti è stato consigliato?
R. No con Francesco ci conoscevamo da un po’, a lui piace molto quello che faccio e a me piace quello che fa. Ha una visione più “Bowiana” della canzone e si sente dove ha messo la zampa, “Cielo e terra” è stato scritto quasi tutto da lui tranne la mia frase iniziale. Io tendo più a cercare Lou Reed quando scrivo. E’ una persona molto garbata, ottocentesca direi.
12. Comunque ha avuto un certo successo quindi me lo sarei aspettato anche supponente.
R. No non gliene frega niente, vive molto nella famiglia e poi ora che ha un figlio è molto felice e sereno. Magari prima poteva essere un po’ depresso, ma la paternità lo ha fatto stare meglio. Ecco magari è introverso, ma è sereno. Umanamente mi piace molto.
13. I musicisti sono gli stessi degli ultimi lavori.
R. Sì ci sono sempre Fabio Marchiori alle tastiere, Simone Padovani alla batteria, che mi porto anche dal vivo quando andiamo in trio mentre quando andiamo in quattro c’e’ anche il nostro violinista storico Steve Lunardi. Nel disco ci sono altri che in qualche brano aggiungono i fiati.
14. Ricordo che con Steve scherzi sempre nei live.
R. Sì lui è un clown e ci divertiamo molto. Poi è un grande musicista è come un poeta del violino.
15. L’esperienza con l’Orchestrino cosa ti ha lasciato?
R. E’ stata un’esperienza più per i live che da studio, ovunque abbiamo suonato è sempre stata una festa, andavamo in strada con il megafono, in mezzo alla gente. Il problema è che per un’orchestra di fiati non riesco a scrivere delle canzoni, poi sono di estrazione jazz e non sono in grado di far uscire qualcosa di valido. Che vuoi le mie sono solo canzoncine(ridiamo ndr) e infatti avevamo registrato anche qualche cover.
Sicuramente mi ha arricchito a livello musicale, un’esperienza formativa e divertente.
16. Domani sera suonerai a Cantù, ci sarà anche qualcosa di Piero Ciampi?
R. Non lo so, però se me lo chiedi… cosa ti piace? Ah Il vino, giusto, eh dai poi magari la faccio, dai volentieri.
– ok grazie a domani!
– Grazie a te!
Il vino – Bobo Rondelli live@1e35circa, Cantù
Grazie a Leo della Ponderosa Music per averla resa possibile e a alla Tav Production per il filmato.