Interview: Bobo Rondelli

Incontro Bobo Rondelli in un bell’hotel milanese dove parliamo del passato e dell’immediato futuro della sua musica. Dopo gli anni 90 passati come leader degli Ottavo Padiglione, gruppo finito troppo frettolosamente nel calderone del (allora) “nuovo rock italiano”, è ora un affermato cantautore e poeta .

In questa intervista come in tutti i suoi lavori e soprattutto sul palco riesce a risultare profondo, ironico e dissacrante proprio come solo i toscani riescono ad essere.

Nella tua carriera solista sei sempre stato accompagnato da musicisti di estrazione jazzistica ad esempio penso a Stefano Bollani o a Dimitri Espinoza. Che rapporto hai con la musica jazz così lontana da ciò che proponi?

Il jazzista non è detto che debba fare jazz. Mi va bene perché quando c’è da arrangiare una canzone ti mette quella trovata ‘storta’ a cui non avevi pensato e in quel punto non avresti mai messo. Il jazzista suona cercando curve pericolose e se ci lavori insieme ti fa degli sgambetti che poi se li devi rifare ti trovi male. Quando registri e devi ripetere molte volte lo stesso brano non è sempre facile. Ascoltarlo (il jazz ndi) non ne ascolto molto anche se ad esempio Mingus lo ritengo rock ‘n’ roll non proprio jazz quella è musica da rapine, che parte e vai, come il be-bop è da ascoltare in macchina. Molte volte si perdono con l’improvvisazione e suonano molto per se stessi, io invece “canzonettaro”, sto solo attento alle ragazze a cui dedicare le mie parole(ridiamo ndi), il jazzista no, preferisce che non ci sia nessuno (ridiamo ndi). Il jazz è libertà ma sai “la libertà è un deserto” diceva qualche pensatore. Poi c’e’ jazz e jazz , alle volte non vuol dire nulla : “Take five” di Brubeck (Dave ndi) è uno dei pezzi tra i più orecchiabili , ballabili e delicato che sia , è una danza ed è considerato jazz.

Il documentario di Virzì “L’Uomo che aveva Picchiato la Testa” ti mostra sì come ottimo cantautore ma anche come un personaggio inaffidabile, sicuro che ti abbia fatto un piacere?

Questo lo dice Bollani e detto da un jazzista è anche bello no? Me lo sono sentito dire anche da uno del (premio ndi) Tenco: ma se fanno un festival su un suicida, uno meno affidabile di lui che non si è presentato alla finale perché si è sparato prima che vogliono da me?! (ridiamo ndi) Ma poi non è vero che sono inaffidabile, in qualche modo sul palco ci sono salito, certo ci sono momenti in cui ho la testa tra le nuvole ma non ho mai mancato ad un concerto e se ho la febbre prendo la tachipirina o assumo sostanze, farmaceutiche eh!.

A che brani sei rimasto più attaccato degli Ottavo Padiglione?

Dipende, sicuramente i primi due dischi. I brani poi, da puttana che sono, te li dà il pubblico, quel poco affezionato, li decide lui. Dopo che hai fatto le canzoni, non si ha più molto giudizio e il ‘singolo’ lo fa la gente: ricantandolo, saltando , ributtando l’energia a te che lo stai suonando . Per dirne qualcuno: ‘Tutti gay’ ancora attualissimo, ‘Casa del popolo’ dove già nel ’93 cantavo la crisi del PD e delle case del popolo, quando alle Feste de l’Unità si vedevano le auto da comprare o le donne sul palo o la techno era la follia, mi dicevo : ma che fanno? Pur di tenere unita la gente allora si usa qualsiasi mezzo e visto il partito che era aveva un altro spessore un’altra etica qulcosa di poco chiaro era in corso.

Di quegli anni ricordo di averti visto con gli Ottavo Padiglione, cosa di cui mi sono reso conto solo qualche anno fa, in apertura ad un concerto di Bob Dylan ad Aosta (8 Luglio 1992 ndi). Ricordo che ne avevi dette e te ne avevano dette di tutte…

(sorride ndi) Oh mi ricordo! E’ stato terribile! Il motivo era che usavo le stesse battute sia nei palchi piccoli ossia nei locali che sui palchi più grossi, pensando che funzionasse ugualmente . La battuta era ‘Scusate c’è Bob Dylan (o per chi aprivo) che sta ancora facendo la popò ha detto : ‘va te, io ho mangiato pesante e non sto bene e per favore inizia tu’. Questo volevo dire ma arrivò un’altra cosa. Volevo solo fare una battuta su sua maestà che stava cagando e non mi spiegai bene. A Pistoia blues invece, prima di Mick Taylor, spiegai bene aggiungendo che ero andato chiedere la carta igienica con la sgommata dell’artista con l’autografo perché avevo anche la siringa usata di Keith Richards. Questa era l’umorismo che usavo, sul palco toscano arrivò lì in val d’Aosta no e fu un massacro(ridiamo ndi). Guarda una volta davanti al pubblico di Vasco Rossi che mi massacrava con ‘Scemo scemo’ dissi: ‘Ma che lui è Gesù e io Barabba?’ e tutti ‘Sììì’ (ridiamo ndi) però da Barabba mi sono ritrovato di più, del resto rock è Barabba no?.

Con questo ultimo disco hai cambiato molti dei musicisti che ti seguivano da tempo: è stato un caso o lo hai fatto per esigenza?

In realtà sono incontri che si fanno, non è che vado a pensare di fare un disco con Bollani, qualcuno lo propone, ci si conosce e ci si trova a suonare insieme. Dillett(Patrick ndi) non sapevo chi fosse, il disco che ha prodotto con David Byrne( “Love This Giant” con St. Vincent ndi) l’ho sentito dopo, così come Refosco (Mauro ndi ). Anche l’ “Orchestrino” stesso : io avevo bisogno di quegli strumenti lì. Altre volte si diventa amici, si suona insieme e sai nella musica ci sono anche incontri casuali è come incontrare la donna con cui ci si sposa, non si programma mica un matrimonio , non è “lui lo prenderò, lo voglio” è più “suoni, ti diverti ti trovi bene, facciamolo”.

Pensavo li avessi visti suonare una sera e ti fossero piaciuti…

Ma no tutto nasce perché c’è Dimitri che già suonava con me e me li ha fatti conoscere, ci siamo trovati bene è stato tutto molto naturale.

Ho visto che oltre a Dimitri ci sono anche il batterista e il tastierista (Fabio Marchiori ) ne “l’Orchestrino” che già suonavano con te.

Sì Fabio c’è sempre.

Lo paghi bene e quindi viene sempre?

Ah certo, veramente lui c’è in tutte le situazioni è il mio braccio destro. Spesso suoniamo solo io e lui nelle date in cui ci sono pochi soldi.

L’Orchestrino esisteva già come realtà?

Sì in realtà tutti loro suonano in situazioni disparate e l’Orchestrino non è la loro attività principale. Nel jazz è così ad esempio Gianluca Petrella ha suonato molto con Roy Paci.

Ho visto che comunque ci sono dei ragazzi giovani.

Sì il trombonista è il più giovane ed è il sostituto di Tony Cattaneo che è in tournée con Jovanotti.

Registrare con Dillett e Refosco è stato complicato? Ti hanno dato una direzione o imposto le loro idee o ti hanno lasciato mano libera?

La gente di quello spessore ti viene dietro, rispetta quello che vuoi fare tu. Certo se fai delle cose imbarazzanti te lo dicono però ormai lo capisco anch’io se stono o faccio qualcosa di sbagliato, sai succede con gli anni (ridiamo ndi). Ma spesso diventa un difetto, ad esempio Fabio (Marchiori ndi) sull’intonazione è un malato.

La scelta dei brani reincisi nuovamente come li hai scelti?

Sono i brani più diretti, energici e immediati. E’ un disco per andare all’estero quindi serve che abbiano un’immediatezza ‘cantereccia’, quindi anche la scelte delle cover è andata in questa direzione.

Invece i brani nuovi sono recuperi del passato o composti per questo disco?

Sono stati composti nel tempo erano quasi finiti e vista l’occasione ho scelto i più adatti e li ho finiti.

Al concerto di presentazione del disco alla ‘Salumeria della Musica’ a Milano mi ha sorpreso sentire ripetere nei bis dei brani che avevi già proposto durante lo show.

Tutto succede, ti dico francamente, perché non potendo pagare una mensilità ad un musicista che suona con te, in questo caso il trombonista, va via perché trova un altro ingaggio. Lui, avendo in corso un tour con altri che gli avevano dato un calendario di date mesi prima, non poteva esserci quella sera e ha mandato un sostituto che non ha potuto provare abbastanza, per avere degli ulteriori brani da proporre e per tenere coinvolto anche lui abbiamo fatto la scelta di ripetere dei brani più energici. Se c’era il titolare avremmo fatto una scelta diversa.

A fare cinema come ti trovi?

Del cinema è bello quando è finita la scena e ti danno un assegno che non è niente male, anche se sei il più scarso degli attori, prendi la paga di un operaio per un solo giorno di lavoro. Per il resto c’è di bello che ci sono belle donne e parli tanto … però il rischio c’è , se il film è brutto è un problema, alla fine sei un burattino nelle mani di chissà quale Mangiafuoco. Mio figlio fece una particina a 9 anni e mi disse: ‘A me fare il cinema non piace io voglio essere libero e il cinema me lo vado a guardare’ (ridiamo ndi) e capisce dopo 8 ore di spaccamento di balle per un bambino … io insistevo a dirgli di pensare ai soldini che poteva usare per comprarsi i giocattoli ma niente (ridiamo ndi).

Leggi molto?

Siccome l’arte la condivido sempre con una donna preferisco andare al cinema insieme a lei. Potessi leggere assieme ad una donna un libro lo farei ma è roba che si fa da fidanzati. Mi piace condividere l’arte e poi ad essere troppo profondi si rischia la pazzia. Non sono tanto appassionato di lettura, forse perché sono pigro per me Satie vale tanti libri, così come Bach, sarà che ci vuole troppa concentrazione. Un libro che non ho mai finito e non credo riuscirò mai a finire per la fatica è “Un viaggio al termine della notte” di Céline o alcuni libri di Calvino : seguire la sua testa che viaggia è una fatica che non riesco a fare. Preferisco la scrittura più ‘da cinema’ ad esempio mi regalarono le opere di Rodari da leggere ai miei figli e ti assicuro che non è da meno di tanti altri.

Grazie a Leonardo e Fabio di A Buzz Supreme per aver reso possibile questa intervista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *