Interview – Black Out Band

Fuori da giovedì 27 ottobre 2022 And mist comes again il nuovo singolo della Black Out Band, registrato e prodotto da Christopher Bacco di Studio 2. Con le sue sonorità rock e blues e alcune influenze pop, questo brano ci accompagna in un morbido viaggio introspettivo in cui la nebbia diventa la metafora di una tregua dalle paure e dagli affanni della vita quotidiana.

Ne abbiamo parlato con la band:

Come nasce la vostra band e come ne avete scelto il nome?

La Black Out Band è un trio formatosi nel 2015 da Edoardo (chitarra voce e armonica), Sebastiano (batteria e voce) e Giacomo (tastiere e piano bass). Io (Edoardo) e Sebastiano ci conosciamo da quando eravamo bambini, e Giacomo è mio fratello. Abbiamo fatto insieme le scuole dell’infanzia, siamo cresciuti insieme. Dopo numerose esperienze in band diverse, nel 2015 abbiamo deciso di approfondire le sonorità blues, fondando la Black Out Band, con una formazione volutamente priva del basso elettrico che si ispirava alle atmosfere oniriche dei The Doors. Dopo qualche anno di rielaborazione di grandi classici del blues e del rock scegliamo di intraprendere una strada personale con brani originali, cercando di unire la passione e la potenza comunicativa del rock e del blues con le nostre idee personali di musica. Come spesso accade, al momento della formazione della band eravamo in crisi nel trovare il nome giusto,  ma (s)fortunatamente il destino ci ha aiutato: arriviamo alla nostra prima serata, con un set acustico, senza aver ancora trovato il nome. Cominciamo a suonare e circa verso la fine del nostro set l’intero paese resta senza corrente. La strumentazione acustica ci ha permesso di continuare a suonare e letteralmente urlare per farci sentire, mentre il pubblico ci aiutava cantando e battendo le mani. Finita la serata non avevamo dubbi sul nome della band  (cosa che sembra anche perseguitarci dato che è già accaduto altre volte).

Raccontateci “And Mist Comes Again”: qual è stata l’ispirazione e come avete portato avanti la sua lavorazione in fase di produzione?

“And Mist Comes Again” nasce durante una giornata di nebbia: “ecco, la nebbia torna di nuovo”. Eppure, per noi quella nebbia fuori dalla finestra, sempre tanto detestata, era diventata improvvisamente la metafora di un dolce silenzio, un segnale di tregua durante un conflitto, un momento di pausa per riflettere su noi stessi. Quella nebbia non doveva più andarsene, doveva rimanere, anche solo un giorno in più, come dice appunto il coro finale, “one more, one more day”. Durante il nostro processo creativo ci piace lasciarci ispirare dalle nostre storie personali. Questo brano è nato infatti da una riflessione su una complessa storia d’amore. Una volta capito il tema che ha dato il via al brano, ci siamo  spostati su una scrittura più astratta e rarefatta: ecco  la nebbia con i suoi molteplici e ambigui significati. Per quanto riguarda la produzione, abbiamo lavorato prima fra di noi mentre davamo forma al brano per poi affidarci alle mani di Cristopher Bacco che è riuscito a far risaltare le qualità del brano con la sua incredibile esperienza. L’idea di aggiungere il coro alla fine ha sicuramente rafforzato la potenza comunicativa del brano.

Cosa ne pensate della scena musicale italiana e come pensate di poterla arricchire?

In continuo mutamento: è difficile oggi vivere con questa ampia scelta di musica perché spesso non si riesce a identificarsi nello specifico. Per questo crediamo che non esistano “generi musicali”, bensì emozioni, situazioni, ambiti che in quel momento ci accompagnano nella vita quotidiana. Qui nel trevigiano nello specifico ci soni musicisti veramente fenomenali che spaziano dal cantautorato al rock fino alla techno: penso a Tony Gioia, As We Are, Leo Miglioranza, El Cuento de la Chica y la Tequila, Riff Green, Mala Tempora, Mattia Filippetto. Come pensiamo di poter contribuire alla scena musicale italiana? La nostra ricerca di suono mira a fondere le influenze provenienti dai grandi miti del rock con delle produzioni più moderne. Questa commistione è la nostra firma,  quello che pensiamo possa essere il nostro contributo.

Perché la scelta di cantare in lingua inglese?

La nostra cultura musicale e le nostre fonti di ispirazione provengono principalmente da paesi anglofoni. Siamo cresciuti con la lingua inglese e quando scriviamo facciamo difficoltà a “pensare” e scrivere in italiano, sia da un punto di vista testuale che musicale.

C’è un artista con cui sognate di poter avviare una collaborazione?

Beh, se dobbiamo puntare in alto, sicuramente il nostro mito italiano è Zucchero. Il suo modo di far incontrare il mondo della “black music” con la musica italiana per il grande pubblico è unica e piena di energia.

Avete un EP in lavorazione. Potete darci qualche anticipazione? Cosa dobbiamo aspettarci?

Con il nuovo EP abbiamo voluto incidere quattro brani che ci rappresentano, ma tutti  in modo diverso.  Cosa c’è da aspettarsi? Ci piacerebbe che l’ascoltatore si immerga in ciascuno dei quattro brani che per noi sono letteralmente universi sonori differenti. Sentirete sonorità aggressive  anni 70, ma anche atmosfere oniriche e malinconiche diametralmente opposte, anche nello stesso brano. Speriamo che piacerà!

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