Interview: Benedetta Raina
Benedetta Raina è una giovanissima e promettente cantante di Alessandria che da qualche mese ha dato alle stampe il secondo singolo Davvero. Le abbiamo fatto qualche domanda per parlare del futuro e del presente della sua carriera.
IR: i tuoi inizi sono stati in inglese, cosa ti ha convinto a passare all’italiano?
BR: Ho iniziato ad ascoltare parecchia musica italiana grazie ad un artista in particolare, Calcutta. Mi sono innamorata dell’Indie Italiano, un genere che abbiamo solo noi qui.
IR: diverse voci femminili che sono uscite ultimamente come Her Skin, Han, Birthh ecc dando respiro ad un mondo che finora era rimasto recluso nelle ‘camerette’, secondo te come mai?
BR: Credo sia perché statisticamente il mercato musicale è mandato avanti da un pubblico femminile, che tende ad avere più a cuore idolatrare di conseguenza artisti maschili. Poche artisti femminili si prendono la briga di diventare un esempio per questo pubblico, ultimamente se ne vedono sempre di più, per fortuna! Spero di poter essere una di queste voci un giorno.
IR: a che generi ti senti più vicina (pop/folk/sinth)?
BR: Tutti, mi piacciono i generi ibridi. Poi un po’ di pop non guasta mai, è necessario per far sì che le canzoni rimangano in testa a chi le ascolta.
IR: i testi dei tuoi brani rivelano una certa coscenza di se stessa, quanto pensi che possa essere condiviso dalle tue coetanee?
BR: Spero che qualcuno ci si possa ritrovare, è tutto ciò che sogno. Vedere qualcuno che si ritrova in quello che scrivi non ha prezzo, lo spero veramente.
IR: Per i singoli “Davvero” e “Basta” ti sei occupata degli arrangiamenti?
BR: Io butto giù gli accordi in maniera molto grezza e acustica mentre scrivo, ma le magie avvengono a Noizehills Records. In studio le canzoni prendono vita e diventano molto di più di quello che erano.
IR: Parlando con altre musiciste e cantanti italiane diverse hanno evidenziato il problema di un mondo musica molto maschilista, sia negli atteggiamenti che nelle idee. Tu hai vissuto qualche situazione di disagio?
BR: Costantemente, purtroppo viviamo in una società ancora fortemente retrograda, soprattutto qua in Italia. Il “Catcalling” ovvero, i fischi e le frasi apprezzanti in giro da parte di ragazzi, per me è il problema più grande parlando di esperienza personale. Saranno i capelli biondi, chi lo sa, so solo che sotto certi aspetti siamo molto indietro e noi donne abbiamo ancora molto per cui combattere, cose ben più gravi della sopracitata. In musica credo che ultimamente noi donne stiamo prendendo il sopravvento e diciamo un po’ quello che vogliamo, finalmente! Mi piace un sacco.
IR: a riguardo alcune hanno un atteggiamento radicale, del tipo: “i festival dovrebbero avere metà dei nomi femminili” altre la vedono in ottica meritocratica: “se sei brava e meriti allora ti scelgono altrimenti no”. Tu come la vedi?
BR: Per me la meritocrazia conta sopra tutto ma ci vuole coerenza e mezze misure. Non ci deve essere necessariamente una maggioranza di nomi femminili ogni anno, ma il bilancio dell’evento in questione deve essere equilibrato nel tempo. Se ogni anno si propongono sempre i soliti volti maschili, c’è sicuramente un problema.
IR: A quando l’esordio “su lunga distanza”?
BR: Uscirò presto con un EP, ma il mio obbiettivo finale è un album. Chi lo sa? Magari in autunno, se tutto va bene!