Interview: Arancioni Meccanici

di Maurizio Bonino

Ciao Arancioni Meccanici, ormai siete in attività da diversi anni. Ci raccontate brevemente la vostra storia artistica? Quali le tappe fondamentali e le pubblicazioni? Ci sono degli highlights particolari che volete condividere con i nostri lettori?
Ciao, abbiamo iniziato a suonare insieme dal 2005.
In quell’anno cominciammo a fare i primi concerti e uno di questi, in un bellissimo teatro in Brianza, di cui non ricordo il nome fu registrato. Decidemmo di farne la nostra prima pubblicazione e ne stampammo 100 copie, oggi introvabili, anche per noi.
Stesso destino per il nostro primo EP di 4 pezzi del 2006, da cui venne estratto il singolo “Automation For The People”, passato per qualche tempo in radio e su Rock Tv.
Nel 2009 registriamo il primo LP “Arancioni Meccanici”, uscito nel 2010 per Venus.
Nel 2013 facciamo il secondo LP “NERO”, dopo il quale, come in alcune bande succede, iniziano contrasti e dissidi alimentati da ego e alcol.
Riusciamo comunque ad avere una buona attività live fino al 2015, quando pubblichiamo il singolo “Suicide Blonde”, nostro omaggio agli INXS, che l’etichetta dell’epoca, doveva far entrare in una compilation dedicata agli artisti austaliani.
Chiaramente la compilation non si fece mai, la nostra cover però potete ascoltarla.
Nel 2016, dopo un breve tour nel vecchio Stato Pontificio, decidemmo di prenderci una pausa.
Dopo alcuni cambi di formazione, nel 2020 siamo tornati con il singolo Zombie Jungle, successivamente gli altri.
La nostra intenzione è pubblicare un LP nel 2022.

Quali sono le differenze che avete riscontrato in questo lasso di tempo da parte del vostro pubblico? Eravate più a vostro agio all’inizio del vostro percorso quando l’approccio generale era più “analogico” o in questa era digitale? Avete la percezione che anche i live (ovviamente da intendersi pre-pandemia) siano cambiati in questo senso?
I cambiamenti fondamentali sono che prima c’erano più posti per fare concerti, anche per 50 – 100 persone, poi negli anni prima della pandemia si sono parecchio ridotti. Adesso siamo all’anno 0, possiamo solo migliorare.

Le vostre ultime opere si distanziano dai lavori precedenti. Zombie Jungle, Disco d’argento e Italo Disco aprono a sonorità più elettroniche (fate spesso riferimento alla corrente vaporwave) ma sembrano avere in comune una vena di fondo molto dark. Com’è nato il processo che vi ha portato a questo nuovo filone di brani? Quali sono le vibrazioni emotive che ve le hanno fatte scrivere? Ci sono degli artisti a cui vi siete ispirati in particolare o che vi hanno colpito rispetto a questa parte di cammino?
La Vaporwave è un genere che ci piace tantissimo e ci inorgoglisce per i suoi riferimenti all’immaginario pop italiano anni 84/85, i Surfing, gruppo australiano di questo genere, tempo fa ci hanno folgorato.
Se poi parliamo di suono, l’unico singolo che ha a che fare con la Vaporwave è “Disco D’Argento”, che abbiamo, infatti, fatto remixare a RENO: uno degli artisti della Tataki Records, unica etichetta Vaporwave italiana.
La New Wave e il Dark sono i primi amori, insieme ai Rolling Sones i Beatles i Pink Floid e Pippo Baudo ci accompagneranno sempre.

Vi è capitato di collaborare con altri artisti nel corso della vostra carriera? Se sì, cosa vi ha lasciato questa esperienza e cosa pensate di aver lasciato alle persone con cui avete collaborato?
Tutti i singoli che stiamo producendo in questo periodo, li stiamo pubblicando con Discipline, l’etichetta di Luca Urbani e di Garbo, artisti che stimiamo, prima come musicisti e poi come discografici.
Luca ha anche remixato “Zombie Junge”.
Un’altra meravigliosa collaborazione recente è stata quella con Andy dei Blu Vertigo, che ha magistralmente suonato il sax in “Disco D’Argento”.
Poi nella nostra frastagliata carriera abbiamo avuto modo di suonare in concerto, prima e dopo, moltissimi artisti più o meno famosi, di cui portiamo ricordi prevalentemente buoni.

Il nome Arancioni Meccanici richiama un immaginario cinematografico. Qual è il vostro rapporto con il mondo della pellicola? Ci sono dei film che hanno segnato il vostro percorso artistico?
Tantissimi, chiaramente Arancia Meccanica è uno di questi.


Con le ultime uscite avete più volte proposto delle versioni remix dei vostri singoli. Ci raccontate cosa c’è alla base di questa vostra scelta?

Come in tante cose che possono capitare nella vita, inizi a fare il primo remix per scherzo con un amico come Luca Urbani, poi fai il secondo, al terzo dici: smetto quando voglio e stai già programmando il quarto.

C’è qualche artista delle nuove generazioni con cui vi piacerebbe collaborare?
Acaro e P L Z

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