Interview: Any Other

In pausa dalla prima leg del tour che li ha portati in nord Europa, abbiamo parlato con Adele Nigro, titolare del gruppo Any Other il cui ultimo lavoro, Two,Geography, è candidato ad essere uno dei migliori dischi dell’anno.

IR: come è nata la copertina di Two, Geography?

Adele: la foto l’ha fatta uno dei miei coinquilini Mattia Savelli. La copertina non la volevo così, originariamente avevo uno screenshot di un video di Halfalib come riferimento e non pensavo di usare una foto così, in primo piano. Poi con Mattia dovevamo fare delle foto per la stampa e ne abbiamo fatte un po’ a casa nostra, nna volta sviluppate ho visto questa che mi ha colpito. È uguale e nello stesso tempo diametralmente opposta a quella del disco vecchio: sono sempre io, tantissima luce, non mi copro e mi piaceva l’idea di non nascondermi. Essendo un disco molto personale, parlo di me e di una relazione in cui mi ero messa in secondo piano, quindi sembrava la scelta sensata da fare.

IR: mi aveva sorpreso vedere una foto così, “cupa” quando non lo sei affatto.

Adele: fai conto che il disco è comunque molto triste ed è vero che sono cupa ma ogni volta che vedo quella foto mi vedo proprio stanca: ho le occhiaie, senza trucco e senza pose, è come sono stata per diverso tempo e da dove è uscito il disco. Lo considero un break-up album: quando le relazioni non sono sane e finiscono male c’è questo senso di stanchezza e questo era quello che esprimevo nel disco.

IR: chi vi ha scoperto nel primo album ascoltarvi ora è stato un bel colpo. Se si ascoltano Travelling hard o Capricorn no non si direbbe che siete lo stesso gruppo!

Adele: (ride ndr) è vero!

IR: come i Wilco, che al posto di continuare su una strada “sicura” si sono spostati in altre sonorità.

Adele: sì è stato molto naturale in realtà. Mi è capitato di riascoltare il disco vecchio e mi sono resa conto di quanto fosse diverso, molto di più di quello che mi ricordavo: suono, testi, qualità di registrazione, arrangiamenti. Mi rendo conto che se non sai che è la stessa persona che li ha composti pensi siano due gruppi diversi.

IR: in effetti su Spotify quando finisce Two, Geography e comincia Silently… è uno shock! (ridiamo ndr)

Adele: eh vedi! Ma ti assicuro che non è stata una cosa pensata a priori, sono comunque sono passati tre anni del disco precedente e sono successe molte cose anche a livello artistico. Penso sarebbe stato molto forzato ripetere quei suoni.

IR: immagino che inserire fiati, archi, piano sia conseguenza della crescita di cui parlavi

Adele: alcuni brani li ho composti prima dell’uscita del primo disco ma poi in questi anni approcciando anche a strumenti diversi dalla chitarra mi sono trovata a voler sperimentare altre strade. Mi ha aiutato ascoltare i dischi in modo diverso, aprire la mente ad ascolti di generi che non conoscevo, approcciandomi come se dovessi studiarli. Sentire un disco con le cuffie, senza, con le casse del pc, in auto per trovare e poter apprezzare gli arrangiamenti e le produzioni. L’ho fatto anche con dischi che anni fa mi erano piaciuti molto, ad esempio Astral Weeks di Van Morrison. Riascoltarlo ora fa tutto un altro effetto, sono riuscita ad apprezzarlo in modo diverso: chitarre, registrazione eccetera, mi si è aperto un mondo nuovo.

IR: parlando dei testi di Two,Geography spesso associ al lavare il proprio corpo con il cercare di pulire qualcosa che si ha dentro.

Adele: è interessante come venga recepita questa cosa del lavarsi, per me non è una metafora. Ho sofferto e in parte ora soffro di depressione e uno dei sintomi con cui si manifesta a me e so anche ad altre persone è fare delle azioni quotidiane: vestirsi o lavarsi appunto. Ne parlo molto in Perkins: ci sono stati periodi in cui ero molto depressa e facevo fatica a farmi la doccia e mettermi dei vestiti puliti quindi ha senso che acquisti un valore simbolico che poi non è così simbolico ma reale.

IR: quindi riuscire a farlo vuol dire vincere un certo stato d’animo

Adele: esatto, anche mentalmente ha un significato riuscire a lavarsi fisicamente permette di uscire da una pessima situazione.

IR: i brani acustici, voce chitarra come sono nati? Mother goose e A place soprattutto.

Adele: Mother goose è nata in modo un po’ particolare: avevo composto testo e melodia ma non l’avevo mai eseguita, quando ho deciso di incidere il provino in casa l’ho suonata la prima volta ed è esattamente quello che si sente nel disco. C’è un punto dove commetto un errore rispetto a quello che avevo scritto, ma ora ovviamente non è più un errore (ridiamo ndr) ma l’ho lasciato così com’era. In studio abbiamo provato a riregistrarla, con anche una parte di piano che avevo scritto, ma a riascoltarla mi piaceva sempre di più il provino perché ad un certo punto si sente che perdo il controllo rispetto a quello che volevo fare e non lo puoi replicare.

A place invece è stata scritta così per voce e chitarra. Quindi sì hanno storie diverse ma erano state pensate come le senti sul disco.

IR: riguardo alle collaborazioni che hai avuto in questi anni : Generic Animal?

Adele: io e Luca (Galiza ndr) siamo amici da qualche anno, tra l’altro a Varese quando abbiamo suonato al Twiggy, lui è di Castellanza. Un giorno mi dice che c’è Jacopo (Lietti ndr) dei Fine before you came che ha scritto questi testi, io Jacopo non lo conoscevo ancora, e chiede a me e Marco (Giudici ndr) di aiutarmi con la produzione e a registrare e abbiamo accettato. Luca è talentuoso, i pezzi erano belli, sia testo che melodie mi ha convinto subito.  Fa un po’ strano pensarci perché ora ha fatto un altro disco trap che è parecchio diverso rispetto al primo che abbiamo fatto. E’ stata una cosa tra amici più che un lavoro vero e proprio.

IR: invece M¥SS KETA?

Adele: anche lei la conosco da anni ed è stata da sempre una grande fan di Any Other anche prima di “M¥SS KETA”. Anche questa è stata una cosa tra amici: mi aveva scritto Riva, il produttore, chiedendomi se volevo registrare un pezzo di sax in un brano, non potevo dire di no! Poi Juju (Marco Giudici ndr) ha registrato le voci e l’abbiamo fatto.

E’ un po’ strano perché entrambi sono nati come cose tra amici che poi sono diventate ‘grandi’: Generic Animal ha il suo seguito e M¥SS KETA è dappertutto, fa strano averci lavorato vivendole come “fare le cose con i miei amici”.

IR: visto che hai parlato del sax: hai studiato molto per imparare a suonarlo?

Adele: in realtà avevo iniziato alle medie un corso di musica e avevo iniziato a suonarlo, per un anno, ma poi ascoltavo punk e il sax era da sfigati (ridiamo ndr) e l’ho lasciato stare finchè mentre facevamo il disco di Halfalib l’ho suonato in un pezzo. Poi Juju voleva portare il disco in giro con qualcuno che suonasse il sassofono al che mi sono comprata un Tenore e ricomincio a suonare.

IR: quello delle medie era stato dato via nel frattempo… (ridiamo ndr)

Adele: no no quello era un contralto e avevo bisogno di un tenore anche se i pezzi erano stati registrati con un sax baritono. L’inizio è stata dura, non è che ero bravissima, mi si vede in alcuni video in cui mi vergogno per quello che avevo fatto uscire dallo strumento.

IR: Halfalib sono comunque presenti dei brani complessi

Adele: sì sì difficilissimi, vorrei risuonarli adesso che ho studiato di più. Sono contenta che sia stato quello il primo approccio, una terapia d’urto che mi ha fatto superare lo scoglio e farmi andare avanti più tranquilla.

IR: ora nella band di Colapesce hai dovuto studiare tanto?

Adele: in realtà non moltissimo, a parte un paio di momenti in cui posso improvvisare il resto è già tutto scritto. Poi nei pezzi dell’ultimo disco di Lorenzo avevo registrato alcune voci, ad esempio in Sospesi, canto delle parti quindi non ho trovato molte difficoltà.

IR: prima di collaborare lo ascoltavi Colapesce?

Adele: sì, Egomostro è uscito lo stesso anno del mio primo disco ed è stato uno di quelli che abbiamo ascoltato tantissimo in furgone, verso l’estate 2016 quando avevo conosciuto Lorenzo.

IR: quale preferisci dei tre che ha fatto?

Adele: forse Egomostro, quest’ultimo, Infedele, essendoci troppo dentro non riesco a percepirlo dall’esterno. E’ chiaro che mi piaccia ma ne sono troppo coinvolta. Comunque al liceo ricordo che ascoltavo il suo primo EP, figurati.

IR: Hai detto di aver fatto molte nuove scoperte musicali in questi anni cosa veramente ti ha lasciato il segno?

Adele: ho ascoltato tantissimi artisti, ad esempio non avevo mai considerato St.Vincent, nel senso che non mi aveva mai catturata. Avevo ascoltato i singoli ma non avevo approfondito.

IR: l’hai mai vista dal vivo?

Adele: no e potevo andare le ultime due volte che è passata a Milano ma l’ho persa! Lei alla fine fa pop ma è di una raffinatezza compositiva incredibile, sia Masseduction che i dischi prima. Mi colpiscono sempre i dischi dove si incrociano costruzioni che non sono proprie del pop. Anche Jim O’Rourke mi fa andare fuori di testa: è pop ma anche folk ma anche jazz è incredibile.

IR: tre anni fa avevamo parlato anche di Elliott Smith: hai poi visto il documentario su di lui Heaven Adores You?

Adele: ah certo ne ho visto un pezzo ma non l’avevo finito, lo tengo lì da finire, prima o poi.

IR: ma ancora lo ascolti?

Adele: no non molto, ma se capita…

IR: sono lacrime (ridiamo ndr)

Adele: ecco sì come gli amori adolescenziali. Ecco i suoi dischi che ascoltavo a quindici anni che mi catturavano emotivamente ora mi rendo conto della complessità che allora non coglievo e mi rendo conto che non è che era solo un grande a scrivere i testi anche il resto era grandioso anche nel resto.

IR: anche se in parte ha già risposto: tra St.Vincent, Julien Baker, Ani DiFranco chi ti ispira di più?

Adele: ad essere onesta Julien Baker non mi ha mai catturata, la trovo bravissima ma non mi ha mai presa.

Ani diFranco spacca però se devo scegliere St.Vincent è la mia preferita.

IR: e invece tra Giorgieness, Giungla e Maria Antonietta?

Adele: assolutamente Maria Antonietta. E’ pazzesca: scrive benissimo, i dischi sono belli, si ascoltano in modo liscio e piacevole ma la parte incredibile è il live : quando la vedo suonare ho la pelle d’oca, anche adesso solo a parlartene ce l’ho (ridiamo ndr). Poi l’ultimo disco è proprio bello: pop, scritto bene, suonato in modo fantastico è la numero uno.

IR: riesci a leggere libri?

Adele: non quanto vorrei, mi sto trascinando dietro la biografia di John Coltrane da mesi.

IR: ora starai ascoltando solo sassofonisti jazz

Adele: (ride ndr) Coltrane è uno che parla con lo strumento lo fa cantare, quando lo ascolti capisci dove non arriverai mai, almeno per noi poveri mortali.

(ridiamo ndr)

 

Any Other – Capricorn No

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *