Dilis: salvarsi è un mestiere delicato

Si intitola “Infinite forme di Salvezza” il nuovo disco del cantautore e polistrumentista campano Pietro Di Lietro in arte Dilis, artista che solo ora rompe un silenzio di circa dieci anni dalla sua ultima pubblicazione ufficiale. Disco che troviamo anche in vinile e che sprigiona una potenza e una urgenza assai evocative: salvarsi da un amore che finisce, da sentimenti corrosivi, una rinascita, una liberazione. Questo indie-pop d’autore a tratti apocalittico, in altri sospeso ed intimo. E nonostante tutto, tra le sue tracce trovo assai silenzio e contemplazione. L’arte del saper lasciare andare…

Una pausa di dieci anni. Che cosa è successo nel mezzo? E che cosa è successo a romperla?
È stata una pausa voluta, avevo la necessità di vivere la musica da una prospettiva diversa, in questi dieci anni mi sono occupato della direzione artistica del Ferro3.0, un circolo Arci di Scafati, città in cui vivo, organizzare concerti mi ha dato la possibilità di conoscere innumerevoli artisti che in qualche modo hanno arricchito il mio lato umano ed artistico, per non parlare dei miei soci ed amici con la quale abbiamo vissuto un sogno meraviglioso. Dopo la chiusura del circolo a causa della pandemia, mi fu diagnosticato un tumore al rene, da quel momento in poi è cambiato tutto, il periodo post-operatorio è stato molto difficile, mi ha messo di fronte a delle scelte e soprattutto a delle domande, sono uscito fuori da questo periodo grazie alla musica e scrivere le canzoni per questo disco è stata la mia forma di salvezza 

Una rottura ha generato un disco contemplativo. Non ti pare che le due cose siano contraddittorie? Quando si rompe un silenzio non dovrebbe esserci una qualche esplosione?
Dipende da come si vive la rottura, se in maniera consapevole oppure carica di rancore e rabbia, in questo caso il disco viene fuori da un momento in cui avevo la necessità di scavare non solo nella storia ma anche dentro di me, forse il brano goodbye racchiude tutta l’essenza di quel momento. 

Rinascita, resilienza, resistenza, rivoluzione… quale parola sceglieresti per fotografare questo disco?
Rinascita credo sia la parola più adatta ed è quello che ho provato mentre scrivevo le canzoni ed in tutte le fasi successive 

Una stampa in vinile… penso non poteva esserci un supporto migliore per questi 7 inediti. Che rapporti hai con la musica liquida? Direi che in questi dieci anni di silenzio il mondo è cambiato parecchio…
È cambiato tutto per non cambiare nulla in sostanza, credo si sia solo ancor di più esasperata la rincorsa ai numeri, dieci anni fa erano le visualizzazioni di YouTube, oggi gli streaming di Spotify, i follower, i sold-out. La mia impressione è che ormai il capitalismo sia entrato in tutti gli aspetti della nostra vita, anche in quelli che credevamo immuni in qualche modo come l’arte ed i sentimenti. Volevo qualcosa che restasse, che si potesse toccare, il vinile mi sembrava la scelta più idonea e romantica 

Dal vivo questo disco? Andrà alla ricerca di suoni acustici e piccoli o userai soluzioni più ruvide?
Spero di poter portare dal vivo il disco in entrambe le soluzioni, stiamo lavorando al tour che partirà da ottobre, mi piace l’atmosfera intima che si può creare in un live in solo ma questo disco merita un respiro più ampio; quindi, dove possibile proveremo la soluzione in band.

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