Gli EP del mese: settembre 2016
L’EP è ormai un formato sempre più diffuso per la pubblicazione di nuove canzoni da parte delle band, italiane e non. Spesso, purtroppo, chi scrive di musica tende a privilegiare la trattazione degli album, e questo crea il rischio che lavori assolutamente validi non abbiano lo spazio che si meriterebbero. Da questa considerazione è nata la nostra scelta di raggruppare mensilmente una serie di recensioni brevi sugli EP ascoltati nel periodo di riferimento, così che i nostri lettori possano avere uno sguardo d’insieme anche su questo tipo di pubblicazioni.
Verdena/Iosonouncane – Split EP (Universal)
Normalmente, gli split EP passano in secondo piano, ma visti i nomi coinvolti, questa era una delle uscite più attesa di settembre. Le filosofie con le quali i protagonisti rileggono i brani dei propri contraltari sono diverse: i Verdena adattano al proprio stile le canzoni di Iosonouncane, e si notano il classico suono di chitarra grosso e cupo, il basso che fa da ponte tra esso e la batteria, e il drumming capace di risultare sia di impatto che fuori dagli schemi. C’è giusto qualche seconda voce ad arricchire il tutto, per il resto Tanca e Carne assumono pienamente lo stile dei Verdena, ed è decisamente un bel sentire. Iosonouncane, invece, approfitta dei due brani dei Verdena per percorrere strade a lui nuove, dando una veste quasi vellutata e arrangiamenti più ariosi alla propria cifra stilistica. Incani mantiene comunque la propria peculiarità, ovvero la capacità di creare atmosfere decisamente evocative grazie alla armonie e alle stratificazioni sonore. Si consiglia caldamente l’ascolto in cuffia, soprattutto delle riletture di Diluvio e Identikit da parte di Iosonouncane (Stefano Bartolotta)
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The Winstons – Golden Brown/ Black Shopping Bag (AMS Records)
Chissà se i Gabrielli, Gitto e Dellera (i fratelli d’arte Winstons) si aspettavano il successo ottenuto dal loro esperimento prog. E’ un dato oggettivo infatti che il disco omonimo The Winstons (AMS Records, 2016) uscito questo anno ha avuto un successo straordinario, così come straordinaria è stata l’accoglienza da parte della critica musicale (nazionale e non) e dal pubblico (non solo quello legato a questo genere). Calati nei personaggi di un’altra epoca, con abbigliamento e strumentazione vintage, i fratelli Winstons hanno calcato i palchi di mezza Italia, e non sono mancate date oltralpe. Forse quello che forse è nato come un gioco, uno scherzo(?), è diventato qualcosa di serio. In altri termini, il trio “ci ha preso la mano”, tanto che questo agosto regala ai propri fan un 45 giri con due brani: la stupenda Golden Brown (cover dei The Stangles) e Black Shopping Bag. Il primo dei suddetti pezzi in effetti veniva già suonato in occasione dei loro concerti, scatenando un pubblico già esaltato dalla performance live; mentre il secondo è l’ennesimo viaggio psichedelico di pinkfloydiana memoria. L’uscita di questo 45 giri ci fa ben sperare che il pazzo progetto di Dellera, Gabrielli e Gitto prosegua per la sua allucinante strada, perché c’è bisogno di questa follia, perché questa follia ci piace e tanto (Gilda Romeo)
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Gomma – Usciamo! Ora! (Libellula)
“Fare festa se vuoi non costa!” questo mantra, proclamato dai Gomma nel prima brano di questo EP, ci entra decisamente nelle orecchie e rappresenta, piuttosto bene, l’approccio musicale della band. Pop spigliato e votato al disimpegno assoluto, non solo nei testi (“Facciamo l’amore in una scatola di cioccolatini al gusto libertà”) ma anche nelle musiche e negli arrangiamenti di canzoncine (permettemi di usare questo termine, non con un retrogusto negativo, ma perchè penso che sia proprio l’ideale per questi brani) leggerissime e melodiche. Certo, il peso specifico di certe basi degne del Karaoke di Fiorello a volte è pari allo zero, ma è innegabile che in fatto di ritornelli i nostri ci sappiano fare. Certo siamo a un passo dal livello “Zecchino d’oro”, esigiamo ora almeno l’approdo alla pre-adolescenza. (Riccardo Cavrioli)
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Carlo Martinelli – Caratteri Mobili (Area51 Records)
Tanto quanto i Luminal ci danno i brividi, ci tengono sulla corda e ci lasciano lividi che durano nel tempo, così l’EP solista di Carlo Martinelli (che dei Luminal è il leader) ci trasmette poco o niente: pare di sentire un mix pseudo cantautoriale classico, già stanco in partenza, di Guccini, Battisti e Rino Gaetano. Chitarra e voce, qualche teatralità stemperata, una parte centrale che spinge allo skip, mentre i due estremi solleticano almeno un po’ tra l’inizio con la cupezza nervosa da poliziottesco anni ’70 di Un Banale Fatto Di Cronaca e il noise (ottimo l’uso del sax) di 1984. Per il resto, poco da salvare o ahimè, poco che che ci solletichi veramente. (Riccardo Cavrioli)
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We are not pop music – Dark Age (autoprodotto)
Debuttano con il loro EP i bolognesi We are not pop music. Il nome del gruppo e quello dell’EP sono quasi una manifestazione di intenti, una minaccia se vogliamo, di quello che chi avrà modo di ascoltare ritroverà nelle quattro tracce che compongono l’EP. In altri termini, se siete alla ricerca di suoni morbidi, di ascolti leggeri e spensierati cambiate disco. Qui, siamo nell’età oscura (dark age), in quella del declino dell’uomo, animale metropolitano che girovaga alla ricerca di un senso della propria esistenza, senza mai trovarlo. Il pessimismo cosmico insito nei We are not pop music assume la forma di una materia sonora non troppo identificata e identificabile in un genere preciso; ma sicuramente di grande impatto. Una fusione di elettronica, noise e shoegaze che crea un stato di tensione emotiva ed una violenza sonora (equilibrata e mai eccessiva) percepibile dall’ascoltatore fin dall’opener Flash. Ma è con la successiva Youevil che si comprende meglio quello che è lo stile dei WANPM: incalzanti ritmi digitali vengono interrotte da una coltre di chitarre effettate che “spezzano” l’atmosfera claustrofobica del brano per donargli un più ampio respiro, uno spiraglio di luce, destinato comunque a cessare. C’è un’armonia nel rumore, un lato dolce nella violenza sonora predominante, come si percepisce nell’ultima traccia Fathers. “Dark age è l’accumulo di tutte le forme che abbiamo creato prodotto e utilizzato … la saturazione che ne deriva e il suo rumore incessante” – affermano i WANPM: un rumore costante, come quello che assorda la nostra mente nella nostra personale dark age (Gilda Romeo)
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Humour nero – Minimi Sistemi (autoprodotto)
Band di Roma attiva dal 2010, gli Humour Nero sono in realtà solo al secondo EP, che ha richiesto un paio d’anni di lavorazione e l’ingresso di un nuovo elemento, portando la lineup da quattro a cinque. Le sei tracce ricordano un po’ i Baustelle e un po’ un certo filone dell’indie pop-rock anglosassone che si era manifestato una decina d’anni fa ma aveva avuto una visibilità non altissima: si parla di nomi come i Red Light Company, i Morning Runner o gli Electric Soft Parade. Brani più pop si alternano ad altri maggiormente d’atmosfera, e in entrambi i casi si punta su un suono chitarristico diretto e avvolgente, con un po’ di tastiere a corredo e la voglia di proporre atmosfere in equilibrio tra concretezza e sogno, con i testi che hanno lo stesso scopo. Il lato pop del gruppo si lascia preferire, e una canzone come Galileo è davvero irresistibile, ma in realtà tutto l’EP è di buona qualità, grazie a un suono azzeccato, a melodie e testi ispirati e alla capacità di creare canzoni semplici ma non scontate (Stefano Bartolotta)
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