The Winstons @ Montagnola Republic, Bologna, 24/07/2020
“E’ il primo live che facciamo dopo quello che è successo” ci confidano i Winstons durante la serata di venerdì scorso, al parco della Montagnola, Bologna.
Carissimi Winstons, per molti di noi è anche il primo concerto (o comunque uno dei primi) dopo “quello che è successo” ed è magnifico ritrovarci qui, insieme.
Prenotazione obbligatoria e posti a sedere non scoraggiano il pubblico dei Winstons, presenti all’appuntamento qui al Montagnola Republic, festival organizzato da Arci Bologna, in collaborazione con Binario 69.
Certo, è tutto molto strano, diverso. Purtroppo il rischio di una distanza tra band e pubblico è alto, il pericolo di uno spettacolo freddo e distaccato, quasi asettico, è dietro l’angolo.
Lo sappiamo noi, lo sanno loro. Ma l’entusiasmo di poter ricominciare a vivere la musica, sentirla sulla propria pelle e non solo tra le proprie mura domestiche, c’è; si percepisce sui volti di ognuno dei presenti.
Alle 22.30 circa i nostri salgono sul palco. Ormai siamo abituati a vedere il trio calati nei personaggi dei fratelli Rob, Enro, Linnon che quasi quasi non ci facciamo più caso al loro look vintage.
Quella che era nata come un’esperienza estermporanea, come un esperimento causale, si è rivelato ormai un progetto ben colladauto, che è riuscito a convincere pubblico e critica.
La prima parte del concerto è tutta dedicata a Smith, il loro secondo disco: Tamarind/apple pie, Ghost town fanno ondeggiare la testa dei presenti, e ci troviamo immediatamente alienati in un’altra dimensione, fuori da qualsiasi linea spazio tempo.
I Winstons attraggono su disco, ma lo fanno ancor di più dal vivo, dove è la loro intesa straordinaria; tra i tre si percepisce un’intesa straordinaria, riuscendo continuamente a sedurre e incantare i presenti, nonostante le gambe accavallate su sedie non troppo comode.
A man happier than you rallenta i ritmi frenetici e convulsi, lasciando posto alla calma, regalandoci una sensazione di tranquillità momentanea, che ben si accompagna alla leggera brezza notturna.
Ci vuol poco per ripremere l’acceleratore con The blue Traffic Light e Sintagma.
Il dialogo continuo tra gli organi, basso e batteria, chitarra, i cambi repentini di ritmo, i cambi di voce tra un pezzo e l’altro (o all’interno dello stesso pezzo), i cori: tutto questo rende la musica dei Winstons avvincente.
C’è spazio anche per il passato: la stupenda … On a dark cloud regala momenti trasognanti.
“Quanto tempo abbiamo?… Ah… quindi riusciamo a fare due pezzi?” Il tempo vola, senza che ce ne rendiamo conto. I Winstons ci accompagnano verso la fine con Nicotine Freak e She’s my face.
Il rischio paventato all’inzio è scampato: nessuna distanza, nessuna freddezza; solo tanta voglia di divertirsi ascoltando un ottimo gruppo che, per una sera, ci ha regalato una parvenza di normalità. Grazie.