Pinguini Tattici Nucleari @ Stadio San Siro, Milano, 11/07/2023

Per loro stessa natura, gli spettacoli musicali negli stadi creano, da sempre, divisioni tra gli appassionati. C’è chi proprio non li sopporta, perché c’è troppa gente, perché arrivare e andarsene dalla venue è sempre un gran traffico, perché difficilmente si sente bene come in un club, o anche solo perché, in generale, si sente fuori posto in un contesto di quel tipo. C’è chi, invece, li adora, per il clima di festa, perché magari apprezza la sensazione di stare in mezzo a tante altre persone con gli stessi gusti musicali, per il senso di coinvolgimento dato dal canto collettivo. Nessuna opinione è giusta per forza, sono cose soggettive e così è giusto che restino.

Personalmente, a me piace l’idea di un bel concerto in uno stadio, mentre, ad esempio, non sopporto i mega spettacoli senza gli spalti e con decine di migliaia di persone tute sparse in un prato. Lì mi sento perso e fuori posto, e dopo i Radiohead a Monza nel 2017 ho giurato mai più, e ho mantenuto fede al giuramento. Ma lo stadio un po’ di senso di raccoglimento e di finitezza dello spazio me lo dà, e allora i pregi di cui parlavo sopra possono emergere.

Poi però, visto che mi piace seguire la musica italiana, se mi voglio godere uno spettacolo da stadio messo in piedi da una band di casa nostra, il mio gusto non mi concede alternative, e l’unico a cui posso andare è quello dei Pinguini Tattici Nucleari. Non sono certo un fan accanito della band, ma le canzoni mi piacciono abbastanza da far sì che, quando le ascolto in radio, le canticchio con piacere, e poi rispetto molto la loro storia e mi era piaciuto il modo in cui si erano raccontati nella conferenza stampa dello scorso dicembre.

Sono stato, quindi, contento di avere l’opportunità di andare al concerto, e, lo dico subito, ne sono uscito molto soddisfatto. Semplicemente, in questo show si incastra tutto alla perfezione: la natura delle canzoni, il modo in cui la band le interpreta e l’attitudine del pubblico. Non starò qui a dire che chi non apprezza i concerti negli stadi cambierebbe idea, ma dico, con convinzione, che chi li apprezza non può trovare niente di meglio quando si parla di band di casa nostra nate in questo secolo. E a chi mi dovesse rispondere col nome dei Maneskin, dico tranquillamente che il quartetto romano ha una bassissima qualità compositiva, per cui, anche se certamente suonano bene e tengono perfettamente il palco, quando le canzoni sono scritte in modo piatto e banale, non è come quando, invece, possono vantare un buon senso melodico e testi capaci di comunicare qualcosa.

Dicevo della natura delle canzoni, assolutamente perfetta per questo contesto, sotto ogni punto di vista. Il suono, lo stile melodico, quello che raccontano, anche lo stile vocale, sono semplicemente da stadio ed è proprio questo il posto in cui rendono al massimo. E questo vale non solo per il repertorio più recente, che ovviamente è stato realizzato anche tenendo conto dell’ampio seguito, ma anche per le canzoni più risalenti. Ascoltando quelle stesse canzoni in questa occasione, c’era proprio la sensazione netta che appartenessero a questo tipo di venue e a nient’altro.

Parlavo, poi, di come la band ha suonato e cantato. Nella citata conferenza stampa, Riccardo & co. avevano detto, senza mezzi termini, che in uno stadio non ti puoi permettere troppe raffinatezze, e che l’importante è suonare forte per farsi sentire. Effettivamente, è ciò che il sestetto ha fatto, però è anche riuscito a far sì che il suono non risultasse piatto, facendo, invece, in modo che le armonie strumentali e vocali si notassero facilmente, così come il contributo dei diversi strumenti, con la chitarra e la tastiera sugli scudi e una sezione ritmica che ha costantemente mantenuto una buona compattezza. Anche dal punto di vista vocale, è andato tutto alla perfezione, con zero incertezze e la giusta robustezza per tutti i 135 minuti di live.

Con un concerto così, si potrebbe pensare, è stato facile conquistarsi il pubblico, ma la verità è che non ce n’è stato nemmeno bisogno. Tutti i 60mila presenti, infatti, sono andati dietro alla band fin dal primo secondo, con devozione assoluta e altrettanta voglia di farsi sentire. Poi, ovviamente, la situazione è rimasta tale anche per merito della band, ma se in altre circostanze è stato necessario aspettare che il pubblico si scaldasse un po’, in questo caso non ce n’è stato bisogno, la gente era era carica come una molla fin da subitissimo e tale è rimasto fino alla fine. Prima di questo live, a San Siro avevo visto Antonello Venditti, gli U2, Bruce Springsteen e i Pearl Jam, tutti nomi con fan base notoriamente calde, e quella dei Pinguini si è posta sullo stesso altissimo livello.

Un ulteriore merito della band è stato quello di escogitare una serie di trovate adattissime per alzare ulteriormente il livello di coinvolgimento del pubblico. Dalla richiesta a una ragazza del pubblico di farsi tatuare sul momento il titolo di una loro canzone, al far tradurre Scrivile Scemo col linguaggio dei segni direttamente sul palco, all’effettuare il classico momento raccolto dei concerti da stadio attorno a un tavolo con la classica tovaglia a quadrettoni bianchi e rossi, al prendersi una decina di minuti di pausa senza abbandonare il pubblico, tramite un medley di pezzi propri ma registrati e mixati tipo dj set, che detta così potrebbe sembrare un stupidata e invece è stato un momento perfetto, al salutare la propria gente eseguendo in acustico Fuori Dall’Hype con le luci già accese. Tutte idee davvero carine e funzionali, esattamente come sono le loro canzoni. Niente di più, ma soprattutto, niente di meno. Bella anche la scelta di confermare coi fatti il proprio mantra “siamo una band”: tutti, infatti, hanno avuto il proprio spazio, anche fungendo da voce solista, per almeno una canzone o un ampio momento di essa. Una bellissima sensazione di comunanza, che è stata trasmessa in pieno agli spettatori.

Da un concerto così, non si può uscire che con la massima soddisfazione, come ho già detto. Ci si sente necessariamente coinvolti e parte di qualcosa, e se si sceglie di andare a un concerto in uno stadio, è questo ciò che si vuole in primis. E i Pinguini sono assolutamente in grado di darlo.

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