Paolo Benvegnù + Ettore Giuradei @ Nxt Station, Bergamo, 12/08/2023

Normalmente non scriverei un report di un concerto gratuito nel bel mezzo di agosto, tanto chi vuoi che lo legga, e, in fondo, chi era interessato è venuto sicuramente, visto il prezzo d’ingresso. Ma stavolta, è diverso, per due ragioni: la prima è che Paolone, alla fine di questo show siderale, ha detto che era solo il settimo concerto dall’anno scorso, e allora una traccia sull’Internet di quanto è stato meraviglioso ci deve essere; la seconda è che sono passati cinque giorni e ancora non mi si è levata minimamente dalla testa e dal cuore la magia incredibile di questa serata, e allora è più che giusto mettere il tutto per iscritto.

Il Nxt Station è uno spazio ottimamente organizzato, di dimensioni considerevoli ma ben gestito in ogni suo aspetto: il paco è bello, lo spazio a esso antistante è ampio e comodo, il suono è nitido, certo a un volume un po’ basso, ma per fortuna, stavolta ci si poteva avvicinare al palco a piacimento e quindi si sentiva bene. La proposta di cibo e birra è di gran qualità e il servizio è rapido ed efficiente: certo i prezzi non sono esattamente popolari (ho pagato 20 euro per panino, patatine e birra), ma era tutto davvero buonissimo con ingredienti di primissima scelta, e calcolando che, come detto, il biglietto del concerto non si pagava, il bilancio è positivo anche dal punto di vista economico.

Prima di Paolone, sul palco sale Ettore Giuradei con la sua band e ci regala una cinquantina di minuti di grande musica, con canzoni scritte bene e interpretate ancora meglio, sia dal punto di vista vocale che strumentale. Uno dei miei compagni di serata sostiene che fosse meglio quando Ettore cercava di dare una verve pop ai propri brani, invece adesso le melodie sono evidentemente ispirate al cantautorato classico statunitense e sono, quindi, più sfuggenti. Però, onestamente, secondo me una canzone va giudicata nel suo complesso, e gli arrangiamenti densi, stratificati e ricchi di sfumature, nonché i testi di alto profilo, che, come da sito web dell’autore, trattano tematiche come “la messa in discussione di un determinato sistema di cose, alcune ipotesi alternative, alcune derive; riflettere sul lavoro che si deve fare per essere preparati a scegliere; l’invidia degli dei; la calma della terra; il concetto di rappresentazione; assumere la tragicità della vita”, stanno meglio con melodie di questo tipo.

Di conseguenza, rimango molto colpito da questa performance e faccio mea culpa per non aver ancora ascoltato il disco Nevrotica/Politica, uscito lo scorso maggio. Rimedierò al ritorno dalle vacanze, perché un lavoro così va senz’altro sostenuto. La band sul palco suona divinamente e le interazioni tra gli strumenti non sono mai scontate e danno una spinta sempre significativa, con il risultato d’insieme che risulta decisamente splendente. Paolone avrà parole di elogio anche per Ettore, dicendo che assistere a questo concerto è stato come leggere una manciata di classici letterari e rendersi conto che, come sempre, non si è capito un cazzo della vita. Ha pienamente ragione.

Paolo Benvegnù e i suoi cinque compagni di band (chitarra, basso, batteria, tastiera e tromba) arrivano sul palco poco prima delle 22 e decidono di pettinarci immediatamente con un poker iniziale da brividi: Una Nuova Innocenza, Io E Il Mio Amore, Il Nemico, Love Is Talking. Il Nemico, in particolare, è una vera sorpresa, e non sarà l’unica all’interno della setlist, visto che verremo coccolati anche da perle come La Schiena, Avanzate, Ascoltate, È Solo Un Sogno, la mia adoratissima e preferita di tutto il repertorio di Benvegnù Nel Silenzio, più altre canzoni del passato che però era più facile aspettarsi, come Il Mare Verticale, Cerchi Nell’Acqua e Suggestionabili. In ogni caso, le canzoni più recenti, comprese quelle dell’ultimo EP di pochi mesi fa, non sfigurano affatto, e il pensiero costante che mi anima durante tutta la performance, e che certamente anima anche tutti gli altri presenti, è un qualcosa del tipo “ma che razza di songrwriter sovrannaturale è Paolone?”.

Perché poi possiamo dirci tutto quello che vogliamo sull’importanza di suonare bene per la riuscita di un concerto, ma la base sono sempre le canzoni, è inutile nasconderselo, se le canzoni sono belle, il concerto lascerà soddisfatti, a meno di disastri, mentre, se le canzoni non sono belle, la band può suonare bene finché vuole, ma lo spettatore tornerà a casa sentendo che c’è qualcosa che non va. E le canzoni che Benvegnù ha scritto in tutti questi anni sono magnifiche, in ogni aspetto, non solo quello dei testi per cui il Nostro è tanto celebrato, ma anche per le melodie e per le idee dal punto di vista strumentale. Con una base del genere, e potendosi prendere la libertà di suonare alcuni brani tanto amati dal pubblico quanto inaspettati, è ovvio che la serata decolli.

Per fortuna, quanto ho appena detto non significa che i sei non suonino bene, ma anzi, che la magia della serata mi rimane dentro proprio perché anche da questo punto di vista è tutto perfetto. Ognuno dei sei musicisti compie perfettamente il proprio dovere nel dare spessore e profondità al suono, con linee strumentali che uniscono bellezza e efficacia in modo magistrale. Dopo che la storica band con Guglielmo Ridolfo Gagliano, Luca Baldini, Igor Cardeti e Andrea Franchi non è riuscita a rimanere insieme, noi fan di lungo corso eravamo un po’ preoccupati, e invece la permanenza di Baldini e l’arrivo di Gabriele e Daniele Berioli, Saverio Zacchei e Tazio Aprile hanno ridato smalto a un repertorio unico nel panorama italiano e che merita di essere reso dal vivo su livelli così alti. Gli anni con Guglielmo, Igor e Andrea rimarranno sempre nel nostro cuore, anche grazie al rapporto umano che si era creato tra noi e loro e che rendeva il post concerto importante quanto il concerto, ma anche adesso c’è un tasso di qualità semplicemente irraggiungibile e capace di generare emozioni intensissime.

Penso di aver scritto abbastanza per lasciare la traccia che volevo lasciare e per rivivere ancora meglio questa serata pazzesca. Speriamo che il numero di concerti aumenti significativamente per Paolo e la sua band, sarebbe solo giusto e meritato, per loro e per chi ama la musica in Italia, e siamo ancora un buon numero, ne sono certo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *