Giardini Di Mirò @Santeria Social Club, Milano


Il ritorno di una band con un solido percorso come i GDM sia in studio che live non può essere perso. Sette anni dall’ultima volta che Jukka Reverberi, Corrado Nuccini, Mirko Venturelli, Emanuele Reverberi, Luca Di Mira e Lorenzo Cattalani hanno dato vita ai loro suoni live. In una Santeria al limite del sold-out e anticipati dal sempre ottimo Robin “Sophia” Proper-Sheppard, che manca sempre troppo al solito ironico e tagliente nelle battute quanto disperato nei brani apre la strada ai sei ‘giardini’.

Sul palco, campeggiano dei grandi fari a luce bianca, sullo sfondo è presente la scritta Different Time, dal titolo dell’ultimo lavoro. Un titolo che è un segnale e sembra dire: siamo tornati ma in un mondo diverso, ma ci siamo ancora.

In realtà una data zero c’era stata all’AMFest di Barcellona a ottobre(ero presente), dove i GDM avevano dato vita ad uno show con alcuni nuovi pezzi eseguiti ancora prima di essere pubblicati. Ottimamente accolti dal pubblico spagnolo gli inediti già segnavano che qualcosa di distante o perlomeno differente(appunto) dalle ultime pubblicazioni cercando di andare oltre al post-rock o quello che era il loro suono passato.

Venendo alla serata milanese i sei GDM sono concentratissimi, è troppo importante dare il massimo e già scegliere la title track (più di otto minuti) dell’ultimo Different Times come inizio è sfidante. Tutti e sei sono coinvolti nel suono pieno e nelle tirate sonore e non sbagliano nullla. La corale ed evocativa Don’t lie porta lontano e i suoni si sovrappongono tra le sferzate elettriche e gli intermezzi dei fiati che sostengono Good Luck rendendo l’epicità del finale dove basso/batteria e tromba si incrociano per poi spegnersi insieme.

La scelta della setlist è costellata da brani dalle varie epoche del gruppo quindi troviamo Città di vetro del 2003 o ancora Rome di sette anni fa o la stupenda Pet life saver dalla pietra miliare che fu Rise and Fall of Accademic Drifting che unisce lo slow-core con il post-rock (se hanno senso ancora queste etichette).

I bis sono per l’inevitabile Hold on con Robin alla voce, per la prima volta dal vivo, in un’esibizione molto trascinante, poi tocca alla cupa Rome e la finale A New start divisa tra noise e suoni prog, forse scelta più per il titolo che per l’efficacia.

Uno Jukka commosso ringrazia tutti e lascia il palco con i compagni che hanno confermato un nuovo stato di grazia e che sono pronti a ripartire senza paure verso un meritatissimo ritorno in grande stile.

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