Brothers In Law @ Bronson, Ravenna
Non ne facciamo mistero: i Brothers In Law ci sono sempre piaciuti sin dal primo giorno e la band di Pesaro ha guadagnato pian piano sempre maggiori consensi, anche a livello internazionale, con il suo eccellente debutto, ‘Hard Times For Dreamers’ (2013), che li ha portati fin negli Stati Uniti, dove hanno suonato a NYC e al SXSW di Austin.
Ora Jack, Nicola, Andrea e l’ultimo arrivato Lorenzo sono pronti per una nuova grande avventura insieme al loro sophomore, ‘Raise’, pubblicato solamente ieri, sempre dalla We Were Never Being Boring. Gli appuntamenti che li aspettano nei prossimi mesi sono davvero tanti e vedranno la band marchigiana suonare non solo in lungo e il largo per la nostra penisola, ma anche in Europa e di nuovo negli Stati Uniti, dove ci sarà anche il loro secondo passaggio al famosissimo festival texano.
Le aspettative sono alte e chi ha già avuto modo di avere tra le mani il loro nuovo LP o di ascoltarlo attraverso i numerosi servizi di streaming sa già che questa dura prova è stata superata in maniera brillante dal gruppo pesarese: dopo il primo concerto, ieri sera alla Stazione Gauss di Pesaro, quindi in casa, oggi è la volta di un passaggio in Romagna, terra notoriamente calda e molto supportiva nei confronti dei musicisti.
Le presenze oggi al Bronson, seppur non sold-out, sono comunque abbastanza numerose, segno che il buon prodotto presentato dai Brothers In Law viene apprezzato da più di una persona.
Dopo l’intervista, che abbiamo realizzato nel locale di Ravenna, quando sul nostro orologio manca una ventina di minuti alla mezzanotte, ecco salire sul palco i quattro ragazzi marchigiani: è un’atmosfera leggera e cupa ad accoglierli, con un inizio solo strumentale che, per qualche momento, ci fa provare dei brividi con Compose (Leave I). Sembra di ritrovarsi all’interno di una foresta buia in una notte senza la luna a illuminare il nostro cammino, ma il drumming deciso di Andrea Guagneli ci guida verso il sentiero corretto, supportando la calda voce di Giacomo Stolzini in Tear Apart (Leaves II).
All The Weight, invece, è più intensa e rumorosa e forse più simile alla vecchia produzione: i vocals di Jack hanno quella incredibile capacità di farci sognare, mentre le chitarrine riverberose scorrono veloci. Life Burns parla di come il tempo brucia rapidamente e quindi non bisogna lasciarlo sfuggire, ci spiega il frontman: se all’inizio è gentile, dolce e capace di farci volare verso orizzonti lontani e infiniti, sa poi accelerare, regalandoci vibranti scosse di adrenalina costruite da una galoppante batteria.
Sognamo ancora con (Shadow II) Leave Me, dove il ritmo e la potenza paiono essere decisamente superiori rispetto alla versione del disco, ma ci fermiamo poco dopo con la nuova No More Tears, che ci porta di nuovo in un mondo più triste, ma non per questo meno bello ed emozionante: il suono si fa ricco e la voce di Stolzini sembra volerci far riflettere per un momento in questa serata di festa.
Più pesante e carica la conclusiva Oh, Sweet Song, dove le chitarre di Nicola e Giacomo recitano subito le parti da protagoniste con un piglio rock, prima di lasciare spazio a un synth più gentile, che introduce i vocals morbidi del frontman pesarese: la serata si chiude così, in un mix tra rock potente e pop sognante.
Ora è tempo di ballare e lasciarsi andare un poco, ma in questi cinquanta minuti i Brothers In Law hanno messo in luce progressi interessanti, dimostrando che definizioni come indie-pop o dream-pop ora gli stanno strette: l’Europa e gli Stati Uniti li aspettano. In bocca al lupo, ragazzi!