Sacri Cuori – Delone
PROTAGONISTI: Antonio Gramentieri, Diego Sapignoli ,Francesco Giampaoli and relatives.
SEGNI PARTICOLARI: dopo Sacri cuori, Rosario, la colonna sonora di Zoran il mio nipote scemo e mille collaborazioni in diverse forme (Hugo Race, Dan Stuart, Pan del Diavolo, Massimiliano LaRocca, Giant Sand…) la band romagnola dà alle stampe Delone, lavoro registrato, come le succede spesso, in diverse parti del mondo. Anche questa volta, un pugno di amici, o “una famiglia allargata” come amano sottolineare, li hanno affiancati in studio. Alcuni nomi? Evan Lurie (Lounge Lizards), Marc Ribot, Howe Gelb (Giant Sand), Steve Shelley (Sonic Youth) e Carla Lippis, australiana riportata alle origini, nonché Enrico Farnedi (tromba) e Christian Ravaglioli (fisarmonica, tastiere, sax, oboe), tutti in qualche modo importanti al progetto e al sound dell’intero album.
INGREDIENTI: dichiaratamente “figli” di Fellini e di Lynch oltre che della loro terra, Gramentieri e soci spaziano tra le sonorità aperte e la musica tradizionale (non solo italiana). Echi di Nino Rota, Armando Trovajoli, Badalamenti e l’ombra (imponente) dei Los Lobos si aggirano per i brani infiltrandosi nelle pieghe di ogni traccia costruendo un mondo decisamente variegato. L’album parte con il richiamo latino di Bendigo. che ricorda i brani dei primi lavori del gruppo prendendone una sorta di eredità. Una svolta arriva con la sinuosa La danza alla freschezza, che vede alla voce Carla Lippis, un deciso tocco di originalità al progetto. Anche la strumentale La marabina, un brano molto complesso condito da un accattivante refrain retrò, vede un’evoluzione del suono verso nuovi lidi. La title-track Delone, con ancora la Lippis alla voce, ha echi morriconiani e la cantante australiana si rivela perfetta nel seguire il mood del brano. Altro tassello nel mosaico è il folk di Billy Strange che sembra uscito da una rivisitata colonna sonora di Pat Garrett & Billy the kid. Marc Ribot caratterizza Seuls ensamble, con Emmanuelle Sigal alla voce, creando un’atmosfera allo stesso tempo intrigante e spigolosa . Cagliostro Blues ha un andare molto Sixties che lo rende molto felliniano e sensuale. Howe Gelb colora con la sua profonda voce Serge, pezzo dissonante e quasi sperimentale, che porta lontano in una distorsione di sonorità che solo nel finale trovano un senso. Ovviamente non mancano i pezzi strumentali: la malinconica Portami via e la conclusiva jazzy Dirsi addio a Roma.
DENSITÀ DI QUALITÀ: ogni brano di questo album sembra voler raccontare una storia, quella di un pezzetto (o più) della vita del gruppo. Da qui i numerosi ospiti, segno di forti legami con le persone e i luoghi, è questa la base del mondo sonoro dei Sacri Cuori. Spesso si parla di generi e si cerca di accostare un brano ad un autore o ad un altro, non è questo il caso, ci sono strati che si sovrappongono e si intersecano, ogni incontro sedimenta qualcosa che rimane: gli antipodi, il fascino delle campagne aperte e delle spiagge, l’introspezione di un cammino difficile ma costellato di situazioni che pochi finora si sono potuti permettere. Quattordici brani e quattordici storie, ognuna figlia delle riebolazione dei suoni che arrivano da – nello spazio e nel tempo – lontano, per poi scoprire che poi così lontano non è. Questa sorta di cortocircuito rende il tutto unico e originale e a differenza dei lavori precedenti, in Delone c’è il tentativo di riuscire più fruibili (ma che male ci sarebbe?) però senza perdere un briciolo di complessità e il risultato finale è talmente originale che rimarrà come una pietra miliare per chi(con la propria arte) vorrà mettersi in discussione anche fuori “casa” e non rimanere a coltivare il proprio orticello creativo.
VELOCITÀ: sinuosa.
IL TESTO: “le lacrime di sale che bruciano le ferite in fondo al cuor / dammi questo tempo d’amor/
passi di di una danza / la vita che ci avanza / fuochi senza luce nè calor” da La danza.
LA DICHIARAZIONE:” DELONE è un disco che è un po una summa di 3 anni passati sulla strada, in senso buono ed anche in senso meno buono. Nel senso che abbiamo cercato di raccogliere tutti gli stimoli che sono arrivati facendo un sacco di date in giro per il mondo ed è anche un disco che ci ha parecchio impegnati e stancati nel farlo e che ci ha portato inevitabilmente a portare il progetto in posti diversi da quello originario.” intervista a SpazioRock.it