Luca Milani-Lost For Rock ‘n’ Roll

GENERE: roots – rock

PROTAGONISTI: Luca Milani, Riccardo Maccabruni, Giovanni Calella, Luca Capasso

SEGNI PARTICOLARI: la strada, l’asfalto che brucia e un’anima tormentata. Questi sono gli ingredienti che da sempre hanno caratterizzato un certo modo di fare rock’n’roll, non quello di Elvis, il R’N’R ‘figlio bastardo’ , quello dei (bellissimi) perdenti. Il beautiful loser questa volta è un ragazzo della bassa milanese, uno che non diresti mai cosa può nascondere dentro. Luca se lo conosci, è timido e schivo, non sembra quello che canta e non diresti che dietro quella maschera si nascondano un sacco di storie, a volte di speranza a volta di illusioni. Le sue canzoni prendono forma anche grazie alla profondità della sua voce e alla perfetta esecuzione di ogni singola nota. Ogni brano sembra troppo bello per essere vero.

INGREDIENTI: trentacinque minuti, dieci episodi di american sound a tutto tondo, ogni brano è un rimando a suoni d’oltreoceano senza mezze misure. La strada era stata aperta dal lavoro precedente, ‘Sin Train’, decisamente più intimista e la direzione era quella del ‘puro’ cantautorato rock. Con ‘Lost for R’N’R’ la rotta è cambiata quel poco che basta per avere una visione diversa del suo mondo. Un sound più elettrico, diretto e a volte aggressivo, alla Mellencamp per intenderci, fa discostare l’ago della bussola verso un nuovo orizzonte. L’album contiene brani profondi e intimistici come l’iniziale ‘On Saturday night‘ e ‘In the wind‘ (a metà ) e ballate più spedite dove la band dà il meglio di sà© come ‘Silence of this town‘ e la tirata title track ‘Lost for rock’n’roll‘ che viaggiano a mille sulla strada che parte da Steve Earle e arriva a Ryan Adams passando da Chuck Ragan (soprattutto per la voce) e strizza l’occhio ai Lucero . Le trascinanti

Dog in the fog‘ e ‘Dust and Wind‘ starebbero bene mentre si viaggia in una qualsiasi highway mentre un sentito omaggio a certi echi provenienti da Freehold è certamente l’arrembante ‘Demon Inside‘, springsteeniana fino al midollo. Il John Cougar dell’Indiana viene fuori ascoltando ‘Second Chance‘ e ‘Party Dress‘. Ma non ci sono solo rimandi chiari e immediati, il rock ‘n’ roll si sa, è anche per le anime solitarie e dure e la desertica ‘Bar at the end of the world‘ è per loro.

DENSITA’ DI QUALITA’: cantato ottimamente, suonato senza la minima sbavatura, questo disco potrebbe arrivare tranquillamente dagli USA e non essere da meno di altri più famosi autori. Se fossimo nel 1995 sarebbe uno di quelle pietre miliari che ci ricorderemmo per anni, ma nel 2013 con la montagna di cloni (italiani o no) del roots rock/alt-country o come diavolo si possa definire questo genere di musica, il rischio è che questo lavoro serva solo ad infoltire il sottobosco di ottimi artisti che affollano la il vecchio e il nuovo continente.
Ma come agli altri a Luca questo importi poco perchà© finchà© ci saranno storie come quelle narrate qui, varrà sempre la pena raccontarle a tutti.

VELOCITA’: 75 miglia orarie come lo speed limit sulle freeways

IL TESTO: : “From the window I see leaves falling down / fast cars go straight away / like the years lost in this town” da ‘Dust and Wind

LA DICHIARAZIONE: “Ho iniziato comprando una chitarra dopo un concerto dei Nirvana” da legnanowebtv.com

UN ASSAGGIO Silence Of This Town

IL SITO: luca-milani.com

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