Machweo – Leaving Home

GENERE: IDM, Electro, Ambient

PROTAGONISTI: Giorgio Spedicato (chitarre, strumenti reali, percussioni sintetiche, produzione e missaggio), suoni ambientali e campionamenti in collaborazione con Alessandro Zanolli, cantante e chitarrista dei “Dawn To The Clouds” e del progetto solista “The Stand Alone Forever”.

SEGNI PARTICOLARI: Machweo, da Carpi (MO), è alle prese con il suo primo album, dopo aver realizzato due Ep di buona fattura, dai quali ripesca quattro brani che fanno da colonna portante al progetto. L’idea di “fare sul serio”, passando dal dilettarsi in casa, all’incidere dei pezzi per un’etichetta discografica, passa per un avvenimento che ha sconvolto la vita di Giorgio e di molti suoi conterranei: il terremoto in Emilia. Un episodio che ha cambiato l’approccio con la vita di questo ragazzo, dal quale, lo stesso, ha tratto stimoli e ispirazioni che lo hanno portato ad essere un apprezzato produttore e performer. Lo pseudonimo Machweo è la traduzione di “tramonto” in lingua swahili, ed è per Giorgio un evento ricorrente e triste al quale è stato costretto, suo malgrado, ad assistere impotente, in quel difficile momento, a seguito del quale i sentimenti di Giorgio trovano esternazione, e consensi, nella musica e nell’interazione con il proprio computer. E’ un disco che si modella bene a varie situazioni del quotidiano e quindi ad essere fruibile in svariati ambiti.

INGREDIENTI: il modo migliore per avere un approccio positivo con il sound proposto è quello di suonare le tracce nell’ordine indicato dalla tracklist dell’album. In ‘Looonely‘, la voce che si ascolta è quella dell’ufficiale della torretta di controllo della Casa Bianca, che parla all’aereo che porta per la prima volta il presidente John F. Kennedy alla White House, sua futura dimora. L’idea di Machweo è che, in quel momento, Kennedy dovesse sentirsi abbastanza solo, quindi utilizza questa conversazione come intro del disco, in una sorta di “inno alla solitudine”. Una specie di apparente paradosso, in quanto Loonely è l’unico pezzo del disco in cui sono riconoscibili dei dialoghi. Ma dal caos generato dell’elezione a presidente degli Stati Uniti e pur essendo lo stesso Kennedy oggetto di tante attenzioni, Machweo avverte che in JFK sia venuto a manifestarsi questo sentimento e lo fa proprio in questo pezzo di apertura in cui le dinamiche, sia di timbro che di volume sono molto gradevoli. ‘Home‘ è uno di quei pezzi in cui è più facile riconoscere gli strumenti suonati, che sono una chitarra e delle percussioni sintetiche più pesanti rispetto a ‘Looonelyì, quasi un passaggio da un suono di congas a uno di tamburo suonato con un battente. ‘U Stronger‘ e ‘The Bottom Of The Ocean‘ sono due pezzi delicati: il primo appare come una canzone vera e propria, avente un senso compiuto, la seconda, che ha la particolarità di avere i fraseggi di chitarra riarrangiati da Alessandro Zanolli, rispetto a quelli inizialmente proposti da Machweo, che ne esaltano ancor di più le qualità . ‘Chase The Sun‘ è frutto di una collaborazione nata dal web con un fantomatico Smith Comma John. Il suono è ammaliante e ci proietta in una dimensione diversa da quella reale per mezzo dei piatti della batteria che esplodono in un suono 3D. Un pezzo che esce dal coro è ‘The Tribe‘, perché ricorda i generi drum and bass e jungle. E’ un suono che “materializza” la pioggia e che, almeno idealmente, ci cala nella celebrazione di un rito ancestrale e propiziatorio. Il fruscio della pioggia rimane presente per il resto del brano, mentre le sonorità oscure sono rimpiazzate da altre che rasserenano da ombre e inquietanti presenze. ‘The Tribe’ fa anche da apri pista a ‘My Backseat‘ ft. Go Dugong, un piccolo capolavoro. Nel crescendo della sequenza di brani, che Machweo propone, ‘My Backseat’ rappresenta la cima più alta della montagna. E’ il pezzo che induce di più al movimento del proprio corpo, anche se non è un pezzo dance, ma è sicuramente difficile rimanere immobili durante questo ascolto. ‘U sad‘ è un pezzo da ascoltare con attenzione, in special modo, posto com’è, dopo ‘My Backseat’, perché rappresenta un ideale appagamento dei sensi dopo aver provato la sensazione di aver raggiunto un traguardo importante. Nel pezzo ‘Bad Trip On Marijuana‘ il messaggio di Machweo è ben chiaro e tangibile: evitare l’uso di droghe. Il suono synth, che inizialmente avanza con costanza, ad impersonare un bisogno che diviene sempre più forte, viene in seguito “strozzato” e si unisce al pianto di un bambino, nella parte finale del pezzo. Questo a evidenziare come l’utilizzo di certe sostanze, dopo una iniziale euforia, porti inevitabilmente chi ne fa uso alla disperazione e alla rovina.

DENSITA’ DI QUALITA’: i due Ep pubblicati da Machweo, “Sunset” e il successivo “No Way Out”, hanno destano da subito l’interesse degli addetti ai lavori. L’album, “Leaving Home” arrivato a distanza di pochi mesi, era un qualcosa di atteso ed inevitabile. In esso, Machweo racchiude le proprie sperimentazioni e i gusti musicali che lo hanno accompagnato e influenzato in questo periodo. Influenze chiamate field recording, internet culture e l’ascolto, attento, di generi musicali anche diversi da quello proposto, unite alla voglia di viaggiare al fine di conoscere e, soprattutto, di suonare. Le tracce di Leaving Home, ascoltate nell’ordine proposto da Machweo, rappresentano un crescendo di ritmo e coinvolgimento che parte da ‘Looonely‘, per toccare il suo apice in ‘My Backseat‘. In effetti, ‘My Backseat’ è un pezzo di grande potenza. Il finale, lasciato a ‘Bad Trip On Marijuana‘, chiude bene il disco, che è un bel viaggio. In questo album, non sempre impeccabile tecnicamente, è il talento cristallino di un diamante grezzo a emergere. Cosa succederà quando Machweo incontrerà un brillante intagliatore?

VELOCITA’: le undici tracce, per un totale di poco superiore ai 45 minuti, conducono a spazi intimi dell’immaginario di ognuno di noi ancora inesplorati, in un viaggio che può essere ben più lungo del tempo reale passato a suonarlo nel proprio lettore.

CURIOSITA’: in un sogno di Giorgio, un tramonto è seguito da un’alba, come in un giorno senza fine. Essendo, lo stesso Giorgio, amante delle sonorità tribali, opta per questo nome d’arte in lingua shahili congeniale alle sue idee e tendenze. A questa idea di luce continua e ininterrotta si è contrapposta una immagine di Machweo che, in alcuni live show che lo hanno visto protagonista agli esordi è apparso, per scelta, con il volto coperto e con un ciuffo biondo in vista a farne da firma. Attualmente, Machweo ha scelto la via della trasparenza e suona senza nascondersi. Guardando la copertina dell’album dall’esterno, verso l’interno, azzardando una metafora, si potrebbe dire che Machweo abbia cercato la quadratura del cerchio, cioè una soluzione perfetta, quanto improbabile, per mettere le proprie idee in musica. Essendo, come sappiamo, il problema matematico impossibile da risolvere, Machweo ha, probabilmente, pensato di poter raggiungere il proprio obiettivo con un espediente: inscrivere la circonferenza. Infatti, guardando la parte interna dell’illustrazione, si nota un gioco di poligoni inscritti. Non è dato di sapere quanto voluto, ma piace pensare che sia una dichiarazione di umiltà su come, a volte, con l’astuzia e un po’ di ingegno si possa arrivare a raggiungere i propri obiettivi senza il bisogno di ricorrere a costosi, quanto inutili, trucchi tecnologici da quattro soldi. E’ disponibile, ad un costo irrisorio, una versione dell’album avente una registrazione di qualità superiore in cui i suoni, godendo di una maggior gamma dinamica, appaiono ancor più reali.

LA DICHIARAZIONE: “Sto cercando di migliorarmi molto sotto l’aspetto live show. In pratica, cerco di suonare moltissime percussioni nei miei pezzi grazie a dei pad e suono sempre strutture improvvisate. E’ la cosa più personale che posso dare ai miei pezzi dal vivo, oltre che riarrangiarli integralmente. E’ il valore aggiunto che un produttore può dare ai suoi pezzi nei live, se non ha una band dietro.” esclusiva indie-roccia.it

UN ASSAGGIO My Backseat ft. Go Dugong

IL SITO: facebook.com/Machweo

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