I Cani – Aurora

GENERE: cantautorato, alt-pop, synth-pop

PROTAGONISTI: Scritto, suonato, arrangiato e cantato da Niccolò Contessa

SEGNI PARTICOLARI: Terzo album in studio per la one-man band romana. Aurora giunge a due anni da Glamour e a sei dal Sorprendente album d’esordio de I Cani, veri e propri “casi” all’interno della scena indie italiana.

INGREDIENTI: Disco che, in relazione alla natura e alla composizione dei suoni, mette definitivamente da parte un approccio in stile “band”, ovvero più rock e con l’ausilio di strumenti “veri”, per approdare definitivamente ad una elaborazione più solitaria, sintetica ed introspettiva. Quindi tanti suoni sintetici ed elettronici, con il massiccio uso di tastiere e synth. Ma con la voce sempre fresca, pulita, chiara, in primo piano. Il tutto conduce ad una esperienza sonora meno viscerale ed istintiva, che guarda con interesse alla contemplazione ed alla dilatazione di tempi e suoni. Sicuramente, tranne che per un paio di canzoni, non è un disco che in sede live potrebbe generare il ritmo e l’elettricità dei precedenti.

DENSITA’ DI QUALITA’: Riprendendo la fine del paragrafo precedente, la non immediatezza di buona parte della tracklist e i bpm meno frenetici rispetto al solito, non significano assolutamente che il disco sia meno bello e poco empatico con l’ascoltatore, solo perchè i temi affrontati non sono necessariamente legati a questioni di spicciola quotidianeità. Del resto ci sono tanti unplugged belli quanto le loro controparti elettriche! Si, forse questo Aurora suona un pò come il disco unplugged de I Cani, dove al posto delle chitarre acustiche e la batteria ci sono i synth e le tastiere. Ed è bello, perchè Niccolò ha reso ancora più credibile il proprio sguardo profondo (Il posto più freddo), disilluso (Una cosa stupida), triste (Calabi-Yau) ed ironico (Questa nostro grande d’amore, un gioiello) sulle persone e sulle cose. Nonostante un paio di cali, irrimediabilmente collegati ad una strizzatina d’occhio alla platea (Non finirà, Baby soldato), che al tirar delle somme sono fisiologici in ogni disco scritto da un comune mortale che non sia Thom Yorke, Aurora pone in risalto con grande efficacia l’aspetto autoriale del progetto, evolutosi in tempi brevi (per fortuna) da street-rock post adolescenziale ad un alt-pop maturo e sincero, condito dalla giusta dose di ricerca e sperimentazione.

VELOCITA’: Non esagerata

IL TESTO:Quindi basta cercare la notte su google, il mio nome, io non voglio più guardare dentro di me, non c’è niente di niente, miliardi di mondi esistono ancora miliardi di vite per fallire ancora” da Calabi-Yau

LA DICHIARAZIONE: I Cani sono un progetto che suscitano sia amore che odio, secondo te a cosa è dovuto? “Molti progetti come “Le Luci della centrale elettrica”, gli “Offlaga Disco Pax” o come “Lo stato sociale” hanno suscitato reazioni altrettanto corporalizzate. Ma ho notato che con il tempo le reazioni nei confronti di questi gruppi si sono normalizzate e sta succedendo anche per I Cani. Credo che chi ascolta musica indipendente in italia sia molto conservatore e molto identitaria, cioè non ascolta la musica solo perché gli piace, ma perché ha bisogno di identificarsi in un stile alternativo, non mainstream. Quando qualcosa ha successo troppo velocemente si formano dinamiche particolari. E’ una cosa inevitabile di chi è soggetto da subito a molta attenzione. In Inghilterra invece vivono di hype e si creano delle bolle speculative, in cui molte band hanno già le copertine prima di fare il disco” da INKORSIVO.COM

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