His Clancyness – Isolation Culture

GENERE: Indie Pop

PROTAGONISTI: Jonathan Clancy, Jacopo Borazzo, Giulia Mazza + Nico Pasquini.

SEGNI PARTICOLARI: seconda uscita per il gruppo  nato come side project del cantante e chitarrista Jonathan Clancy (A classic education, Settlefish) dopo l’esordio su lunga distanza di Vicious uscito tre anni fa. Per stessa ammissione di Jonathan ormai la band non è solo una sua creatura in senso stretto ma è una solida formazione composta da quattro musicisti ugualmente importanti. A differenza dell’esordio avvenuto per Fat Cat records questo album esce per la Maple Death Records ed è stato registrato tra Bologna, Leeds e Bristol.

INGREDIENTI: fin dai primi EP la direzione del sound del gruppo non è mai stata uniforme: al lo-fi degli inizi si è aggiunto il dream-pop e una attitudine per un suono meno dissonato il che ha permesso loro di intraprendere strade diverse tra loro. Con questo lavoro non si dimostrano meno eclettici spaziando tra i diversi stili senza particolare fatica.

DENSITÀ DI QUALITÀ: la voce, spesso distorta, sdoppiata e volutamente in secondo piano, messa al servizio delle sonorità dei brani riesce a creare un’aura solfurea caratterizza diversi pezzi. L’iniziale Uranium, la più elettrica Dreams building dreams o il il pop distorto di Nausea sono dei chiari esempi. Dall’altro lato troviamo le tracce votate al “dream” come Watch me fall, la più incalzante Pale fear, primo singolo dell’album, l’ottima Isolation Culture e la trascinante Xerox Mode le quali giocano sugli improvvisi cambi di direzione sonora, permettendo delle aperture melodiche d’effetto. Frammenti di The Feelies, Pere Ubu, Talking Heads sono sparsi dovunque, basta ascoltare Impulse, sorta di summa delle diverse influenze no-wave/lo-fi e dream pop del gruppo. La conclusiva Only one con il suo testo minimale e la lunga e martellante coda sonora chiude un lavoro sicuramente di livello eccellente e sicuramente unico nel panorama italiano.

VELOCITÀ: variabile da brano a brano

IL TESTO: ” Let my fingers be my feet, I follow him around town/ Let me linger on the street /Isolate me culture / Culture Isolate Me / Isolate me culture / More than anything I own “, da ‘Isolation Culture’.

LA DICHIARAZIONE:  “Il disco è più asciutto che in passato: non tutto viene da me, ogni parte, ogni contributo è essenziale per la canzone, senza mille stratificazioni diverse” Dall’intervista a Radio Città del Capo

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