Gazebo Penguins – Raudo

GENERE: punk-rock

PROTAGONISTI: Andrea Sologni (Sollo): voce, basso; Gabriele Malavasi (Capra): voce, chitarra; Pietro Cottafavi (Petev): batteria.

SEGNI PARTICOLARI: l’attesa è finita. I Gazebo Penguins tornano con un album nuovo di zecca composto da 10 pezzi e registrato a Marzo 2013 nello studio di Sollo, l’Igloo Audio Factory a Correggio, città  dove la band è nata e cresciuta. La politica per la distribuzione del disco è sempre la stessa: via di free download e tanta bella musica per tutti.

INGREDIENTI: gli ingredienti di Raudo non sono poi tanto diversi da quelli di Legna. Ci sono sempre i chitarroni, ci sono i “fischi” e i suoni sporchi, ci sono le strofe da urlare a squarciagola mentre sei sotto la doccia e ci sono anche le mille emozioni che questi trentenni (o poco più) sanno tirar fuori da una generazione “con tanto tempo da perdere e zero soldi da spendere”. La differenza sostanziale che però contraddistingue Raudo dal precedente lavoro è anzitutto la qualità  dei suoni, da cui spicca una produzione quasi impeccabile alle spalle. Il linguaggio invece rimane quello di Legna, fatto di frasi concise, semplici e legate alla quotidianità . Ma anche qui qualcosa cambia: non si parla più di perdere il tram o del micio a cui ti affezioni, ma si allude a temi più seri, ad una realtà  italiana che difficilmente si riesce a negare. Ecco, questo “altro” è ciò che i Gazebi, questa volta in modo più incisivo rispetto al passato, lasciano all’ascoltatore.

DENSITA\’ DI QUALITA\’: la prima volta che ho messo su Raudo mi sono posto subito una domanda: riuscirà  questo disco a far meglio di quanto già  fatto dal sorprendente Legna? Beh la risposta è “sentimentalmente” sì. Raudo è un disco che ti rimane dentro, non tanto per l’incazzatura dei suoni o dei testi, ma piuttosto per la malinconia e la tenerezza che riesce a suscitarti. Pezzi come ‘Finito il caffè‘, primo singolo estratto dal disco, ‘Difetto‘ e ‘Casa dei miei‘ ti entrano dentro e riescono a farti male semplicemente per il loro straordinario realismo. Fanno ancora più male ‘Trasloco‘, ‘Mio Nonno‘ e ‘Correggio‘, a mio avviso il pezzo più riuscito e nostalgico di tutto l’album. Quindi qui si parla di sentimenti, al di là  del giusto e dello sbagliato, dell’Italia che deve cambiare o meno. Forse quel “tanto tempo da perdere” descrive bene l’Italia di oggi, è vero. Ma alla fine perché questa constatazione ci deve per forza condurre a fredde analisi, con tanto di lamentele annesse, sul paese in cui viviamo? Non è forse anche questo un tempo perso quando rimane fine a se stesso? Ed è proprio tale aspetto che apprezzo di questa band italiana: il portare avanti una descrizione di ciò che siamo senza ogni volta dover analizzare e categorizzare ogni aspetto all’interno di caselle spesso prive di senso chiamate “giusto” e “sbagliato”. Descrivere ciò che siamo e ciò che proviamo non è da tutti e anche questa volta Sollo e compagnia bella ci sono riusciti alla grande.

VELOCITA\’: si consuma velocemente ma con intensità  come la miccia di un RAUDO.

IL TESTO: “Mio nonno da quasi settant’anni / è stato in minoranza e sta benissimo / (ritornello da cantare a squarciagola) Ricominciare a guardare di più la tv / e cantare che abbiamo perso” da ‘Mio Nonno‘.

LA DICHIARAZIONE: “Siamo coscienti che non siamo più dei pischelli. Che non abbiamo fatto un disco per farlo sentire solo agli amici. Che ci abbiamo investito tanto, sia di soldi che di tempo, e anche di tempo futuro, nel senso che ci siamo resi disponibili per suonare il più possibile (e dal giorno dopo che esce il disco suoneremo tutte le settimane per almeno due mesi). Ed è una fortuna che ci siano tante persone che ci chiamino a suonare un po’ come un appuntamento al buio, nel senso che tutte quelle date sono state fissate quando ancora il disco non l’avevamo registrato. Faccia che ride.”¨Siamo anche coscienti che certe cose cambiano, del tipo che 10 anni fa eravamo noi a chiedere ad alcuni gruppi di poter aprire ai loro concerti (o meglio: chiedevamo ai locali di poter aprire a certi gruppi), mentre adesso ci arriva ogni due giorni una richiesta su fb dove un gruppo che non conosciamo ci chiede di poter suonare prima di noi da qualche parte. Insomma: è strano, è tuttora strano. È anche bello per certi versi, ma non tanto quanto se fosse successo 10 anni fa.” tratto da una recente intervista di DLSO a Capra.

UN ASSAGGIO E\’ finito il caffè

IL SITO: gazebopenguins.com/raudo

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