FREE DOWNLOAD: Gli Ultimi Cosmonauti – Emily

Il progetto Gli Ultimi Cosmonauti è condotto principalmente da Giuseppe Guidotti, tastierista degli Evacalls. L’idea è quella di riunire al suo interno artisti provenienti da varie band con lo scopo di scrivere musica originale. Non un side project, quindi, né una compilation. Oggi viene viene offerto su diversi siti il free download del primo EP, Sputnik1, e sono già in lavorazione i remix e Sputnik2, secondo demo di altri 4 pezzi, previsto per inizio 2016. Al momento, nel progetto ci sono musicisti e cantanti di News For Lulu, Kaufman, The Afterglow, The Grace, Helsinki, Victoria Station Disorder e Ongaku Motel. Questo EP è coprodotto da Simone Sproccati di Crono Sound Factory.

Ognuno dei 4 brani dell’EP è in free download su un sito diverso. Noi siamo lieti di ospitare la possibilità di scaricare Emily. Per accompagnare questa iniziativa, ognuno di noi ha anche fatto 4 domande a propria scelta per un’intervista doppia sia a Guidotti che all’ospite della canzone presentata, che nel nostro caso è Lorenzo Lombardi (Kaufman).

Ecco qui sotto lo scambio di domande e risposte e in fondo troverete lo streaming con la possibilità di scaricare il brano.

Il brano che presentiamo qui si caratterizza per un continuo incrocio di giri di pianoforte e di chitarra. Com’è nato questo aspetto ella canzone? Avete provato a improvvisare in studio finché non è uscito qualcosa che vi è piaciuto o vi siete preparati prima?
G: Questo brano come tutti gli altri nasce da un mio demo, in questo caso fortemente incentrato intorno al piano. Cosa per altro particolare per le mie produzioni. Ho fatto sentire il pezzo a Lorenzo che ne è rimasto subito entusiasta. Ci siamo rimbalzati un paio di versioni, ma veramente poche. C’è stato subito feeling su dove volevamo portare il pezzo ma il tutto è stato fatto in totale autonomia, così come per gli altri brani del progetto. In studio poi ci ha messo del suo anche Simone Sproccati aggiungendo alla chitarra di Lorenzo un’altra chitarra.
L: Il brano è nato a distanza. E questa modalità può essere bellissima se ci pensi. Molto riflessiva. Un’unione di solitudini. Gido scrive una parte, io l’altra. Poi ovviamente c’è una costruzione finale in studio. Ma l’ossatura è un dialogo attraverso le linee veloci del’adsl.

Dal testo, invece, mi sembra che il messaggio sia che spesso abbiamo bisogno di qualcuno o qualcosa che ci stimoli dall’esterno per prendere il coraggio di fare certe cose. Ho capito bene?
G: Sul testo io non ho praticamente messo becco se non un paio di dritte, ma la totalità del lavoro l’ha fatta Lorenzo. Anche in questo caso è stato tutto spontaneo e sorprendente. Appeno ho sentito le parole me ne sono subito innamorato. Ho chiamato Lorenzo perché ho veramente consumato il suo ultimo lavoro con i Kaufman. Posso raccontare questo piccolo aneddoto, quando anche io gli ho chiesto alcune spiegazioni sul testo, lui mi ha ammesso di essere un piccolo tributo alle Tempeste che abbiamo entrambi amato, lui come autore, io come fan sfegatato. Una sorta di chiusura del cerchio, al di fuori del cerchio. Che se vuoi è una cosa stupenda.
L: In parte è proprio così. Ma è anche la descrizione del momento più rivoluzionario e potente che ci dato provare, cioè l’innamoramento. E’ come se alla luce di quel perdersi gli schemi tradizionali giusto/sbagliato , morale/amorale , legale/illegale venissero improvvisamente meno. E così emergesse in modo urgente e definitivo la banalità di un mondo relegato in schemi borghesi ( in un’accezione rivisitata e contemporanea del termine). Di qui il disagio, il desiderio di evasione, di distruzione , di purificazione perfino. Se non si è capaci di distruggere come si può essere in grado di ricostruire? E quindi , nello specifico,il perdersi nel sentimento con Emily che è diversa ( il nome è quello di una fanciulla sposa zombie di Tim Burton) risveglia da torpore dei vivi e muove a quel senso di cambiamento che sento stiamo lasciando troppo alle spalle.

L’idea del progetto mi piace molto perché secondo me la voglia di collaborare dà molta più positività a tutto l’ambiente musicale e in Italia questa cosa è un po’ mancata, ma ora mi sembra che si stia andando nella giusta direzione. Ditemi quello che volete su questo argomento.
G: Io cerco sempre di scrollarmi da dosso il più possibile le attenzioni di questo progetto. L’unica cosa che sento appartenermi molto è proprio questa, lo spirito collaborativo. Per me la musica è questo. Collaborare, sporcarsi, influenzarsi e influenzare, mischiarsi e creare ibridi. Io personalmente ho imparato moltissimo da questa esperienza e ne esco migliorato. È una cosa che consiglio a chiunque. Ti apre la mente anche a livello creativo. Rubi e impari da ognuno il suo stile il suo metodo e lo mischi al tuo. La cosa bella è stata proprio trovare persone che la pensassero così. Tutti i cosmonauti non ci hanno pensato due volte una volta fatta loro la proposta. Ma non solo, nessuno ha mai messo un paletto o creata una difficoltà. Per esperienza posso dirti che quando suoni in una band spesso è un continuo bisticciare su ogni piccolo particolare. È normale sia così. In questo caso invece c’era solo della gran voglia di lasciarsi andare e fare le cose fatte bene. Un gruppo di lavoro del genere è qualcosa di unico. Se non fosse stato così difficilmente saremmo giunti a capo d’altra parte non è facile far stare così tanti individui e individualità in solo 4 pezzi.
L: La bellezza del mondo indie proprio questa libertà dagli schemi. Ci siamo conosciuti e piaciuti e lavoriamo insieme. Ovviamente questo apre le prospettive, le idee, i modi di lavoro.

Nel comunicato di presentazione non si fa menzione sul genere che avranno le canzoni, pensate che si rimarrà in ambito pop come per questo brano o, anche qui, non c’è niente di deciso e si darà spazio all’estro?
L: Questo, credo proprio tu debba chiederlo a Gido.
G: Io sono un fervente sostenitore e fan del Pop perché ti permette di fare un po’ quello che vuoi. In Italia si ha una versione distorta e molto miope. Dici che fai pop e ti guardano storto. Io onestamente non sopporto le restrizioni di genere, proprio non le tollero. Se ho voglia di scivere un pezzo dance lo scrivo, se ho voglia di scrivere una ballad lo faccio, perché dovrei limitarmi? Non ha senso. Poi ovvio, questo è un caso particolare in cui questa cosa è portata all’estremo ma se avessi avuto 20 pezzi tutti più o meno riconducibili allo stesso genere avrei messo su una band. Il bello di questo progetto è che posso scegliere di coinvolgere persone diverse a seconda dello stile del brano. Il mio augurio è quello di coinvolgere sempre più artisti e di diversificare sempre di più la produzione, il filo conduttore è sempre quello di scrivere delle bellissime canzoni pop 😉

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