Interview – Krank

Già fondatore dei Drunken Butterfly, Lorenzo Castiglioni debutta questo novembre sotto il nome di KRANK con un ep omonimo (potete leggere la recensione nella nostra rubrica degli ep del mese di novembre). Il suo progetto solista ci ha davvero colpiti, così lo abbiamo contattato via mail per saperne di più.

Da quanto tempo stavi pensando a questo progetto? E quanto tempo c’è voluto a realizzarlo?

Ci stavo pensando da molto tempo, non credo di essere un virtuoso di nessuno strumento in particolare né un cantante particolarmente dotato ma so comporre in autonomia e so utilizzare tutta la strumentazione necessaria per creare un disco, per cui diciamo che l’idea mi è sempre un po’ ronzata in testa. Poi però c’era la mancanza di tempo, legata anche al fatto che le mie energie erano totalmente concentrate sui Drunken Butterfly e io sono uno che quando si dedica ad una cosa lo fa in maniera piuttosto esclusiva e viscerale, mi risulta difficile portare avanti più progetti complessi contemporaneamente. È anche vero, però, che con il passare del tempo mi sono trovato ad avere una cartella sul pc con tantissimi appunti musicali, alcuni più compiuti altri meno, tantissime idee dalle quali poter estrapolare qualcosa da far divenire un mio progetto solista. Dal momento in cui ho preso consapevolezza di questo aspetto e ho deciso di intraprendere questo nuovo percorso le cose si sono sviluppate molto velocemente, nel giro di qualche mese ho chiuso una quindicina di canzoni.

KRANK sembra uno sfogo personale, il risultato una rabbia repressa destinata ad esplodere. Una visione cinica della società in generale e dell’uomo in particolare. Hai una visione pessimista dei tempi che stiamo vivendo?

Purtroppo sì, la mia natura difficilmente mi fa notare il bicchiere mezzo pieno anche se poi credo di essere una persona che lotta per i propri affetti e per le cose in cui crede. Diciamo che più che pessimismo di tratta di mancanza di fiducia nell’essere umano e nel futuro che si sta prospettando. A mio avviso il capitalismo sfrenato, che è stato il protagonista assoluto negli ultimi decenni nella parte occidentale del mondo, ha scatenato due fenomeni estremamente preoccupanti: da un lato il flusso migratorio di disperati che fuggono da terre che noi stessi abbiamo depredato e distrutto e che assolutamente non riusciamo a gestire, dall’altro l’intensificarsi del terrorismo basato sull’odio di tutto quello che noi rappresentiamo, che ha ormai reso potenzialmente pericoloso qualunque luogo della terra che possiamo frequentare. Oltre a questo, francamente, non ne posso più della superficialità delle persone che molto spesso coincide con vera e propria imbecillità.

I testi dell’EP disegnano una società in declino: il terrorismo e le debolezze dell’occidente (Bunker), l’individualismo dell’uomo (“cosa mi importa degli altri? Dell’amore di una madre?…Mi libero della speranza e mi apro alla dolce indifferenza del mondo” – L’esecuzione). Credi che siano due elementi collegati? L’essere umano sarebbe diverso se la società lo fosse altrettanto?

Beh la società è fatta dalle persone e se le persone in occidente non fossero state così avide non sarebbe nato il capitalismo per cui mi sento dire che i due elementi non soltanto sono collegati ma sono uno conseguenza dell’altro. Tu saresti diversa se vivessi in Africa oppure al Circolo Polare Artico? A mio avviso anche la televisione ha giocato un ruolo fondamentale in questi ultimi anni, ci hanno fatto credere che la società dei consumi e dell’apparire sia quella giusta, la più auspicabile, hanno svuotato completamente il concetto di cultura. In Italia vengono considerate importanti le persone che partecipano al Grande Fratello e artisti quelli che gareggiano ai talent. Al cinema sbancano ancora il botteghino i film di Natale di Massimo Boldi. Quelli che la pensano diversamente, come possiamo essere tu ed io, rappresentano una goccia nel mare e tutto questo mi mette addosso una tristezza infinita.

Anche nei Drunken Butterfly, i testi trattano tematiche sociali o comunque esistenziali. Eppure, questo nuovo progetto poteva essere un’occasione per trattare altri argomenti…

Secondo il mio punto di vista l’artista, in qualunque ambito, deve parlare della vita reale, della società che sta vivendo, se vogliamo deve essere una sorta di interprete dei suoi tempi, altrimenti non parliamo di arte ma di semplice intrattenimento. Per quanto concerne i testi mi risulta abbastanza normale parlare di ciò che mi circonda, di quello che vedo e ascolto ogni giorno, delle sensazioni che sono generate dal fatto che vivo in Italia negli anni duemila. È evidente che se avessi vissuto in un altro periodo storico e in un altro contesto avrei parlato di altre cose. Tutti i più grandi hanno cantato e cantano del proprio tempo, eccezione fatta per l’amore che è un tema universale e atemporale, e fondamentalmente anche io aspiro a farlo nel migliore dei modi possibile.

Le sonorità dell’EP sono abbastanza vicine a quelle dei Drunken Butterfly. Credo che sia abbastanza diverso immaginare e creare dei pezzi da solo, e fare la stessa cosa all’interno di un gruppo, avendo la possibilità di confrontarsi con altre persone. Cosa ne pensi?

Quello che dici è vero in parte, un brano come l’Onda non sarei riuscito a farlo passare con i Drunken in quanto considerato, probabilmente, troppo lento e minimale. Al tempo stesso, però, io sono quello che contribuisce di più a livello compositivo nel gruppo per cui sì le sonorità sono simili ma ci sono delle differenze sostanziali tra le due sigle: Krank è più un progetto a trecentosessanta gradi, un qualcosa dove non c’è limite e dove posso esprimere me stesso in qualunque modo io desideri. Nel gruppo inevitabilmente devi accettare l’idea del compromesso, qualunque cosa tu abbia pensato devi mettere in conto che una volta realizzata non sarà quasi mai completamente come la volevi. Non lo dico come un aspetto necessariamente negativo piuttosto come un dato di fatto, il confronto può essere estremamente costruttivo se trovi una strada comune così come può essere altrettanto stancante e inconcludente se non si viaggia sulla stessa lunghezza d’onda.

Qual è il futuro di KRANK? Hai intenzione di portare avanti questo progetto? Live in programma? Possiamo sperare in un prossimo EP o in un disco?

Intanto considero già un grande risultato ed una bellissima soddisfazione personale essere riuscito a mettere in piedi questa nuova creatura. Sto avendo dei buonissimi riscontri sia da parte della stampa specializzata che da tutti quelli che stanno ascoltando il disco e questo mi riempie di orgoglio, per prima cosa perché stavolta ho fatto tutto completamente da solo quindi in un certo senso i riconoscimenti valgono doppio, poi perché fino a qualche mese fa non avevo ancora neanche deciso il nome Krank. In questi ultimi mesi ho lavorato molto in sala prove e ho messo in piedi un live che gestirò completamente da solo, vorrei ricominciare a suonare il più possibile in giro, questo è un aspetto che mi manca molto visto che nell’ultimo anno abbiamo fatto pochi concerti con i Drunken, proprio perché volevamo dedicarci a qualcosa di diverso. Infine ho pronte molte canzoni inedite che non so ancora bene come pubblicare e quando. Questo è un viaggio iniziato da poco e ancora tutto in itinere, l’unica cosa che so per certo è che sentirete parlare ancora di Krank. 

Grazie e in bocca al lupo per tutto!

Crepi il lupo e grazie mille per l’interessamento e per avermi ospitato su questo spazio.

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