Fast Animals And Slow Kids @ Alcatraz, Milano

Per l’ultima data dell’interminabile tour di Alaska, i Fast Animals And Slow Kids avevano davvero pensato le cose in grande, ovvero hanno preso la location più grande possibile per le loro dimensioni e hanno tenuto il prezzo più basso possibile per creare una festa indimenticabile. La missione è riuscita perfettamente e questa serata ha rappresentato la pagina più importante nella storia di una band che a questo punto può sentirsi libera di non porsi più alcun limite dal punto di vista del successo. A un certo punto, Aimone ha detto che “questa cosa dell’Alcatraz pieno e della nostra musica suonata qui sul palco capita una volta nella vita”, ma vista l’eccellente riuscita della serata, è facile immaginare che questa sia stata, invece, la prima di tante volte.

Dopo il piacevole aperitivo delle due band di supporto, gli Aim e i Minnie’s, alle 23.10 il quartetto perugino con l’ospite d’eccezione Nicola Manzan sale sul palco e l’entusiasmo in sala è già alle stelle. “Salve a tutti, siamo i Fast Animals And Slow Kids e veniamo da Perugia”, la ormai mitica frase talismano, introduce una partenza a dir poco incendiaria. Ci sono diverse teorie su come ogni band debba giocarsi i propri jolly all’interno della setlist e i FASK mostrano chiaramente di seguire quella per cui se si sparano subito tre bombe all’inizio, il pubblico è conquistato e poi si può fare quello che si vuole. Ecco quindi Calci In Faccia, Il Mare Davanti e Combattere Per L’Incertezza, con il primo coro collettivo “non – avrò – maipiù – pauraaaaaa” che fa tremare l’Alcatraz e mette subito tutto in discesa per la band. Aimone è il solito consumato domatore di folle, e il suo bello è che suona davvero sincero quando dice le cose e quando sprona il pubblico a aiutarli; quando annuncia candidamente che “dalla prima nota che abbiamo suonato stasera fino all’ultima che suoneremo ci cagheremo addosso” riceve un abbraccio collettivo dalla platea particolarmente caloroso. Stasera, infatti, non ci sono neofiti della band, ma c’è tutta la gente che li ha visti crescere nel corso degli anni e che si è radunata qui per rendere il giusto omaggio a quattro ragazzi che hanno creduto in se stessi e ce la stanno facendo. Conosciamo tutti bene, quindi, il vissuto che sta dietro quelle semplici parole e per questo ci facciamo sentire più forte che mai.

I ragazzi si meritano questa risposta di pubblico non solo per il loro passato, ma anche per questa performance specifica. Si sa che sono una macchina da live, ma stasera c’è qualcosa in più, c’è la stessa capacità di un campione dello sport che quando arriva a giocarsi la prima opportunità davvero importante, tira fuori il meglio di sé perché ce l’ha dentro. Si viaggia, quindi, dritti come un fuso, potenti come un terremoto e precisi come un orologio svizzero, con la scaletta che ha caratterizzato questo tour, fatta di tante canzoni dell’ultimo disco e qualche episodio tratto dall’album precedente. Impossibile isolare un momento che sia piaciuto più degli altri: la botta è unica e costante e la gente la assorbe per poi far rimbalzare l’energia ricevuta, rilanciandola più intensa di prima nuovamente verso la band.

Il finale è pirotecnico: prima di A Cosa Ci Serve, Aimone si lancia in una lunga e doverosa serie di ringraziamenti e non riesce a trattenere le lacrime di commozione, poi la band torna a suonare, micidiale come sempre, e a un certo punto al frontman viene in mente di fare crowdsurfing fino al bar, bersi una birra in piedi sul bancone e tornare sul palco sempre in crowdsurfing. È un momento particolarmente emozionante, è il segnale definitivo, se mai ce ne fosse stato bisogno, che da qui non si torna e che questa serata non è un punto d’arrivo per i FASK, ma di partenza. Si finisce con Come Reagire Al Presente e i cori del pubblico sono particolarmente energici.

Chi c’era stasera ha assistito a un momento che, fatte le debite contestualizzazioni, non è azzardato definire storico. Perché di band che partono dal niente e credono in se stesse a tal punto da dedidcare la propria vita a fare dischi e a suonare in ogni posto possibile e immaginabile ce ne sono diverse, ma l’Olimpo del rock italiano è riservato a pochi. I FASK da stasera sono ufficialmente nell’elite, e questa posizione se la sono meritata tutta.

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